Top 200 – multinazionali e finanza casinò [guest post]
di Francuccio Gesualdi – Centro Nuovo Modello di Sviluppo* Un tempo le nostre vite dipendevano dalle decisioni dei re, degli imperatori, dei feudatari. Oggi dipendono da ...
di Francuccio Gesualdi – Centro Nuovo Modello di Sviluppo*
Un tempo le nostre vite dipendevano dalle decisioni dei re, degli imperatori, dei feudatari. Oggi dipendono da quelle delle multinazionali. Sono loro, infatti, che decidono se dobbiamo avere un lavoro o rimanere disoccupati, se dobbiamo curarci a buon mercato o a prezzi proibitivi, se dobbiamo mangiare cibi sani o geneticamente modificati, se dobbiamo avere un’informazione di qualità o notizie distorte, se potremo o non potremo avere un futuro.
Tecnicamente le multinazionali sono imprese che operano a livello planetario tramite una struttura organizzativa che si avvale della presenza in più paesi. Nel complesso i gruppi multinazionali sono 82.000 per un totale di 810.000 filiali. (1)
I loro dipendenti sono 80 milioni pari al 4% della forza lavoro mondiale. Con un valore netto della produzione stimato in 16mila miliardi di dollari, contribuiscono al 25% del prodotto lordo mondiale, mentre controllano due terzi di tutto il commercio mondiale di beni e servizi. (2)
Ma parlare di multinazionali è come parlare di mammiferi. Qualsiasi animale dotato di utero e mammelle ricade in questa categoria, ma fra il topolino e l’elefante c’è una bella differenza. In effetti le prime 200 multinazionali, ( 0,02% del totale) contribuiscono da sole al 23% del fatturato complessivo di tutte le multinazionali.
Lo rivela Top 200 il dossier curato dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo sulle prime 200 multinazionali al mondo.
Benché ai primi posti compaiano essenzialmente imprese petrolifere, il settore che contribuisce maggiormente al fatturato delle prime 200 è quello finanziario, col 23%. Un complesso di 54 gruppi fra cui compaiono Axa, Allianz, Assicurazioni Generali, ING Group, BNP Paribas, Deutsche Bank, Unicredit, Intesa San Paolo. Formalmente società assicuratrici e bancarie, di fatto protagonisti finanziari con attività diramate in ogni direzione, comprese le operazioni speculative come si “conviene” ad ogni soggetto che raccoglie ingenti quantità di risparmio collettivo.
Un settore che dopo il tonfo del 2008, è tornato a fare profitti da capogiro. Nel 2011, limitatamente agli Stati Uniti, sono stati150 miliardi , il 19% in più di quelli realizzati nel 2010.(3)
E mentre la decisione del governo spagnolo di iniettare in Bankia 19 miliardi di euro, rivela che il salvataggio delle banche è tutt’altro che concluso, la perdita di 2 miliardi di dollari da parte di JP Morgan, su una scommessa non indovinata, rivela che le banche sono tornate a gestire i nostri soldi stile casinò, ammesso che abbiano mai smesso.
Top 200 mette in evidenza anche l’ampio ricorso ai paradisi fiscali e il ruolo centrale giocato dalla finanza all’interno della struttura produttiva mondiale: 50 gruppi finanziari controllano il 40% della proprietà delle prime 43.000 multinazionali, in analogia sorprendente col fatto che l’1% della popolazione mondiale possiede il 44% dell’intero patrimonio mondiale.(4)
Top 200 è scaricabile a questo link.
(2) Unctad, World Investment Report 2011
(3) Fortune, Maggio 2012
(4) Credit Suisse, Global Wealth Report 2011
* Francuccio Gesualdi è da vent’anni impegnato con il Centro Nuovo Modello di Sviluppo in una preziosa attività di ricerca: offrire alle persone gli strumenti per opporsi alle ingiustizie sociali, economiche ed ambientali a partire dai piccoli gesti quotidiani.
Con questo spirito è stata prodotta la “Guida al consumo critico” ed una serie di altri strumenti editoriali e di approfondimento utili a cambiare le cose partendo proprio dai nostri stili di vita.