Smascherare il lato oscuro: il ruolo della finanza nel commercio globale di armi
Il nuovo rapporto “Finanza per la guerra. Finanza per la pace” approfondisce le relazioni tra armi e finanza
Il nuovo rapporto “Finanza per la guerra. Finanza per la pace” approfondisce lo stretto coinvolgimento dell’industria finanziaria nella produzione e nel commercio delle armi che alimentano i conflitti su larga scala in tutto il mondo. L’obiettivo di questa ricerca è quello di far luce sulle politiche e le pratiche delle banche eticamente orientate rappresentate dalla Global Alliance for Banking on Values (GABV).
La ricerca analizza le implicazioni etiche relative agli investimenti nel settore degli armamenti, fornendo spunti di riflessione sugli impatti delle decisioni finanziarie. I principali risultati possono essere riassunti in sette punti.
1. Considerazioni etiche e banche eticamente orientate
Il rapporto inizia sottolineando le considerazioni etiche ormai largamente consolidate in materia di investimenti in armi. Non si tratta solo di investimenti che contravvengono a principi morali, ma che si discostano anche da corrette pratiche commerciali. Il sistema bancario eticamente orientato dà priorità agli standard etici e agli investimenti sostenibili. E mette in evidenza quanto sia importante valutare le più ampie conseguenze delle decisioni finanziarie.
2. Il contesto globale della spesa per la difesa
In un contesto di aumento del 9% della spesa globale per la difesa nel 2023, il rapporto sottolinea il fondamentale collegamento tra progresso economico e sociale e assenza di conflitti. Così come è sottolineato dall’Agenda per il disarmo delle Nazioni Unite. Questa ricerca auspica un riorientamento delle risorse dagli armamenti all’assistenza sanitaria. Dimostrando gli effetti distruttivi sulla vita quotidiana derivanti dalla presenza diffusa di armi che ostacolano il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
3. Il ruolo del settore finanziario nel finanziamento alle armi
Nel sottolineare come le banche e il settore finanziario siano attivamente coinvolte nel sostegno all’industria della difesa, con almeno mille miliardi di dollari tra il 2020 e il 2022, il rapporto rileva come manchino dati affidabili e informazioni trasparenti per il monitoraggio di questo tipo di investimenti. Nonostante l’assenza di dati definitivi, è evidente il sostanziale sostegno del settore finanziario alla produzione e al commercio di armi, che alimenta i conflitti militari.
4. Corruzione e assenza di controllo
Il rapporto affronta la diffusa corruzione che affligge il settore della difesa. Rivelando che l’industria militare sarebbe responsabile di oltre il 40% della corruzione mondiale. Il carattere di segretezza dei contratti di compravendita di armi, gli stretti legami tra governi e appaltatori e una legislazione non adeguata, sono fattori che contribuiscono a determinare una riduzione della trasparenza e della vigilanza. Ostacolando la giustizia per quel che riguarda le violazioni delle regole in materia di commercio di armi.
5. Le banche di GABV e la finanza responsabile
Nel rapporto si evidenzia come aspetto positivo l’impegno delle banche affiliate a GABV a non finanziare la produzione o il commercio di armi. Queste banche adottano politiche chiare di esclusione delle armi dal credito e dagli investimenti, indicando nella finanza basata sui valori la strada da seguire per pratiche bancarie responsabili.
6. L’esclusione delle armi nel settore finanziario
Il rapporto passa in rassegna i vari modi possibili di esclusione delle armi dalla finanza e dalle attività bancarie. E pone l’accento sul duplice risultato che si ottiene sensibilizzando l’opinione pubblica e limitando l’accesso al capitale da parte dei produttori di armi. Fa da contraltare il recente cambiamento di prospettiva, soprattutto nel cosiddetto Nord globale, che vede la spinta dei fautori della difesa nell’ambito della normativa ESG. Con conseguente incertezza sull’esclusione delle armi dagli investimenti.
7. Progressi e dinamiche positive di disinvestimento
Il rapporto, pur rilevando l’impennata del valore dei titoli delle aziende produttrici di armi a seguito dei conflitti in corso a livello globale, evidenzia il crescente numero di fondi e banche che escludono le armi dagli investimenti, con particolare attenzione a quelle nucleari. Il rapporto “Moving away from mass destruction” presenta i notevoli progressi compiuti in materia di disinvestimento dall’industria bellica. A cui si sono aggiunti anche gli investitori tradizionali.
Verso un futuro responsabile del settore finanziario
In conclusione, il rapporto sottolinea il ruolo centrale della finanza nel commercio globale di armi. E la necessità di continuare a lavorare per conformare le pratiche finanziarie ai principi etici. Nel momento in cui la finanza tradizionale inizia a imporre restrizioni e a disinvestire da particolari sistemi di armi, la finanza basata sui valori rappresenta un punto di riferimento che sostiene un diverso tipo di approccio nei confronti dell’esclusione degli armamenti. È indispensabile dare impulso a questo percorso per indirizzare il settore finanziario verso un futuro responsabile ed etico.