Difendere i mari per difendere il futuro: Sea Shepherd Italia

Dalle balene ai tonni rossi, Sea Shepherd difende la biodiversità marina con azioni dirette e progetti educativi

© Sea Shepherd

Questa è una storia dal futuro perché, per difendere e migliorare il nostro domani, parte da lontano, va alla radice. È una storia che individua un nesso tra la sopravvivenza dell’umanità e l’equilibrio di quello che accade negli abissi o in superficie, nei nostri mari. È una storia che parla di oceani, di squali, balene e tonni, e di tante altre specie che popolano quei misteriosi ecosistemi. È la storia di migliaia di uomini e donne che in tutto il mondo, anche in Italia, ogni giorno li monitorano, li difendono e combattono con chi ne fa luoghi di predazione.

Sea Shepherd approda in Italia nel 2010, come costola dell’omonima Fondazione globale. L’organizzazione internazionale opera in una ventina di Paesi con l’obiettivo primario di conservare le specie marine e difendere quelle in via di estinzione attraverso il monitoraggio e le investigazioni dirette, nonché grazie a collaborazioni con le autorità marittime negli oceani di tutto il mondo.

La nascita di Sea Shepherd Italia

Andrea Morello era un volontario di Sea Shepherd Australia e Nord America già dal 2008. Ha partecipato a campagne in Antartide per fermare la pesca illegale di balene. Dopo il bando del 1986, mi ha spiegato, nonostante il divieto della caccia commerciale alle balene, Paesi come il Giappone hanno continuato a predare questi mammiferi e a venderne la carne sul mercato, mascherando le proprie spedizioni come attività di ricerca scientifica. 

La decisione di intervenire nel Mediterraneo arriva nel 2010. A quel tempo la popolazione di tonno rosso nel nostro mare era diventata meno del 10% di quella di appena 50 anni prima, soprattutto a causa della pesca industriale intensiva. La specie era a rischio estinzione, le tradizionali tonnare fisse da terra stavano sparendo. Sea Shepherd è entrata nel Mediterraneo da Suez con una nave, la Steve Irwin, per investigare. Hanno scoperto e liberato circa 800 tonni rossi pescati illegalmente e tenuti in gabbie al largo delle coste libiche. Così nacque Sea Shepherd Italia: quando quella stessa nave, conclusa la missione, attraccò sulle coste italiane.

«Sea Shepherd», spiega Morello, agisce come «guardiani delle banche della biodiversità», fornendo un sistema di sorveglianza per aiutare le autorità. Le aree marine protette devono essere ritenute vere e proprie «banche della biodiversità», spiega, dove la natura deve essere lasciata a sé stessa per rigenerarsi, in linea con il mandato delle Nazioni Unite di proteggere la biodiversità.

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© Sea Shepherd

Operazione Sicuracusa, la prima nata delle sette campagne attualmente in corso

Nel 2014, Sea Shepherd Italia ha avviato l’Operazione Siracusa, un’attività quotidiana in collaborazione con la Guardia costiera italiana e la Guardia di finanza. Si concentra sull’Area Marina Protetta del Plemmirio, a sud di Siracusa, un luogo di straordinaria biodiversità. Qui, 15-20 volontari, giorno e notte, sorvegliano i 14 chilometri di costa con radio e binocoli. Dopo oltre 10 anni di attività, l’area ha registrato un aumento del 400% della biodiversità: «Questo ci dimostra in maniera lampante – sottolinea Morello – che il mare si riprende quando protetto e lasciato in pace». L’organizzazione coordina mensilmente tavoli tecnici con diverse autorità, fornendo i propri occhi per la difesa del mare.

Un aspetto cruciale del loro lavoro è la lotta al bracconaggio e alla pesca illegale. «Il Mediterraneo è il mare più sovrasfruttato al mondo – spiega Morello – con il 76% di sovrapesca secondo l’ultimo rapporto Fao. Significa che sette pesci su dieci sul mercato sono pescati a un tasso superiore alla loro capacità di riprodursi. Questo indebolisce gli ecosistemi, favorendo l’arrivo di specie aliene come accaduto in questi anni con il granchio blu, il pesce leone e il pesce scorpione».

Gli squali come sentinelle della salute dell’umanità

Animali come il tonno rosso, che in Giappone possono raggiungere all’asta valori fino a un milione di euro, rappresentano un forte richiamo per le attività illegali. A favorirle, la scarsa presenza della polizia marittima nelle acque internazionali – quelle oltre le 12 miglia dalle coste nazionali – e il sovraccarico delle autorità, già impegnate nella gestione di emergenze umanitarie. Il volontariato di Sea Shepherd nasce proprio per colmare questo vuoto.

Morello sottolinea l’importanza della protezione degli squali, di cui si uccidono tra 100 e 170 milioni di esemplari all’anno. «Gli squali sono predatori al vertice della catena alimentare, grandi ingegneri e dottori degli oceani», spiega. «Sono essenziali per la loro salute e per prevenire pandemie. La loro scomparsa avrebbe effetti catastrofici sull’equilibrio marino e, di conseguenza, sulla stessa specie umana, che ha bisogno di oceani in salute».

Sea Shepherd ha esteso le sue operazioni anche in Africa Occidentale. Qui collabora con Paesi come Gabon, Liberia, São Tomé e Príncipe e Benin in cui non ci sono risorse, formazione o navi per difendere le acque dalla pesca illegale praticata da flotte sudcoreane, cinesi, spagnole e, in alcuni casi, italiane.

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© Sea Shepherd

L’impegno educativo, perché il futuro degli oceani è il futuro di tutti noi

Oltre alle azioni dirette in mare, Sea Shepherd Italia è fortemente impegnata nella divulgazione e nell’educazione ambientale. I volontari visitano istituti scolastici, dalle elementari alle università, per tenere conferenze e sensibilizzare i giovani. L’obiettivo è creare consapevolezza sull’impatto delle scelte individuali, dalle abitudini alimentari agli investimenti, sul futuro del Pianeta.

Quella di Sea Shepherd è una storia dal futuro perché ci mostra, oggi, cosa fare per sopravvivere domani: proteggere la vita. È la prova che il futuro non si costruisce con la tecnologia o con le promesse, ma con l’azione – quella di un gruppo di volontari o, come sarebbe auspicabile, quella politica. Ogni rete illegale sequestrata racconta un frammento di un domani possibile, in cui l’umanità non è più predatrice, ma custode. Questa storia ci ricorda che il futuro è già qui, tra le onde, nelle braccia dei volontari, nelle acque che tornano a popolarsi. È una storia dal futuro perché, scegliendo di agire nel presente, scrive di un’alternativa possibile, non solo sperata: tenere il nostro mondo in equilibrio.


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