Tassonomia, l’Europa resta divisa. E Bruxelles prende tempo

La Commissione europea ha deciso di concedere più tempo ai governi per esprimersi sulla tassonomia. Dalla Germania un “no” secco al nucleare

Palazzo Berlaymont a Bruxelles, sede della Commissione europea © artJazz/iStockPhoto

La tassonomia continua a dividere profondamente il Vecchio Continente. E la Commissione di Bruxelles ha deciso di rinviare la scadenza per le “osservazioni” da parte dei governi alla bozza inviata a poche ore dalla mezzanotte del 31 dicembre. Gli Stati membri dell’Unione europea si trovano su posizioni profondamente diverse in merito alla classificazione delle attività economiche che possono essere considerate sostenibili. E dunque sui finanziamenti che ad esse verranno concessi nel corso dei prossimi anni.

La Germania: «Da parte nostra un chiaro “no” al nucleare nella tassonomia»

Il testo predisposto dalla Commissione di Bruxelles, infatti, include nell’elenco anche il nucleare e il gas come fonti di energia “pulite”. Il che è stato contestato fortemente, soprattutto da una serie di nazioni. A dividere è sia l’atomo – sostenuto soprattutto dalla Francia e osteggiato soprattutto dall’Austria – sia il gas, che benché rappresenti la fonte fossile meno impattante sul clima, contribuisce comunque fortemente al riscaldamento globale.

A confermare la divisione netta all’interno dell’Unione europea è stata Susanne Koerber, portavoce del governo della Germania a Bruxelles. Che ha citato una dichiarazione netta del ministro dell’Ambiente tedesco Steffi Lemke: «Come governo federale tedesco sottoporremo la nostra posizione alla Commissione europea nei prossimi giorni. Essa include un chiaro “no” all’inclusione dell’energia nucleare nella tassonomia».

Chi si aspettava un compromesso facile tra Parigi e Berlino (sì al nucleare in cambio del sì al gas), dunque, si sbagliava. Prova ne è la scelta della Commissione di procrastinare la data per le osservazioni governative, prevista inizialmente per il 12 gennaio e spostata al 21.

Dopo la Commissione, la parola passerà a Parlamento e Consiglio

«Abbiamo deciso di concedere una settimane in più di tempo», ha confermato il portavoce dell’organismo esecutivo di Bruxelles, Eric Mamer, nel corso di una conferenza stampa. Solo dopo che ciascun Paese avrà espresso la propria posizione, la Commissione pubblicherà un progetto definitivo.

Ammettendo che Bruxelles riesca a trovare un compromesso che non scontenti nessuno, la parola passerà a quel punto agli altri protagonisti dell’iter legis europeo: il Parlamento e il Consiglio.