Il presidente del Tagikistan ai suoi cittadini: «Fate scorte di cibo per due anni»
Lo ha chiesto il presidente del Tagikistan: i cambiamenti climatici potrebbero provocare malnutrizione e fame
«Fate scorta, potrebbe arrivare un periodo in cui rischiate di patire la fame». No, l’indicazione non è stata data alla propria popolazione dal governo di un Paese che si appresta ad entrare in guerra. E neppure da uno colpito da una catastrofe naturale come un terremoto o un’eruzione vulcanica. La richiesta, perentoria e accorata, è arrivata dal presidente della Repubblica del Tagikistan. E il timore è legato agli impatti dei cambiamenti climatici sull’agricoltura locale.
Il presidente del Tagikistan chiede di proteggere la sicurezza alimentare della nazione
La nazione asiatica ha chiesto ai suoi abitanti di conservare abbastanza cibo da poter sopravvivere per due anni. «Domando a ciascuna famiglia di provvedere», ha dichiarato il capo di Stato Emomali Rahmon in un discorso pronunciato domenica 28 gennaio in occasione di una festa tradizionale.
Il presidente del Tagikistan ha citato a chiare lettere «i cambiamenti climatici provocati dal riscaldamento globale, così come la situazione socio-economica che si sta deteriorando, l’aumento della popolazione e della domanda di generi alimentari». Un insieme di fattori potenzialmente esplosivo, che impone misure straordinarie per «proteggere la sicurezza alimentare della nazione», ha aggiunto.
Povertà, risorse in calo e impatti del clima che cambia
Nonostante alcuni progressi, il tasso di malnutrizione nella nazione dell’Asia centrale è ancora particolarmente alto: il 30% dei circa 9 milioni di abitanti non ha a disposizione cibo a sufficienza, secondo i dati del Programma alimentare mondiale. Il tutto nella nazione meno ricca tra le quindici ex repubbliche sovietiche, secondo quanto indicato dalla Banca Mondiale.
Ma a pesare, appunto, potrebbero essere gli effetti del clima che cambia. Per questo Rahmon ha chiesto ai suoi concittadini di «rendere il Paese più verde», di «lavorare duramente» e di «utilizzare acqua e terre in modo efficiente». Si tratta di una sfida complessa, in un territorio in buona parte montuoso, e con risorse via via più limitare. A partire da quelle idriche.