Mamma mia… l’Europa sta perdendo anche la Svezia
Domenica 9 si vota e Stoccolma vede nero: estrema destra ai massimi storici, la corona giù come ai tempi della crisi. Una "Swexit" non è più impensabile
L’Europa scopre un nuovo ventre molle collocato in uno dei luoghi più insospettabili del Continente: la sempre più instabile Svezia. Fuori dall’Eurozona ma entro i confini dell’Unione, Stoccolma vive giorni tempestosi tra incubi elettorali e tumulti finanziari.
“Colpa” dei mercati, ovviamente, che pure in questi casi di colpe ne hanno assai poche, limitandosi, come fanno, a reagire a stimoli che sarebbe assurdo ignorare. Alla vigilia di una delle elezioni più incerte della storia svedese, la valuta nazionale prosegue la sua corsa al ribasso. I sondaggi elettorali intanto attribuiscono un forte consenso ai Democratici Svedesi (Sverigedemokraterna), gli anti europeisti di estrema destra. Le urne per eleggere i nuovi membri del Riksdag, il Parlamento svedese, si apriranno domenica 9. E la paura cresce.
Corona ai minimi
Nei primi giorni di settembre, la corona svedese viaggia a quota 0,095 nel cambio con la moneta unica (ci vogliono 10,5 corone per acquistare 1 euro), oltre il 7% in meno rispetto al dato di dodici mesi prima. I valori registrati in estate sono i peggiori dal 2009, ovvero dai tempi della crisi. Non va meglio, va da sé, in rapporto al dollaro, complice il prolungato apprezzamento della moneta USA.
Il 6 settembre, la Banca Centrale ha annunciato l’intenzione di mantenere i tassi invariati per lo meno fino a dicembre. Il costo del denaro è in territorio negativo (-0,5%) dal 2015 ma l’inflazione, prezzi dell’energia a parte, resta moderata. La decisione dell’istituto ha avuto un effetto immediato sul mercato valutario alimentando un ulteriore deprezzamento della valuta. Nel frattempo l’incertezza politica continua a rappresentare una minaccia.
Sondaggi: estrema destra secondo partito
La media dei sondaggi di agosto conferma i socialdemocratici di Stefan Löfven nel ruolo di primo partito sebbene con un forte calo di voti rispetto alle precedenti elezioni; l’estrema destra guidata dal suo leader Jimmie Åkesson, al contrario, è ai massimi storici e potrebbe diventare la seconda forza politica mentre i democristiani, al 4,4%, rischiano addirittura di restare fuori dal Parlamento (la soglia di ingresso è fissata al 4%) complicando ulteriormente gli equilibri. «Una crescita significativa dei consensi consoliderebbe la posizione dei Democratici Svedesi come ago della bilancia in grado di bloccare le riforme e l’approvazione delle leggi finanziarie» ha scritto Bloomberg sottolineando le analogie con l’Italia e la sua coalizione giallo-verde «che agita i sentimenti degli investitori».
Ombre nere sulla Svezia
Negli ultimi tempi, Åkesson ha cercato di prendere le distanze dalle componenti più radicali ma tra i candidati del suo partito non mancano controversi esponenti caratterizzati da forti legami con l’ambiente neonazista. Nessuna forza politica, al momento, sembra disposta a dialogare con i nazionalisti anche se Bloomberg, in un’analisi pubblicata a fine agosto, non ha escluso l’ipotesi che la Svezia possa ritrovarsi con un governo di minoranza guidato dai conservatori con l’appoggio esterno dell’estrema destra.
Swexit?
Sverigedemokraterna ha invocato un referendum sulla permanenza della Svezia nella UE, già definita dal suo segretario “una vasta rete di corruzione”. L’addio a Bruxelles, tuttavia, resta altamente improbabile. Secondo un’indagine condotta ad aprile dal SOM Institute dell’Università di Goteborg, la quota degli svedesi dichiaratamente favorevoli alla Swexit si attesterebbe al 18%, la percentuale più bassa dall’inizio delle rilevazioni. Ma pur escludendo lo scenario peggiore, non v’è dubbio sul fatto che la forte ascesa degli estremisti a Stoccolma darebbe un ulteriore colpo alla stabilità del Continente, gettando altra benzina sul fuoco dell’euroscetticismo. Tanto per cambiare.