Donald Trump nomina alla Sec un sostenitore delle criptovalute
A sostituire alla Sec Gary Gensler, «la criptonite dei cryptobro», andrà Paul Atkins, noto sostenitore delle criptovalute
Il 4 dicembre scorso Donald Trump ha fatto l’annuncio tanto atteso dalla community che ruota attorno al mondo delle criptovalute. Andando probabilmente oltre le aspettative degli stessi cryptobro. Il presidente eletto degli Stati Uniti ha infatti detto che intende nominare un grandissimo fan delle criptovalute come Paul Atkins a presidente della Sec (Securities and Exchange Commission), l’organismo di vigilanza sui mercati azionari americani. La Consob statunitense per intenderci.
Nel fare il suo annuncio, il prossimo presidente degli Stati Uniti ha affermato che Paul Atkins è un «leader comprovato per le normative di buonsenso». Poi, sul suo social Truth, Donald Trump ha proseguito così: «Crede nella promessa di mercati dei capitali solidi e innovativi che rispondano alle esigenze degli investitori. E che forniscano capitale per rendere la nostra economia la migliore al mondo. Riconosce inoltre che le attività digitali e altre innovazioni sono fondamentali per rendere l’America più grande che mai».
Perché i cryptobro vogliono la testa di Gary Gensler?
La Sec è la commissione che si occupa della vigilanza sui mercati azionari e sugli strumenti finanziari. E poco meno di un anno fa ha approvato l’Etf (Exchange-traded fund) sui bitcoin. Un fondo indicizzato che consente agli investitori di trarre profitto dall’andamento del prezzo del bitcoin senza investire direttamente il proprio denaro nella valuta. Ma, nonostante questa notevole apertura, la comunità crypto non dimentica l’atteggiamento ostile mostrato dalla Sec nel corso degli anni. Compreso l’attuale presidente Gary Gensler, che guida l’organismo di vigilanza dal 2021
Gensler si è scontrato infatti con il settore finanziario in generale. Firmando più di 40 regolamenti volti a rafforzare la trasparenza, ridurre i rischi ed eliminare i conflitti di interesse a Wall Street. E soprattutto è intervenuto sul mondo crypto, con l’intento dichiarato di tutelare gli investitori. Ha inoltre citato in giudizio diverse piattaforme di gestione delle criptovalute a suo avviso colpevoli di violare le regole della Sec. Tanto che è stato definito «la criptonite dei cryptobro». Per questo, oltre alla comunità finanziaria, anche la comunità crypto ha chiesto la sua testa direttamente a Trump. A quanto pare saranno accontentati. E il legame tra criptovalute e politica si farà sempre più stretto.
Chi è Paul Atkins. E perché la comunità delle criptovalute esulta per la sua nomina alla Sec
Il suo successore in pectore Paul Atkins invece è fondatore e amministratore delegato di Patomak Global Partners, una società di consulenza. Inoltre è stato già commissario della Sec dal 2002 al 2008, sotto George W. Bush. E poi ha fatto parte del team di transizione di Trump nel 2016. Dal 2017 è co-presidente della Token Alliance della Digital Chamber, e negli anni ha ampliato le sue competenze nel settore delle risorse digitali. Qualche mese fa aveva dichiarato: «Se la Sec fosse più accomodante e trattasse in modo diretto con l’industria delle criptovalute, sarebbe meglio per gli Stati Uniti».
Quasi un manifesto per la sua futura presidenza. E infatti adesso la comunità delle criptovalute statunitense esulta. Dopo aver investito tempo e denaro in favore dell’elezione di Trump. E in generale per promuovere l’ingresso delle criptovalute nei gangli del potere americano, anche attraverso l’elezione di deputate e deputati disponibili a fare proprie le battaglie sulle valute virtuali. Ecco che ora avranno con tutta probabilità un prezioso alleato a capo dell’organismo di controllo dei mercati azionari. Ma questo rischia di avere pesanti conseguenze.
Il bitcoin fa un nuovo record, ma non è tutto ora quello che luccica
I crypto-elettori di Trump hanno evidentemente letto in questo annuncio il primo passo verso la realizzazione delle sue promesse elettorali. Il che ha scatenato nella notte tra il 4 e il 5 dicembre, ora italiana, una nuova fiammata sul prezzo del bitcoin che ha superato per la prima volta i 100.000 dollari. Un nuovo record che certamente è da legare all’elezione di Trump e alle sue prime decisioni. Tra cui la nomina di Atkins. Ma che si innesta sulla corsa al rialzo già avviata con l’approvazione degli Etf da parte della Sec prima. E con il nuovo halving (dimezzamento delle ricompense riconosciute ai miner) poi.
Stiamo dunque attraversando un momento delicatissimo che potrebbe indurre gli investitori meno avveduti, e che conoscono poco le dinamiche legate al bitcoin e alle criptovalute, a incorrere nella Fomo (Fear Of Missing Out). Ovvero a investire anche ingenti somme di denaro per la paura di rimanere esclusi da un affare particolarmente ghiotto. Mentre è proprio in fasi di forte rialzo come questo che diventa elevatissimo il rischio di vedere i propri capitali perdere di valore. O addirittura di incorrere in iniziative del tutto inconsistenti. Per non dire truffaldine.