Questo articolo è stato pubblicato oltre 10 anni fa e potrebbe contenere dati o informazioni relative a fonti/reference dell'epoca, che nel corso degli anni potrebbero essere state riviste/corrette/aggiornate.

Stampa e finanza, una relazione pericolosa

Alcuni anni fa le responsabilità della crisi erano chiare: una finanza ipertrofica e fine a se stessa è crollata, scaricando sul pubblico i debiti e il ...

Alcuni anni fa le responsabilità della crisi erano chiare: una finanza ipertrofica e fine a se stessa è crollata, scaricando sul pubblico i debiti e il costo della crisi stessa. Privatizzazione dei profitti, socializzazione delle perdite. Oggi l’immaginario è stato ribaltato, le responsabilità sono legate ai conti pubblici, a Stati inefficienti, a un “eccesso” di welfare, a diritti delle lavoratrici e dei lavoratori da rimettere in discussione. Nelle parole di Luciano Gallino la finanza ha realizzato la più gigantesca operazione di marketing della storia.
Due ricerche delle Università di Glasgow e di Cardiff hanno analizzato come i media hanno trattato la crisi finanziaria. I risultati non lasciano spazio a dubbi, “le fonti provenienti dalla City hanno dominato la copertura mediatica”. E’ in massima parte lo stesso sistema finanziario a raccontarci la crisi e a suggerire come uscirne. La storia la scrivono i vincitori, e in questo momento nella vera e propria guerra tra finanza e democrazia è la finanza a vincere, anche sul piano mediatico e dell’informazione.
Questo non è vero unicamente nel taglio dato alle notizie, ma molto più pervasivamente nel dare per assodati alcuni assunti. Il funzionamento del libero mercato è un fatto “oggettivo” che non viene in alcun modo messo in discussione. I maggiori quotidiani titolano che l’instabilità politica è un problema perché risale lo spread. Si dà per scontato che questo sia il motivo fondamentale per cui serve un governo che faccia il suo dovere. L’unica finalità delle politiche pubbliche è compiacere i mercati. Sui maggiori media non si rimettono in alcun modo in discussione l’austerità o gli impegni europei, ma per welfare, cultura e spese sociali il mantra è che “non ci sono i soldi”. Il rispetto del patto di stabilità e delle imposizioni della Troika è scritto nella pietra, mentre i servizi essenziali sono un lusso da finanziarie unicamente se i soldi ci sono, altrimenti si possono sacrificare sull’altare dei diktat finanziari.
Per questo è fondamentale il moltiplicarsi di blog, siti e luoghi di contro-informazione che provano a disegnare un diverso vocabolario. E’ fondamentale informarsi e capire come stanno le cose. Perché una cura sbagliata a una diagnosi ancora più sbagliata, come quelle della Troika, stanno ulteriormente esasperando la pessima distribuzione del reddito e l’ulteriore mercificazione e finanziarizzazione di ogni attività umana, ovvero i motivi di fondo che ci hanno portato nella crisi stessa. E per non farci protestare troppo ci vengono anche a dire che la crisi è colpa nostra e che dobbiamo stringere la cinghia per “restituire fiducia ai mercati”.
Occorre cambiare radicalmente rotta. Nell’imposizione di regole per chiudere il casinò finanziario, nel decidere di indirizzare i nostri risparmi verso banche e un sistema finanziario che rifiutino le logiche della speculazione. Ma in maniera altrettanto importante occorre smontare l’attuale quadro culturale e di informazione e ricostruire un immaginario radicalmente diverso, in cui rimettere le cose nella giusta prospettiva, partendo dalle persone e non dai mercati finanziari.
Sono questi i temi che verranno discussi sabato prossimo a Ferrara, nell’ambito del festival di Internazionale. L’incontro “Le relazioni pericolose: stampa e finanza in tempi di crisi” è organizzato da Arci e Banca Etica con la stessa rivista, e vedrà la partecipazione di ospiti italiani e internazionali. Per capire come uscire dalla crisi e ripartire su binari differenti, non solo da un punto di vista economico e finanziario, ma prima ancora da quello culturale e dell’informazione.