L’Unione europea annacqua anche le regole sulle emissioni dell’automotive

Le istituzioni europee accontentano le lobby dell’automotive e rendono molto più semplice rispettare i limiti sulle emissioni per questo triennio

Ridurre le emissioni dell'automotive è essenziale per centrare gli obiettivi climatici europei © GiorgioMorara/iStockPhoto

Meno regole, meno vincoli, più tempo per adeguarsi. Dopo meno di un anno dalle ultime elezioni europee e sei mesi scarsi dall’insediamento della seconda Commissione guidata da Ursula von der Leyen, sembra ormai piuttosto chiaro che l’orientamento delle istituzioni dell’Unione sia questo. Soprattutto quando sono in ballo le regolamentazioni sulla sostenibilità. Le stesse che sono state faticosamente scritte, discusse, emendate e approvate magari pochi mesi prima. L’ultimo capitolo in ordine di tempo è quello delle regole sulle emissioni di CO2 dell’automotive.

Come cambiano le regole sulle emissioni di CO2 dell’automotive

Il regolamento europeo 2019/631 stabilisce la tabella di marcia per la riduzione delle emissioni di CO2 dell’automotive. Un percorso fondamentale per centrare gli obiettivi climatici dell’Unione. In Europa il settore dei trasporti genera circa un quarto della CO2 ed è l’unico ad aver peggiorato il proprio impatto sul clima negli ultimi decenni, con un +33,5% di emissioni tra il 1990 e il 2019. Il trasporto stradale è responsabile della stragrande maggioranza di questi gas serra: il 71,7%.

Il regolamento, dunque, impone un calo progressivo delle emissioni medie di auto e furgoni nuovi rispetto ai livelli del 2021. Si parte con un meno 15% tra il 2025 e il 2029, per poi passare al meno 55% per le auto e meno 50% per i furgoni tra il 2030 e il 2034 e, infine, arrivare alle emissioni zero a partire dal 2035. Chi non rispetta questi limiti va incontro a sanzioni salate: 95 euro per ogni grammo di CO2 eccedente per veicolo venduto.

La Commissione, però, ha deciso di concedere più flessibilità alle case automobilistiche. L’obiettivo per gli anni 2025, 2026 e 2027 resta sempre lo stesso, ma va rispettato come media sull’intero triennio e non più su base annuale. Così facendo, si “perdonano” eventuali sforamenti temporanei. Il Parlamento europeo ha accordato la procedura d’urgenza, per poi dare il suo benestare alla proposta lo scorso 8 maggio. 458 i voti a favore, 101 quelli contrari e 14 le astensioni. Manca solo l’ok del Consiglio, che ha già adottato lo stesso testo: sarà quindi una formalità.

Un favore all’industria che rischia di rallentare la transizione ecologica dell’auto

La testata Politico descrive questa notizia come una vittoria delle lobby. D’altra parte, lo scorso anno Luca de Meo – Ceo di Renault ed ex-numero uno di Acea, Associazione dei costruttori europei di automobili – paventava conseguenze drammatiche in termini di costi: «Ci costerà risorse, dovremo abbassare il prezzo delle auto elettriche e fare sconti, distruggendo il valore residuo [dell’auto]». Sempre secondo l’industria, le multe rischiavano di arrivare a uno stratosferico totale di 15 miliardi di euro. Tutto questo avendo anche a che fare con la concorrenza cinese e lo spettro dei dazi statunitensi.

Preoccupazioni esagerate, a detta delle ong ambientaliste. Transport & Environment fa notare che le case automobilistiche del Vecchio Continente, nel primo trimestre del 2025, hanno incrementato del 45% le vendite di auto elettriche rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. «È ironico che l’Unione europea stia rinviando gli obiettivi sulle emissioni per l’automotive proprio mentre le vendite di auto elettriche stanno decollando», afferma Lucien Mathieu. «Il boom è merito dei nuovi modelli, più accessibili, che i costruttori hanno lanciato per rispettare gli obiettivi originari dell’Unione. Questo rinvio permetterà all’industria di rallentare il ritmo nella diffusione dei veicoli elettrici e, al tempo stesso, di ridurre gli investimenti». In altre parole, sarebbe un «regalo non necessario» e potenzialmente controproducente, perché rallentare il passo della transizione ecologica dell’auto significa cedere quote di mercato alla Cina.

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