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Cerchiamo di ricapitolare le notizie degli ultimi giorni. La banca ha creato un buco da miliardi di euro con operazioni decisamente poco chiare, su cui ...

Cerchiamo di ricapitolare le notizie degli ultimi giorni.
La banca ha creato un buco da miliardi di euro con operazioni decisamente poco chiare, su cui le autorità di vigilanza stanno ora cercando di fare luce. Molte di queste operazioni si riferiscono a derivati, usati sia come scommesse sia forse nel tentativo di coprire delle perdite pregresse.
Non solo operazioni al limite della legalità, ma anche forti sospetti e accuse di crimini che vanno dalla frode fiscale al riciclaggio alla manipolazione dei mercati. Negli anni queste ed altre operazioni potrebbero avere creato per la banca un buco forse superiore ai 10 miliardi di euro.
Negli scorsi giorni la polizia si è mossa con operazioni a tappeto nelle sedi della banca, nel tentativo di trovare materiali che possano comprovare le accuse e soprattutto il diretto coinvolgimento dei massimi vertici e non solo di qualche dirigente che avrebbe agito in modo isolato. Mentre le inchieste vanno avanti, si parla ormai apertamente della necessità di una forte “ristrutturazione”, vale a dire del possibile licenziamento di centinaia, forse migliaia di lavoratori, che saranno quelli che alla fine rischiano di pagare il conto più alto.
Ormai avrete capito tutti di chi stiamo parlando, vero? O forse no.
La banca in questione è la “virtuosa” Deutsche Bank, nella “virtuosa” Germania. A dicembre 2012 circa 500 agenti eseguono una perquisizione negli uffici centrali di Francoforte e in alcune sedi periferiche. La giustizia tedesca cerca di fare luce sulle operazioni in derivati e di “finanza creativa” dell’istituto. Negli USA, la banca ha già patteggiato somme decisamente elevate per accuse legate a frodi fiscali e attività speculative. Dalla Financial Services Authority inglese a Banca d’Italia, la Deutsche è in questo momento per lo meno un’osservata speciale.
Solo un altro esempio di qualche “mela marcia” in un sistema onesto, solido e virtuoso? Come parliamo di poche mele marce in Monte Paschi, senza mettere in discussione il sistema bancario italiano? Come avremmo potuto parlare di poche mele marce nella Barclays o nelle diverse altre banche coinvolte nella manipolazione del Libor, un tasso a cui sono legati i mutui di milioni di cittadini? E perché non delle poche mele marce nell’HSBC, che poche settimane fa paga circa due miliardi di dollari per chiudere una vicenda di sospetto riciclaggio dei proventi dei cartelli della droga messicani? O delle “poche mele marce” e dei “singoli casi isolati” di crimini, frodi e scandali che quasi quotidianamente spuntano fuori nel mondo finanziario?
Per carità, nella faccenda Monte Paschi rimangono responsabilità penali ben precise da accertare e su cui fare piena chiarezza. Intrecci perversi tra finanza, politica e affari, comportamenti a dire poco avventati. Nessuno intende sminuire questi aspetti. Ma è meno della punta dell’iceberg. E’ il sistema finanziario nel suo insieme, tranne poche eccezioni, a utilizzare quotidianamente operazioni al limite o ben oltre il limite della legalità. Spesso in quella gigantesca zona grigia della finanza internazionale in cui le singole legislazioni nazionali non riescono ad arrivare.
Lo scorso 28 gennaio Banca d’Italia diffonde un comunicato stampa sulla vicenda Monte Paschi, per insistere sull’efficacia della vigilanza e dei controlli e sulla solidità del sistema bancario. A pagina 2 si parla del derivato “Santorini”, e si legge che

[…] la Banca d’Italia decide nel novembre del 2011 di sottoporre la questione a specifici approfondimenti contabili in collaborazione con le altre Autorità di settore anche al fine di predisporre una nota di chiarimenti all’intero sistema bancario. Attesa la natura particolarmente complessa delle operazioni, si è aperta una discussione non ancora conclusa.

Non potrebbe essere più chiaro di così. L’ente preposto a sorvegliare le banche decide di capire com’è fatto uno specifico prodotto finanziario. A novembre 2011 coinvolge tutte le autorità preposte al controllo e alla vigilanza. A gennaio 2013 la candida ammissione: è troppo complicato, ci siamo messi tutti li intorno al tavolo, ma in più di un anno non siamo riusciti a capire cosa accidenti stesse maneggiando Monte Paschi. Questi sono i comunicati stampa dell’ente preposto alla vigilanza e che dovrebbero rassicurarci, mentre prodotti del tutto simili, o forse anche peggiori, continuano allegramente a circolare all’interno del nostro sistema bancario.
Più che d’accordo nell’andare a fondo della vicenda Monte Paschi. Ma se alzassimo lo sguardo oltre le nostre beghe di condominio in campagna elettorale, forse si capirebbe che la questione è un filino più ampia. D’accordo, un giocatore bara. Ma se poi si scopre che è la gran parte dei giocatori a barare, e che stanno giocando con i nostri soldi e le nostre vite, forse bisognerebbe partire dalla considerazione che l’intero gioco è una follia e che è l’insieme delle sue regole che va rimesso profondamente in discussione.