Armi, sull’ampliamento della fabbrica sarda di RWM la Procura chiede il rinvio a giudizio

Chiesto il rinvio a giudizio di vertici e tecnici di RWM e funzionari pubblici che avevano validato l'espansione della fabbrica di bombe a Domusnovas

Domunsnovas, in Sardegna, dove sorge la fabbrica di bombe di RWM © Wikimedia Commons

Dopo la bocciatura del Consiglio di Stato, anche la procura di Cagliari interviene sull’ampliamento della fabbrica di bombe di RWM – la controllata italiana del colosso tedesco delle armi Rheinmetall – a Domusnovas, nel Sulcis Iglesiente. Chiedendo il rinvio a giudizio sia per i vertici dell’azienda, sia per i funzionari comunali che avevano dato il via libera al progetto.

L’affaire dell’ampliamento della fabbrica di bombe sarda

Nel Sulcis Iglesiente, una delle aree più povere d’Italia, RWM Italia produce le bombe che in passato sono state sganciate anche sui civili yemeniti. Fino al 2019, quando il governo guidato da Giuseppe Conte ha revocato in via definitiva le forniture di bombe e missili accordate ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

Dopo questa batosta per il colosso degli armamenti, ben presto ne è arrivata un’altra. Nel 2018 infatti RWM aveva avviato l’iter autorizzativo per espandere lo stabilimento, costituito da un centinaio di fabbricati disseminati su un’area di 80 ettari. Un progetto che la Giunta regionale, con una delibera di gennaio 2019, ha deciso di non assoggettare a VIA (Valutazione di Impatto Ambientale). In un primo momento il TAR le aveva dato ragione. Una coalizione di associazioni (Italia Nostra, Usb Sardegna e Assotzio consumadoris Sardigna onlus) però ha fatto ricorso al Consiglio di Stato. Sostenendo che RWM avesse artificiosamente frazionato le autorizzazioni al fine di aggirare l’obbligo di VIA. E ha vinto. La fabbrica non sarà ampliata.

manifestazione rheinmetall Düsseldorf Lunabonn wikimedia commons
Una manifestazione di protesta contro Rheinmetall a Düsseldorf © Lunabonn/Wikimedia Commons

Chiesto il rinvio a giudizio per i vertici di RWM e i funzionari pubblici

Il 24 marzo 2022 la vicenda si è arricchita di un altro capitolo. La PM Rosella Spano della Procura di Cagliari ha chiesto infatti il rinvio a giudizio di Fabio Sgarzi, amministratore delegato di RWM Italia Spa, del responsabile aziendale per la funzione Fabbricati Lavori e Impianti e di tre tecnici che si erano occupati delle pratiche di ampliamento per conto dell’azienda. Chiede inoltre il rinvio a giudizio dei dirigenti e dei funzionari dei Comuni di Domusnovas e Iglesias che avevano seguito l’iter.

A tutti viene contestato il reato di falso. Ai dirigenti e ai tecnici dell’azienda per aver presentato richieste di autorizzazioni lacunose e irregolari, ai funzionari comunali per averle accettate. Ma, in tutto, gli abusi e le violazioni contestate sono una trentina. L’udienza preliminare è fissata per il 29 giugno 2022 con il GUP Manuela Anzani.

Festeggiano le associazioni ambientaliste

«Il quadro che emerge dal lavoro della Procura è desolante: come abbiamo più volte denunciato la società RWM Italia Spa, negli ultimi anni, ha portato avanti il suo imponente piano di ampliamento della sua fabbrica di esplosivi e ordigni, violando sistematicamente la normativa urbanistica e quella per la tutela della salute e dell’ambiente». È quanto si legge nel comunicato stampa pubblicato dalle associazioni che da tempo si battono per la riconversione della fabbrica di Domusnovas. Anche loro figurano tra le «persone offese».

«Finalmente l’inchiesta della Procura inizia a gettare un po’ di luce su questa situazione scandalosa e inaccettabile e demolisce completamente la narrazione di un’azienda che opera nel rispetto delle leggi e del territorio e della sicurezza delle proprie maestranze», continuano le associazioni. Sottolineando anche che «i responsabili politici non potevano non sapere, anche perché da anni informiamo, documentiamo e contestiamo le discutibili modalità di gestione delle pratiche autorizzative rilasciate per l’ampliamento della fabbrica delle bombe della RWM. Sino ad oggi i responsabili politici e gli stessi sindacati confederali si sono ostinati a negare queste palesi violazioni e a difendere l’indifendibile, da oggi sarà più difficile per loro continuare a negare l’evidenza».