Debiti e deficit: perché l’Europa deve cambiare le regole
Un'altra politica economica è possibile: la ripresa post-pandemia lo dimostra. Le proposte di Finance Watch per non tornare al rigorismo
Sono innumerevoli le critiche arrivate negli ultimi anni ai meccanismi europei di gestione dei deficit e dei debiti pubblici. Regole estremamente penalizzanti per gli Stati, e per quelli più deboli in particolare; misure a “taglia unica” che non tengono conto delle diversità tra i 27 Paesi dell’Unione europea; norme puramente tecniche che non guardano ai motivi – che siano sociali, economici o di altra natura – che possono portare uno Stato a contrarre debito; e molte altre ancora.
Per anni tali critiche e le ripetute richieste di revisione di tali regole o per lo meno di una maggiore elasticità nell’applicarle, sono rimaste inascoltate. La situazione di recente è cambiata radicalmente quando, in seguito all’esplosione della pandemia e ai conseguenti pesanti impatti sull’economia, sono state concesse moratorie e deroghe alla loro applicazione.
Modificare il famigerato rapporto debito/PIL
Tali critiche e considerazioni hanno probabilmente pesato nella decisione della Commissione di aprire una consultazione sulla riforma della governance europea. Alla quale ha risposto anche Finance Watch, con un documento contenente diverse proposte di riforma.
Le principali riguardano:
1. la necessità di modificare il famigerato rapporto debito/PIL, portandolo dal 60 al 90 o al 100%. Si propone inoltre di rivedere l’ambito di applicazione di tale parametro. Includendo unicamente la quota di debito detenuta sui mercati, ovvero al netto di quello detenuto dalla Banca Centrale Europea e dal meccanismo europeo di stabilità;
2. il miglioramento del monitoraggio dei fattori di insostenibilità del debito. Bisognerebbe prima di tutto ampliare le analisi di sostenibilità del debito per ogni Paese. Alcuni fattori di rischio, primi tra tutti quelli legati al clima, andrebbero considerati molto più di quanto non avvenga attualmente;
3. la modifica delle attuali regole che impongono percorsi di riduzione del debito impossibili da seguire, in particolare per le nazioni in maggiore difficoltà. Tali regole, oggi identiche per tutti i 27 Paesi membri, andrebbero sostituite con percorsi specifici per ogni Paese;
Le altre proposte di Finance Watch per riformare la governance europea
4. la revisione delle regole sugli investimenti, escludendo quelli netti (almeno fino a una certa soglia) dal computo del deficit di ogni Paese. Più in generale andrebbero distinte le spese una tantum, quelle cicliche e gli investimenti all’interno del sistema di regole sul deficit;
5. la creazione piani nazionali di riforma e investimento unici. E la concessione ai governi di nuova formazione di presentare un elenco di spese strategiche (e investimenti che superano la soglia di cui sopra) da escludere dai loro massimali di spesa;
6. l’espansione del mandato e dei compiti delle Indipdendent Fiscal Institutions (IFI). Ciò per produrre in particolare delle analisi di sostenibilità del debito specifiche per ogni Paese e un monitoraggio della qualità della spesa pubblica;
7. la possibilità di interventi di stabilizzazione su scala europea, da attivare assieme alla clausola di salvaguardia generale. Tale percorso deve andare di pari passo con la creazione di uno strumento di investimento permanente per progetti di comune interesse dei Paesi dell’Ue.
La pandemia ha dimostrato che un’altra politica economica è possibile
Queste e altre proposte permetterebbero un deciso cambio di rotta nella possibilità per i singoli Stati, e per l’Ue nel suo insieme, di attuare misure di politica economica nell’interesse dei propri cittadini. Come accennato, per anni le normative su debito e deficit sono sembrate scritte nella roccia e immutabili. Ciò malgrado la difficilissima situazione vissuta da alcuni Paesi europei. Le moratorie e la sospensione delle stesse regole in seguito alla pandemia hanno mostrato invece che, se c’è la volontà politica, le cose possono essere fatte diversamente. Ora che l’economia è ripartita c’è chi chiede di tornare allo status quo precedente, chiudendo a ogni possibilità di future ulteriori deroghe o moratorie.
All’opposto, c’è chi sostiene che l’esperienza degli ultimi due anni ha mostrato che un diverso indirizzo di politica economica è possibile. E che questa è l’occasione per una profonda revisione della governance economica europea. Il documento di Finance Watch va in questa direzione. Non solo illustrando perché tale revisione va fatta. Ma fornendo un elenco delle principali misure da mettere in campo per realizzarla. Per affrontare le sfide del prossimo futuro, dai necessari investimenti per contrastare i cambiamenti climatici alle questioni sociali e legate alle diseguaglianze, un tale profondo cambio di rotta appare tanto urgente quanto necessario.