Roberto Gualtieri: al ministero dell’Economia si parla di finanza etica

Almeno è quello che farebbe sperare l'intervento del neoministro a un incontro organizzato da Banca Etica. Aveva parlato di riforme per una finanza sostenibile

Roberto Gualtieri ministro dell'Economia dal 5 settembre 2019

La separazione tra banche commerciali e banche di investimento, la tassa sulle transazioni finanziarie e più in generale la regolamentazione dei mercati finanziari, la finanza etica, la sostenibilità ambientale e sociale delle attività economiche. Sono temi di cui Valori.it si occupa quotidianamente, “normali” per chi, come noi, si interessa a un economia e a una finanza che abbiano al centro l’uomo, l’ambiente, l’equità. Ma raramente, forse mai, se ne è sentito parlare da un nostro ministro. E invece, ecco una bella sorpresa.

Nel governo Conte Bis compare un nome che la finanza etica pare conoscerla bene. Da tempo si confronta con Banca Etica e nei 10 anni all’Europarlamento ha cercato di aggiustare alcune storture del sistema finanziario ed economico.

Parliamo di Roberto Gualtieri, il nuovo ministro dell’Economia. Cinquantatrè anni, romano, professore di Storia contemporanea alla Sapienza, europarlamentare del Pd dal 2009 nonché presidente della commissione Problemi economici e monetari dell’Europarlamento.

Lo scorso 20 maggio ha partecipato a Roma a un dibattito organizzato da Banca Etica, dal titolo “Cambiamo la finanza per cambiare l’Europa”. Un confronto con gli allora candidati al Parlamento Europeo sull’appello lanciato dalla banca, in collaborazione con le reti europee della finanza sostenibile Gabv, Febea e Finance Watch, intitolato proprio “Cambiamo la finanza per cambiare l’Europa”.

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“Eticizzare” la finanza

Nel suo intervento il neoministro Gualtieri, nell’elencare le proprie priorità politiche, parla di finanza etica, di riforma dei mercati finanziari, di sostenibilità ambientale e sociale in economia.

Usa il termine “eticizzare” la finanza, per indicare la necessità di regolamentare il sistema finanziario, «così drammaticamente deregolamentato negli 20 ultimi anni», dice Gualtieri. E descrive i risultati ottenuti mentre era all’Europarlamento, come l’introduzione di requisiti patrimoniali più solidi. Ma anche quelli «non soddisfacenti». Come la separazione tra banche commerciali e finanziarie. «Purtroppo non siamo riusciti a trovare una maggioranza all’Europarlamento».

Parla della necessità di nuove regole nel sistema finanziario che introducano gli incentivi giusti, «riducendo il primato del breve termine nella remunerazione degli azionisti – spiega Gualtieri – un problema che non riguarda solo la finanza ma anche la stessa capacità dell’economia di produrre investimenti, favorendo un sistema di incentivi positivi che aiutino l’economia reale».

Sostenibilità ambientale e sociale

Nel suo intervento il ministro Gualtieri cita come elemento fondamentale per l’economia e la finanza «la questione della sostenibilità», precisando che debba essere intesa come sostenibilità ambientale, ma anche sociale e di governance: «la cornice entro cui definire i criteri di canalizzazione positiva del risparmio».

«Ma sulla questione della tassonomia delle attività economiche sostenibili (definita dalla Commissione europea, ndr) serve una maggiore precisione, per evitare che tutto si riduca a una sorta di nuova etichetta sul business as usual. Questo è un rischio concreto, su cui la nostra attenzione è molto forte».

Trasformare il modello di sviluppo

Un intervento, quello del neo ministro dell’Economia, che fa ben sperare per chi crede che l’unica via sia un’economia diversa. Oltre ai singoli provvedimenti elencati, parla della necessità di una riforma del modello economico, e non solo.

«Il punto di partenza attorno al quale deve ruotare tutto è la grande questione di una trasformazione del modello di sviluppo», diceva Gualtieri.

«I concetti di sostenibilità ambientale e sociale devono essere concepiti in questo modo. Tenendo sempre a mente i i 17 obiettivi delle Nazioni Unite, attorno a cui devono essere armonizzate tutte le attività politiche europee». E italiane, aggiungiamo noi.