Pornografia, truffe, casinò: i segreti che affondano Worldline
Un’inchiesta di Mediapart porta al crollo in Borsa del colosso dei pagamenti online francese Worldline. E forse alla sua chiusura
Con tutta probabilità c’è più di una serie di affari illeciti dietro il crollo in Borsa di Worldline, la fintech francese che fino a qualche settimana fa era tra i leader europei dei pagamenti online, con oltre 500 miliardi di euro di transazioni gestite ogni anno. E le cui azioni sono drasticamente crollate su tutti i mercati azionari a seguito dell’inchiesta Dirty Payments. Un’indagine condotta da ventuno testate giornalistiche della rete European Investigative Collaborations (Eic), tra cui i francesi di Mediapart.
Le azioni di Worldline dal giorno della pubblicazione hanno perso oltre un terzo del loro valore, mettendo a serio rischio la tenuta del gruppo. Ma la storia del crollo parte da lontano. Per capirci, come scrive il Corriere della Sera, nel 2021 il prezzo delle azioni di Worldline a Parigi aveva toccato gli 85 euro. Per una capitalizzazione in Borsa di oltre 23 miliardi. Mentre oggi le sue azioni valgono circa 3,7 euro. Il 95% in meno. Per una capitalizzazione di poco superiore al miliardo. Cosa sia successo in questi anni lo racconta alla perfezione l’inchiesta giornalistica.
Truffe, pornografia e casinò illegali: il denaro sporco nei pagamenti online
L’inchiesta Dirty Payments è stata condotta da Mediapart e da altri 20 media globali. E dimostra come «per dieci anni e in totale impunità» Worldline abbia gestito pagamenti fraudolenti o non etici per conto dei peggiori personaggi dell’e-commerce: truffatori online, casinò illegali, loschi gruppi pornografici e siti web di prostituzione. Dall’indagine emerge come il gruppo fintech abbia «consapevolmente ignorato le pratiche fraudolente dei suoi clienti ad alto rischio (coinvolti in attività sessuali, casinò, beni e servizi digitali). Particolarmente esposti al rischio di frode e riciclaggio di denaro».
Per aumentare i profitti e il valore delle loro azioni, i dirigenti di Worldline hanno puntato su siti web poco trasparenti che offrivano rendimenti straordinari. Senza minimamente curarsi del tipo di attività che incoraggiavano. Come spiega l’inchiesta Dirty Payments, un trader online standard generalmente paga meno del 5% di commissioni su ogni pagamento all’operatore che gestisce le sue transazioni. In Worldline, oltre 580 commercianti online identificati nell’indagine pagavano invece commissioni superiori al 5%. E almeno 350 di loro superiori al 10%. E questo, spiegano i giornalisti, «è un chiaro indicatore di un sistema fraudolento».
«A dirigere Worldline c’era la crème dell’élite francese»
Il problema è che su Worldline si erano già posati gli occhi degli inquirenti. E diverse inchieste delle magistrature tedesche avevano già messo alle strette il gruppo fintech. Tanto che, nell’ottobre del 2023, il prezzo delle sue azioni crollò del 59% in solo giorno sulla Borsa di Parigi. Fino a che a dicembre dello stesso anno Worldline fu addirittura estromessa dal Cac 40, l’indice azionario francese. Ma l’inchiesta Dirty Payments dimostra come, nonostante le inchieste in corso, questo sistema fraudolento sia continuato fino a oggi.
E forse non è un caso, come scrive Mediapart, che negli anni «a dirigere Worldline c’era la crème dell’élite francese». Tra cui ex ministri e alti papaveri della politica transalpina. Oltre al colosso bancario Crédit Agricole, che dal 2024 deteneva il 7% del gruppo. Affiancandosi alla Borsa di Zurigo Six Swiss Exchange (10,5%) e alla banca pubblica BipFrance (5%). Ora, come scrive Les Echos, il principale quotidiano economico francese, «quest’ultimo colpo getta dubbi sul futuro di Worldline».
La causa è sicuramente la dissennata e fraudolenta gestione del gruppo fintech portata a galla dall’inchiesta giornalistica. Ma, come ricorda il Corriere della Sera, il tutto si inserisce in un cambiamento di prospettiva generale. Con la tendenza di mercato che vede l’allontanamento dai gestori di pagamento tradizionali «a tutto vantaggio dei colossi fintech, come PayPal. O delle big tech come Apple, Google e Amazon». Intorno a Worldline, insomma, si sta combattendo una battaglia che va ben oltre truffe, pornografia e casinò illegali.
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