Clima, la soglia critica potrebbe essere varcata già nel 2027
Uno studio canadese peggiora sensibilmente le previsioni dell'IPCC sul ritmo del riscaldamento globale
L’aumento della temperatura media sulla Terra potrebbe essere ancora più rapido di quanto immaginato. L’Accordo di Parigi pone come obiettivo la limitazione del riscaldamento globale ad un massimo di 2 gradi centigradi, entro la fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali. E spiega che il mondo dovrà rimanere «il più possibile vicino agli 1,5 gradi». Ma proprio quest’ultima soglia potrebbe essere raggiunta ben prima del 2100: già tra il 2027 e il 2042.
A spiegarlo è uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Climate Dynamics e curato da un gruppo di ricercatori dell’università canadese McGill di Montréal. L’analisi, spiegano gli autori, utilizza un nuovo metodo che permette di prevedere l’andamento della temperatura media sulla superficie terrestre con maggiore precisione. «Il sistema che utilizziamo si basa su dati climatici storici, anziché su deduzioni teoriche», ha spiegato Raphaël Hébert, coautore del rapporto.
I dati risultano particolarmente inquietanti, anche perché sono sensibilmente più pessimisti rispetto a quelli dell’IPCC, il Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite. Esso aveva infatti ipotizzato che, in assenza di una drastica e immediata riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, si potrebbero raggiungere gli 1,5 gradi tra il 2030 e il 2052.
In ogni caso, parliamo di date lontanissime rispetto alla fine del secolo. Scadenza per la quale, di conseguenza, non ci si potrà che attendere una temperatura media ancora superiore. Lo stesso IPCC, nello Special Report 1.5 pubblicato a ottobre del 2018, ha spiegato cosa cambierà per l’umanità vivere in un Pianeta a +1.5 o +2 gradi. Ebbene, un esempio tra quelli proposti dagli scienziati è sufficiente per far comprendere la differenza: Nel primo caso, ci si potrà attendere uno scioglimento completo della calotta glaciale artica, durante le estati, una volta ogni secolo. Con 2 gradi, invece, lo stesso fenomeno potrebbe prodursi una volta ogni dieci anni.
Secondo i ricercatori canadesi, il nuovo modello è in grado di dimezzare il margine di errore sulle previsioni, rispetto al metodo utilizzato dall’IPCC. Shaun Lovejoy, docente di fisica e altro coautore dello studio, ha lanciato un nuovo appello ai governi «affinché agiscano sulla questione dei cambiamenti climatici». Aggiungendo che il mondo della politica non può pensare che si possa affrontare una crisi simile «con decisioni timide».
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