Se a salvare l’economia americana ci pensa Taylor Swift

Taylor Swift come salvatrice della traballante economia a stelle e strisce? La previsione è della Federal Reserve

Taylor Swift © Raph_PH / Wikimedia commons

Gli Stati Uniti sono sull’orlo di una crisi. Il loro debito pubblico è salito a livelli mai visti, l’inflazione continua a salire e i tassi ad aumentare. E in vista di quella che sarà la campagna per le presidenziali più aggressiva di sempre, lo stato dell’economia americana è stato il pretesto per minacciare fino all’ultimo lo shutdown: la chiusura degli uffici pubblici. In realtà però una soluzione c’era. Era molto semplice e l’aveva indicata in tempi non sospetti la Federal Reserve, la Banca centrale americana, quando disse che l’economia americana sarebbe stata salvata dalla cantante Taylor Swift.

L’economia statunitense vacilla

Ovviamente non è andata così. Ma andiamo con ordine. Gli Stati Uniti hanno un problema enorme con il loro debito pubblico, che è salito dai 10 miliardi del 2008, all’alba della grande crisi finanziaria, fino ai 32 miliardi attuali. Tanto che ad agosto Fitch, dopo Standard and Poor’s nel 2011, è diventata la seconda delle tre agenzie di rating (quelle che danno un voto ai debiti pubblici dei vari paesi) a declassare il debito americano. Non più tripla A ma una misera doppia A+.

L’aumento del debito, combinato con i continui rialzi di interesse operati dalla Fed e l’impennarsi dell’inflazione, ha fatto male a chiunque detenesse obbligazioni pubbliche. Come le banche medio-piccole che, infatti, hanno ricominciato a fallire in serie come nel 2008. E questo si è riflesso su qualsiasi tipo di possesso o di proprietà a credito, ovvero le ipoteche, i mutui, i prestiti. Insomma, il cuore pulsante del sogno americano. E in tutto questo cosa faceva la Fed? Osservava rapita l’Eras Tour della cantante Taylor Swift, e prendeva appunti.

Il fenomeno Taylor Swift

Pare infatti che ogni volta che la cantante andasse in una piccola città americana gli alberghi e i ristoranti fossero pieni come prima della pandemia, e così il resto dell’indotto. Ecco che allora i dipendenti di una delle dodici filiali della Fed, quella di Philadelphia, si sono messi a studiare seriamente il fenomeno. E se ne sono usciti con la dichiarazione ufficiale: l’economia americana può essere risollevata da Taylor Swift. Il tutto in piena estate, mentre il debito pubblico esplodeva, le banche fallivano e la questione economica diventava, come sempre, arma politica.

Da allora il fenomeno Taylor Swift come salvatrice del paese è esploso, arrivando anche a conquistare le pagine della prestigiosa rivista Time, che ha riportato che la sola parte americana del tour avrebbe generato ricavi complessivi superiori ai 5 miliardi. Una vera iniezione di fiducia, e di dollari, nell’economia americana. E così mentre negli uffici della Fed o nelle redazioni di quotidiani e televisioni si discuteva di Taylor Swift, i repubblicani hanno approfittato del debito per impedire l’approvazione del bilancio statale. Cosa che avrebbe portato allo shutdown.

Poi si è evitato per un soffio, tagliando via 6,2 miliardi in sostegno all’Ucraina. Lo speaker repubblicano che ha contribuito alla soluzione è subito stato fatto fuori dall’ala trumpiana del partito, che già immaginava lo splendido affresco su cui costruire la sua campagna. Lo shutdown avrebbe infatti previsto la chiusura degli uffici governativi, dei parchi pubblici, dei musei e dei monumenti. Insomma, la provincia americana si sarebbe trasformata in una serie di ghost town. Perché alla fine è sempre l’immagine il campo di battaglia della società dello spettacolo americana. Ci sarebbe pure il titolo volendo: Taylor Swift contro le ghost town. Solo nei peggiori cinema.