La transizione ecologica deve essere etica
Il caso dei parchi eolici in Norvegia è emblematico: per lo sviluppo delle rinnovabili e la transizione ecologica serve un approccio etico
La battaglia contro i cambiamenti climatici rappresenta una priorità, ma la transizione ecologica che dobbiamo effettuare per affrancarci dalle fonti più inquinanti – carbone, petrolio e gas – non può scavalcare i diritti. Questo vale per ogni tipo di alternativa immaginabile ai combustibili fossili: si tratti di idroelettrico, eolico o solare.
L’appello al 22esimo Forum delle popolazioni autoctone delle Nazioni Unite
È per questo che la dimensione ecologica e climatica non può rappresentare l’unico fattore in gioco nel momento in cui i governi o soggetti privati decidono di investire in un progetto. A ricordarlo sono stati i rappresentanti delle popolazioni autoctone di tutto il mondo, riuniti a New York per il 22esimo Forum delle Nazioni Unite, dedicato quest’anno al tema dei “Popoli autoctoni, salute umana, salute del Pianeta e dei territori, cambiamenti climatici: un approccio fondato sui diritti”.
Salvare il clima della Terra effettuando una transizione giusta, equa, inclusiva, che possa non soltanto scongiurare la minaccia di un riscaldamento globale fuori controllo ma anche indicarci un nuovo modello di sviluppo, è possibile.
E i Paesi ricchi del mondo, che già sono i maggiori responsabili delle emissioni di gas ad effetto serra, non devono dar vita a quello che nella metropoli americana è stato definito “colonialismo verde”. In altre parole: l’accaparramento di terre ancestrali allo scopo di costruire parchi eolici o solari, senza il consenso delle popolazioni indigene.
Il caso dei due parchi eolici in Norvegia
Un caso emblematico è quello che ha visto protagonista l’attivista per il clima svedese Greta Thunberg, che ha partecipato a manifestazioni di protesta in Norvegia contro due parchi eolici che hanno contaminato un ecosistema vitale per le renne.
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I progetti in questione, nell’ottobre del 2021, sono stati dichiarati illegali dalla Corte suprema norvegese, poiché costruiti in violazione dei diritti dei popoli autoctoni lapponi e contravvenendo al Patto internazionale delle Nazioni Unite sui diritti civili e politici. Si tratta di una questione centrale, anche perché le popolazioni autoctone garantiscono la preservazione dell’80% della biodiversità presente sulla Terra.
Serve, dunque, un approccio che non guardi soltanto alla sostenibilità ma all’etica. Un progetto sostenibile dal punto di vista climatico non può essere etico se non rispetta anche i diritti di chi ne viene coinvolto, se non è gestito attraverso una governance trasparente e rispettosa delle leggi, e se il suo sviluppo altera gli equilibri ecologici.