Il segretario generale dell’Ocse accusato di aver fatto affari in segreto col governo australiano
Alcuni documenti dimostrerebbero il coinvolgimento nello scandalo di Mathias Cormann, segretario generale Ocse e «socio occulto» dell’ex Ceo di PwC
Ci sarebbe anche Mathias Cormann, ex ministro delle Finanze australiane nonché attuale segretario generale dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), nello scandalo che ha coinvolto il governo australiano e le più importanti società di revisione contabile. Tra cui la britannica PwC. Lo sostiene il sito di giornalismo investigativo australiano The Klaxon, che ha pubblicato una serie di documenti da cui si evincerebbe come Cormann sia stato per anni un «socio segreto» nell’azienda privata dell’ex Ceo di PwC.
Secondo le carte infatti l’ex ministro, una volta conclusa la sua esperienza governativa, sarebbe diventato un socio occulto di Sayers Group, la società privata di Luke Sayers. Ex Ceo di PwC negli anni dello scandalo, che si era dimesso proprio a seguito della scoperta di favori governativi. In questi ultimi anni, Cormann e Sayers si sarebbero divisi gli oltre 10 milioni di dollari australiani (circa 6 milioni di euro) che il governo australiano ha versato a Sayers Group per varie consulenze.
Lo scandalo fiscale di PwC
PwC (PricewaterhouseCoopers International Limited) è una multinazionale britannica di servizi professionali, il cui fatturato nel 2023 ha superato i 53 miliardi di dollari. Si occupa di fornire consulenza fiscale e contabile a imprese e governi. È una delle Big Four, le quattro società di revisione contabile che si spartiscono il mercato mondiale, insieme a Ernst & Young, KPMG e Deloitte. Qualche anno fa la società è finita nella bufera, dopo la pubblicazione di e-mail che dimostravano che aveva utilizzato informazioni riservate sulle politiche fiscali del governo australiano per ottenere nuovi contratti. Ora c’è un procedimento aperto.
Il caso PwC si inserisce nel più ampio contesto delle privatizzazioni selvagge messe in atto dal governo australiano. Soprattutto negli ultimi dieci anni (2013-2022) con l’esecutivo di coalizione dei due partiti di destra. Quello liberale e quello nazionalista. In questi anni, le spese del governo federale australiano per i contratti con le Big Four sono infatti aumentate di quasi venti volte. Se nel 2013 le spese governative per contratti con le Big Four erano di 6 milioni di dollari australiani, nel 2020 sono arrivate a 101,4 milioni. Uno dei maggiori beneficiari era proprio PwC. Per questo fin dal 2012 si era mossa anche l’Ocse. Proprio per monitorare la situazione. Ma più di qualcosa, evidentemente, è andato storto.
Il ruolo di Mathias Cormann
Secondo l’inchiesta di The Klaxon, infatti, una volta che nel 2020 l’ex Ceo di PwC Luke Sayers si è dimesso dalla multinazionale, e si è dedicato esclusivamente alla sua azienda privata Sayers Group, avrebbe preso un «socio segreto». Socio che si è ufficialmente allontanato lo scorso novembre, non senza avere prima convertito in denaro la parte di azioni della società a cui ha rinunciato. Questo socio era nientemeno che Mathias Cormann, ex ministro delle finanze australiane dal 2013 al 2020. Ovvero per tutto il tempo della durata dei favori alle Big Four e dello «scandalo PwC».
Nei dieci anni in cui Cormann è stato ministro delle Finanze del governo di destra, la maggior parte dei contratti con le Big Four passavano proprio per l’approvazione del suo ministero. E quando nel 2020 Sayers ha lasciato PwC per lo scandalo e Cormann ha lasciato il governo, visto il successo ottenuto in precedenza si sono rimessi in affari insieme. E come «socio segreto» di Sayers Group si sarebbe preso la sua fetta di utili. Si parla di almeno dieci milioni di dollari australiani. Ma potrebbero essere molti di più, ipotizza The Klaxon, dato che non tutte le commissioni e i contratti devono essere resi pubblici.
E c’è un altro piccolo particolare. Proprio nel periodo in cui Cormann era il socio occulto di Sayers, l’ex ministro è stato nominato segretario generale dell’Ocse. Una delle organizzazioni sovranazionali che si stava occupando del precedente scandalo. Arriva quindi dall’Australia l’ennesima dimostrazione di quanto siano tossiche, nocive e economicamente insostenibili le tanto decantate privatizzazioni. Quelle che, chissà perché, piacciono tanto ai proprio Paesi che fanno parte dell’Ocse.