Per salvare il clima abbandoniamo il Pil

Il Prodotto interno lordo è un indicatore fuorviante, che cresce anche se alimentato da business estremamente nocivi per il clima

Il Prodotto interno lordo è un indicatore fuorviante. Non è in grado di dirci quale sia il reale stato di salute di un’economia. Né se essa sia capace di garantire il benessere ai cittadini, la diminuzione delle disuguaglianze, il rispetto della natura, dei diritti dei lavoratori e dei principi di giustizia sociale. Il Pil ci fornisce un dato meramente quantitativo: la somma della produzione di una nazione in un periodo di tempo dato, tout court. Senza curarsi di valutarne in alcun modo la qualità.

«Rockets, moon shots
Spend it on the have nots
Money, we make it
Fore we see it you take it»

È per questa ragione che, mentre il mondo deve affrontare la battaglia contro i cambiamenti climatici, il Prodotto interno lordo appare sempre più inadeguato. A spiegarlo, a tre settimane di distanza dalla pubblicazione della prima parte del Sesto rapporto dell’Ipcc (il Gruppo intergovernativo di esperti sul clima delle Nazioni Unite), è stato l’Easac, il Consiglio europeo delle accademie nazionali delle scienze.

«È necessario superare il Pil»

Il 24 agosto, l’organismo ha pubblicato una serie di raccomandazioni indirizzate ai decisori politici. Una delle quali si concentra proprio sulla necessità di superare il Pil: «Un sistema economico basato su di esso non funziona più», ha spiegato il chimico britannico Michael Norton, direttore del programma ambientale dell’Easac. A far aumentare il Pil, infatti sono anche i business legati ai combustibili fossili, agli allevamenti e all’agricoltura intensiva, assieme alla deforestazione e alla pesca intensiva. Tutte attività che pesano enormemente in termini di aumento dei livelli di CO2».

«Inflation no chance
To increase finance
Bills pile up sky high
Send that boy off to die»

È per questo che occorre fondare un nuovo sistema economico rispettoso della natura e in grado di salvaguardare il clima. Effettuando una transizione ecologica in ogni campo, a partire da quelli oggi più nocivi in termini di emissioni di gas ad effetto serra. In questo senso, se le performance economiche degli Stati – e dunque dei governi e, per estensione, delle maggioranze parlamentari che li sostengono – da domani non fossero più calcolate sulla base del Pil, ma di un nuovo indicatore che penalizzi anziché premiare le produzioni climalteranti, per i decisori politici si tratterebbe di un gigantesco incentivo.

Da decenni vengono proposti indicatori alternativi al Pil. È ora che il mondo abbia il coraggio di abbandonare un dato che, come spiegava Bob Kennedy nel 1968, «misura tutto, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta».

Citazione musicale: «Inner City Blues», Marvin Gaye, 1971


Questo articolo è stato pubblicato in 11 anni – storie e approfondimenti sulla crisi climatica, la newsletter che Valori.it invia ogni venerdì. Se vuoi riceverla iscriviti alla newsletter e seleziona “Ambiente” tra i tuoi interessi.