Tassa sugli extraprofitti bancari: cosa hanno deciso in Belgio, Irlanda e Olanda
Nuove tasse o aumento dei prelievi esistenti, con diverse modalità e criteri. Le scelte dei Paesi europei sugli extraprofitti bancari
Dopo il maldestro tentativo italiano, dopo i casi di Spagna, Svezia, Repubblica Ceca e Ungheria, è la volta di Belgio e Irlanda. Le due nazioni europee hanno annunciato infatti la volontà di fare leva sugli extraprofitti bancari. Ovvero sugli introiti straordinari che gli istituti di credito hanno potuto incassare grazie al rialzo dei tassi d’interesse da parte della Banca centrale europea.
In Belgio una soglia fissata a 50 miliardi di euro di depositi
Per quanto riguarda il Belgio, è stato il ministro delle Finanze Vincent Van Peteghem a rendere nota la decisione. Spiegando che a suo avviso le banche «devono apportare il loro contributo in un contesto difficile dal punto di vista delle finanze pubbliche», secondo quanto riferito dal quotidiano L’Echo. Non si tratta, tuttavia, di un prelievo che stravolgerà il bilancio di Bruxelles: si prevedono infatti entrate soltanto per 150 milioni di euro.
La tassa sarà progressiva. Il ministro ha spiegato infatti che a pagare di più saranno gli istituti «che hanno le quote più alte di depositi». Concretamente, secondo quanto riferito dall’agenzia Agefi, il prelievo sarà aumentato dall’attuale 0,13% del valore complessivo dei depositi allo 0,17%. Ciò però solamente per le banche che superino la soglia dei 50 miliardi di euro.
«Non volevamo gravare sui risparmiatori»
Si tratta, secondo quando specificato dal governo belga, di un provvedimento strutturale, non una tantum (come invece la tassa italiana sugli extraprofitti bancari). A pagare la quota più alta dovrebbe essere BNP Paribas Fortus, che secondo i calcoli della Ieseg School of Management, potrebbe versare circa 40 milioni di euro. Al secondo posto KBC Belgique, con 30 milioni, quindi ING Belgique con 22,4 milioni.
«La volontà è stata quella di non gravare sui risparmiatori. La cosa più ragionevole, dunque, era puntare sulle banche, che hanno visto accrescere i loro profitti grazie al rialzo dei tassi da parte della BCE», ha precisato la segretaria di Stato al Bilancio, Alexia Bertrand.
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In Irlanda, visti gli extraprofitti bancari, tassate le banche che ricevettero aiuti pubblici
In Irlanda, si prevede un aumento del prelievo a carico delle banche nel quadro del progetto di Bilancio per il 2024. La scelta in questo caso è stata operata secondo un altro criterio: a pagare saranno gli istituti di credito che in passato hanno ricevuto aiuti di Stato. Ovvero AIB, Bank of Ireland e Permanent TSB. Si prevede che, in questo modo, la tassa potrà garantire un flusso di introiti pari a 200 milioni di euro.
«È importante che il settore bancario garantisca il proprio supporto all’economia reale irlandese, dopo aver ricevuto sostegno pubblico durante la crisi finanziaria», ha spiegato il ministro delle Finanze Michael McGrath. Come altrove, d’altra parte, in Irlanda il settore bancario è accusato di far gravare senza remore i rialzi dei tassi sui crediti erogati, ma di non fare altrettanto in termini di remunerazioni sui depositi.
Olanda, tassa del 15% sui buyback
Infine, anche in Olanda si muove qualcosa. Alla fine di settembre i deputati hanno approvato una proposta che punta ad imporre una tassa del 15% sul riacquisto di azioni (buyback) da parte delle banche. In questo caso la manovra dovrebbe comportare introiti ben più importanti, pari a 1,2 miliardi di euro. Nelle intenzioni del governo dei Paesi Bassi, tali capitali saranno utilizzati per finanziare una crescita dei salari, al fine di sostenere i cittadini olandesi di fronte all’inflazione.