Il Terzo settore tra criminalità, mercato e politica

Come uscire dalla nomea criminale in cui è precipitata una parte del Terzo settore per la necessità di centrare profitti

L’assedio del sociale: un libro sulle difficoltà del terzo settore © Sam Mann/Unsplash

«Nel 2017, a Gricignano d’Aversa, comune del casertano, un cooperatore che aveva ottenuto l’affidamento di un centro temporaneo spara un colpo di pistola al volto di un migrante che lamentava le precarie condizioni igienico-sanitarie in cui versava la struttura che lo ospitava. L’anno successivo, nell’operazione Stige sulla ‘ndrangheta, è stato arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa un imprenditore di Afragola, anch’egli gestore di strutture di accoglienza per richiedenti asilo. Infine, nel 2020, sempre nello stesso settore viene scoperto a Benevento un giro di tangenti tra alcuni cooperatori sociali e un ispettore della locale Prefettura».

Questi sono alcuni degli episodi raccontati nel libro L’assedio del sociale – Il Terzo settore tra criminalità, mercato e politica, a cura di Antonio Vesco e Gianni Belloni (Mimesis, 2024). Il testo è un’inchiesta sociale sulle criticità della cooperazione sociale e del Terzo settore alla luce di come vengono presentate dai media negli ultimi anni. A partire dalle inchieste di Mafia Capitale fino all’incredibile vicenda che ha coinvolto Mimmo Lucano. Ma è tutto fuorché un atto di accusa. È, al contrario, un modo per indagare i motivi per cui la criminalità abbia potuto in alcuni casi infilarsi nelle reti del Terzo settore. Per evidenziare le responsabilità della politica e del comparto economico e finanziario. E per trovare una via di uscita.

Lo stigma morale sul Terzo settore e la difficoltà di accesso al credito

Il libro è un lavoro collettivo, coordinato da Vesco e Belloni, che si avvale del lavoro di diversi esperti. E si divide in due parti. Nella prima si indagano, attraverso l’analisi quantitativa dei dati, il rapporto tra Terzo settore e sistema bancario. E quello tra Terzo settore e reati economici. Nella seconda parte, invece, si fa un lavoro etnografico. E si affrontano sul campo due casi studio: la Campania e il Veneto. Qui si cerca di fare emergere affinità e divergenze tra i modi in cui l’illegalità si fa spazio nella cooperazione sociale. E quello che emerge è che queste dinamiche non possono essere comprese, e quindi affrontate, senza tenere insieme le relazioni tra comparto bancario, potere politico e amministrazioni pubbliche, nella gestione dei servizi che sono poi affidati al Terzo settore.

Cominciamo dalla prima parte, dove si affrontano i temi relativi alle banche. E si scopre come, anche se negli ultimi anni il denaro erogato al sociale è aumentato, permangono enormi difficoltà nell’accesso al credito. Soprattutto per lo stigma che ha colpito il Terzo settore. «Interfacciarsi con le banche può essere difficile, faticoso, dispendioso, quando non impossibile. A tratti anche umiliante, soprattutto laddove si generano dinamiche di etichettamento e di giudizio morale», scrivono gli autori. I quali, per trovare una soluzione, propongono quindi un rovesciamento di paradigma. Invece di rendere difficile l’accesso al credito per timore di finanziare la criminalità, perché non sono le banche stesse a implementare strategie per contrastare le infiltrazioni?

La necessità di liberare il Terzo settore dall’assedio del profitto

Quanto detto sopra emerge come tema fondamentale anche nella seconda parte del libro, dedicata ai casi studio sulle infiltrazioni criminali in Campania e in Veneto. Dove si analizzano due forme di criminalità dalle differenti sfumature. In buona sostanza, in Campania emerge il ruolo della classica criminalità organizzata. In stretta correlazione con il potere politico ed elettorale, si manifesta come presenza mafiosa nei territori presi in esame. Mentre nel Nordest si tratta invece della famosa zona grigia in cui si agitano quelle pratiche opache e illegali che, ancora una volta, tengono insieme il mondo imprenditoriale e quello politico. Il tutto al netto della sempre più evidente e pervasiva presenza della criminalità organizzata anche in questi territori. 

In conclusione, quello che pare evidente è la necessità del Terzo settore di uscire dal circolo vizioso neoliberale in cui è stato costretto. Fin dall’inizio, quando per l’accesso al credito deve sottostare a logiche mercantili e competitive, le quali a loro volta spalancano varchi e voragini alle infiltrazioni criminali. Lungo il percorso, quando si è costretti a interfacciarsi alla relazione incestuosa tra potere politico-elettorale e potere criminale. E alla fine, quando lo stigma morale dell’illegalità ricade tutto sul Terzo settore stesso, cui si chiede di essere «buono» per grazia ricevuta. Ecco perché, per liberare la cooperazione sociale dalle etichette, dalle infiltrazioni criminali, e soprattutto dall’assedio del profitto a tutti i costi in cui è stato precipitato, servirebbe cambiare il sistema all’interno del quale agisce.


Antonio Vesco e Gianni Belloni saranno a FestiValori giovedì 17 ottobre per presentare il libro “L’assedio del sociale. Il Terzo settore tra criminalità, mercato e politica” insieme alla giornalista Giulia Bondi.