La Spagna vuole una tassa sulle banche per combattere l’inflazione
Il governo spagnolo ha annunciato l'introduzione entro fine anno di una tassa sugli extra-profitti delle banche e delle compagnie energetiche
Pedro Sánchez, primo ministro spagnolo, ha annunciato la scorsa settimana l’introduzione di una tassa sulle compagnie energetiche e sulle banche con la quale intende raccogliere 7 miliardi di euro in due anni. Che, secondo il governo, rafforzeranno il programma di aiuti ai cittadini di fronte all’inflazione. Questa imposta, “temporanea ed eccezionale” nel caso delle banche, sarà rivolta alle entità con entrate superiori a 1 miliardo di euro. E colpirebbe le dieci principali banche spagnole: Santander, BBVA, CaixaBank, Sabadell, Bankinter, Unicaja, Abanca, Kutxabank e Cajamar.
Dalla tassa sui profitti extra delle banche 1,5 miliardi di euro all’anno
Nella zona euro, la Banca centrale europea (BCE) dovrebbe iniziare ad aumentare i tassi di interesse a luglio. Si tratta del primo aumento dal 2011, con l’obiettivo di contenere l’inflazione. Lo scorso giugno, gli analisti di S&P Global Rating hanno condotto un’indagine su 85 banche europee in 23 Paesi per analizzare l’impatto di potenziali aumenti dei tassi. In questo studio, l’agenzia di rating ha sottolineato che la maggior parte delle banche europee ha già registrato un aumento dei margini sugli interessi. E ha previsto che l’aumento dei tassi darà una spinta agli utili nel 2022 e 2023.
Concentrandosi proprio su questi profitti, con l’annuncio della nuova tassa sulle banche, il governo spagnolo cerca, secondo il suo presidente, di redistribuire i dividendi straordinari che il settore bancario otterrà dall’imminente aumento dei tassi di interesse. «I profitti extra non cadono dal cielo, ma escono dalle tasche dei consumatori. E questo governo non permetterà che le sofferenze di molti vadano a beneficio di pochi», ha dichiarato. Per questo motivo, la futura misura tasserà gli extraprofitti ottenuti nel 2022 e nel 2023 dalle banche e si stima che raccoglierà 1,5 miliardi di euro all’anno.
Il governo della Spagna punta ad introdurre la tassa entro fine anno
L’obiettivo del governo spagnolo è che l’imposta annunciata sia pronta per l’attuazione entro la fine di quest’anno. Ciò attraverso un disegno di legge che sarà discusso al Congresso dopo l’estate, ma che deve ancora negoziare e presentare ai suoi partner nella coalizione di governo, Unidas Podemos. Di conseguenza, i dettagli specifici della nuova imposta sono ancora sconosciuti. Anche se la ministra delle Finanze, María Jesús Montero, ha già annunciato misure per vietare alle istituzioni finanziarie di trasferire il costo fiscale ai loro clienti.
«Nel regolamento vieteremo il trasferimento di questa tassa sui prezzi finali a carico dei cittadini. E la Commissione Nazionale per i Mercati e la Concorrenza (CNMC) avrà tutte le funzioni per controllare e applicare sanzioni nel caso in cui qualche azienda si discosti dalla legge», ha dichiarato la ministra in un’intervista radiofonica.
Il crollo delle banche in Borsa dopo l’annuncio
A seguito di questo annuncio, martedì 12 luglio, le banche quotate nell’Ibex 35 – l’indice di riferimento del mercato azionario spagnolo – hanno subito un brusco calo. Perdendo oltre 5,3 miliardi di euro sul loro valore di Borsa. Caixabank è stato il titolo più duramente punito, con un calo di oltre l’8%, il più ampio da marzo 2020.
Da parte sua, l’Associazione bancaria spagnola (AEB) ha rilasciato una dichiarazione in cui il suo portavoce, José Luís Martínez Campuzano, ha messo in dubbio i presunti profitti delle banche dopo l’aumento dei tassi di interesse: «È difficile prevedere come evolveranno i risultati delle banche dopo l’aumento dei tassi di interesse ufficiali». Per questo motivo, descrive l’annuncio della nuova tassa come «sorprendente» e ritiene che «possa ostacolare la capacità delle banche di generare capitale e accedere ai finanziamenti. Il che potrebbe limitare la loro capacità di continuare a fornire finanziamenti all’economia alle migliori condizioni possibili».
Le banche: «Così si ostacolano i finanziamenti all’economia»
Nella sua nota, l’AEB sottolinea inoltre che «la creazione di imposte specifiche per il settore genera un’incertezza che va al di là del settore in questione. Soprattutto quando si allontanano dagli standard internazionali, in un momento in cui attrarre investimenti è fondamentale per continuare a creare ricchezza».
Nel 2010, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha pubblicato un rapporto in cui indicava diverse possibili modalità di tassazione delle banche come modo per recuperare gli aiuti forniti a questi istituti dopo la crisi del 2008. In seguito alla pubblicazione, diversi governi, come Francia, Germania e Regno Unito, hanno implementato imposte temporanee di questo tipo. Nello scorso mese di maggio, anche il governo ungherese ha annunciato l’introduzione di una nuova tassa sui profitti inattesi per le banche e le società del Paese.
Per quanto riguarda la Spagna, occorrerà in ogni caso attendere l’implementazione concreta delle tassa per poterne giudicare l’impatto.