Il clima minaccia già 3,5 miliardi di persone
Pubblicata la seconda parte del Sesto rapporto dell'Ipcc sui cambiamenti climatici: “Il mondo è impreparato”
La speranza è che la voce della scienza, almeno stavolta, non rimanga inascoltata. Mentre gli occhi del mondo sono puntati sulla guerra tra Russia e Ucraina, l’Ipcc, il Gruppo di esperti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, ha pubblicato la seconda parte del suo Sesto rapporto sui cambiamenti climatici.
Il documento ribadisce, per l’ennesima volta, la necessità di agire in modo drastico e immediato per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra. E avverte: «Se la temperatura media globale supererà i 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali, in alcune regioni del mondo sarà impossibile garantire uno sviluppo resiliente di fronte ai cambiamenti climatici».
L’importanza di non superare la soglia degli 1,5 gradi
Più in generale, secondo l’Ipcc la natura e l’intera umanità sono e saranno sempre più in pericolo. Il riscaldamento globale porterà infatti con sé mancanze di acqua e cibo, povertà, fame, migrazioni e conflitti. E se il limite dei 2 gradi centigradi rappresenta una soglia spartiacque tra una situazione di crisi e una di catastrofe climatica, gli scienziati hanno sottolineato anche l’importanza di quello degli 1,5 gradi. Se si supererà tale soglia, infatti, rispondere alle conseguenze del riscaldamento globale diventerà via via sempre più difficile e costoso.
Per saperne di più
L’adattamento, non solo la mitigazione
Fondamentale nella battaglia contro la crisi climatica anche la capacità di adattarsi all’aumento della temperatura media globale
La seconda parte del rapporto dell’Ipcc è infatti dedicata proprio a questo: agli impatti, alle vulnerabilità e al possibile adattamento di fronte al clima che cambia. Una terza ed ultima parte sarà quindi pubblicata ad aprile e si concentrerà sulle soluzioni percorribili per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra. Infine, una sintesi complessiva del documento è prevista per il mese di settembre.
Si tratta, in effetti, di un rapporto estremamente corposo, curato da 270 scienziati che hanno analizzato qualcosa come 34mila studi. E i risultati sono ben più allarmanti rispetto a quelli, già inquietanti, contenuti nel quarto rapporto, pubblicato nel 2014. In particolare, un riassunto preparato per governi e decisori politici – anche in vista della prossima Cop 27 in programma in Egitto nel mese di novembre – sottolinea come il riscaldamento climatico abbia già comportato «effetti negativi generalizzati». E danni irreversibili all’insieme delle società e della natura.
Milioni di persone già oggi subiscono le conseguenze dei cambiamenti climatici
Secondo l’Ipcc milioni di persone sono ormai esposte a problemi di approvvigionamento di cibo. In particolare in Africa, Asia, America centrale e America Latina. Ma anche in alcune piccole isole sperdute nel Pacifico, così come in alcune regioni artiche. Gli eventi meteorologici estremi si moltiplicano provocando un numero crescente di vittime. Emergono nuove malattie e torna a svilupparsi il colera. Nelle città, lo stress termico sta degradando la qualità dell’aria e problemi si riscontrano anche nelle catene di approvvigionamento e nei trasporti.
Pesca, agricoltura, turismo e produttività del lavoro stanno inoltre risentendo di ondate di caldo, siccità, inondazioni e incendi. Per tutto ciò, tra 3,3 e 3,6 miliardi di esseri umani vivono ormai «in contesti fortemente minacciati dai cambiamenti climatici». E secondo l’Ipcc il peggio deve ancora arrivare: a questo punto possiamo solo provare a frenare il disastro, dal momento che siamo già quasi a +1,2 gradi centigradi rispetto all’era pre-industriale. E gli impegni assunti finora dai governi porteranno la temperatura media globale a +2,7 gradi. A patto che tali promesse vengano rispettate.
Preparati all’impatto
I cambiamenti climatici erano già noti quando i nostri nonni non erano nati
La scoperta del fenomeno del riscaldamento globale non è affatto recente
In particolare, fino a 4 miliardi di persone potranno andare incontro a mancanza di acqua se la temperatura raggiungerà i 4 gradi. E tra 800 milioni e 3 miliardi con +2 gradi. In questo secondo scenario, “ottimistico”, 1,4 milioni di bambini subirà problemi di sviluppo già nel 2050 in Africa. E 183 milioni di persone in più patiranno problemi di malnutrizione. In Europa, passando da un’ipotesi di +1,5 gradi ad una di +3 gradi il numero di persone esposte a stress termico è destinato a raddoppiare o triplicare.
L’adattamento operato dai governi è ancora largamente insufficiente
Di fronte a tutto ciò, secondo l’Ipcc l’adattamento operato dai governi è ancora largamente insufficiente. Poiché «la maggior parte delle misure è frammentata, su piccola scala, non completata, concepita sugli impatti attuali e su rischi di breve termine. E focalizzata più sulla pianificazione che sull’implementazione».
«L’aspetto che dobbiamo cercare di leggere come positivo – ha commentato Stephen Cornelius, membro del WWF e dell’Ipcc – è che non tutti gli impatti più estremi sono inevitabili. Con un’azione rapida per abbattere le emissioni, possiamo limitarne la frequenza e la gravità. E aiutare le persone e gli ecosistemi ad adattarsi ad alcuni impatti. La natura può essere nostra alleata e un cuscinetto cruciale, se scegliamo di ripristinarla e proteggerla. I leader mondiali devono prestare attenzione agli avvertimenti lanciati da questo rapporto e mantenere le loro promesse sul clima con maggiori investimenti per costruire la resilienza, abbattendo nel contempo le emissioni per dare possibilità di successo all’adattamento».