Se per guidare l’OCSE si sceglie «un’immensa delusione»

Energia, trasporti, riscaldamento globale. E gli intrecci con la finanza. Ogni settimana il punto sui cambiamenti climatici firmato da Andrea Barolini

Si chiama Mathias Cormann, è australiano ed è il nuovo segretario generale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Ha superato di giustezza l’altra candidata, l’ex commissaria europea al Commercio, la svedese Cecilia Malmström. Sostituirà il messicano Angel Gurria, che occupava la poltrona dal 2006. Dov’è la notizia? Sta nel fatto che Cormann, ex ministro delle Finanze dell’Australia, negli anni scorsi è stato autore di dichiarazioni di questo tenore: l’obiettivo della carbon neutrality è temerario e irresponsabile.

Azzerare le emissioni nette di CO2 per salvare il Pianeta dalla crisi climatica, dunque, secondo Cormann è una cavolata. D’altra parte, quando era ministro aveva concesso il proprio via libera a nuovi progetti di sfruttamento delle fonti fossili. Inoltre, ha dichiarato che l’idea di una carbon tax è «una truffa che pagheremo a carissimo prezzo». Ha quindi votato contro la dichiarazione di un’emergenza climatica. Ha affermato di sostenere l’industria del carbone. E ha criticato i giovani che scioperano per il clima dichiarando che dovrebbero «filare in classe».

Non stupisce che Greenpeace l’abbia “toccata piano” parlando di «immensa delusione» rispetto alla nomina di Cormann. Che, da parte sua, ha cercato di gettare acqua sul fuoco assicurando la volontà di «promuovere un’azione ambiziosa ed efficace su scala mondiale in materia di cambiamenti climatici, al fine di raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050».

Allora le cose sono due: o Cormann è stato improvvisamente folgorato sulla via di Damasco. E allora evviva. Oppure ci sta prendendo in giro.