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Société Générale-Unicredit. La Francia alla conquista dell’Italia

Secondo il Financial Times sarebbe vicina la fusione dei due istituti. Un modo per "stoppare" qualsiasi pensiero di uscita dall'euro.

Andrea Di Stefano
Andrea Di Stefano
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Altro che Berlino. È Parigi a farla da padrone sul futuro dell’Italia. L’indiscrezione di domenica 3 giugno del Financial Times sulla possibile fusione tra Unicredit e Société Générale, è una vera e propria bomba sul sistema del credito Italiano e più in generale sul mondo economico finanziario.

La conquista del mercato bancario italiano

Con il controllo di Unicredit, la Francia avrebbe concretamente la leadership nel mercato bancario italiano, avendo già il possesso del settimo player, Bnl-BNP Paribas, e del decimo, Crédit Agricole. Un copione già scritto quando nell’estate del 2016 alla guida del primo istituto italiano, Unicredit, è arrivato il francese Jean-Pierre Mustier chiamato ad un difficile aumento di capitale da 14 miliardi di euro, portato a termine lo scorso anno. Insieme i due gruppi realizzerebbero un colosso valutato circa 65 miliardi di euro, essendo Unicredit stimata 33 miliardi e SocGen 32, con un ruolo primario in Italia, Francia e Germania.

Addio alle voglie di uscire dall’euro

Sin qui la cronaca di un ritorno in scena delle grandi fusioni nel mondo della finanza sotto l’egida di personaggi di peso nel sistema finanziario europeo come SocGen, presieduta da Lorenzo Bini Smaghi (già membro italiano del board della Bce).

Per l’Italia, però, si tratta anche di un segnale esplicito che qualsiasi velleità di uscita dall’euro diventa impraticabile.

Lo stock di debito pubblico nel portafoglio degli istituti di credito italiani a fine 2017 era pari a 624,04 miliardi, in calo di 31,9 miliardi (-4,87%) dai 655,9 miliardi del 2015 (30,18% del totale complessivo del nostro debito pubblico che a fine dello scorso anno ammontava a 2.289,6 miliardi). Per quanto riguarda i fondi d’investimento e le assicurazioni (molto spesso prodotti finanziari controllati dalle stesse banche), l’ammontare di Bot e Btp è pari a 455,1 miliardi leggermente diminuito di 2,6 miliardi (-0,58%) dai 457,7 miliardi di fine 2015, con la percentuale complessiva calata lievemente dal 21,06% al 19,88%.

La Banca d’Italia, per conto dell’Eurosistema di cui fa parte, a fine 2017 aveva invece in portafoglio 353,7 miliardi di euro. Se poi si considerano le somme erogate per attività di credito, sotto varie forme, i tre gruppi bancari che sventolerebbero il tricolore d’Oltralpe (Unicredit,Bnl-BNP Paribas e Crédit Agricole) si superano ampiamente i 600 miliardi di euro.

Una lunga serie di acquisti

E la campagna acquisti di Parigi non è certo finita qui come dimostrano i numeri elaborati dalla società di revisione Kpmg: negli ultimi dieci anni (dal 2006 al 2016) gli investitori francesi hanno speso in Italia 52,3 mentre gli italiani hanno messo sul piatto appena 7,6 miliardi.

Nel portafoglio, telecomunicazioni e media (Telecom-Mediaset), l’agroalimentare (Parmalat-Lactalis), il lusso (Gucci-Pomellato di proprietà Kering-ex Pinault e Loro Piana di Lvmh) per arrivare ad Edf-Acea solo per citare i più noti.