Il feticismo delle squadre di calcio
In un calcio diventato una merce, il valore delle squadre di calcio spesso non è dettato dalle performance sportive
A fine stagione arriva il tempo delle classifiche, sempre uguali, immutabili nel tempo. Se prendiamo in esame i cinque campionati più importanti, in quelle sportive dominano come al solito Real Madrid, Milan, Bayern Monaco, eterne dinastie, affiancate da Psg e Manchester City, nuove sovranità. In quelle economiche non cambia molto. La classifica di The European Elite 2022, report annuale di Football Benchmark che analizza il valore delle migliori 32 squadre europee ci dice che, anche qui, non è cambiato nulla: Manchester United (2,9 miliardi di euro) e Barcellona (2,8) si sono scambiate la seconda e terza posizione. Per il resto al primo posto è stabile il Real (3,2), poi al quarto il Bayern (2,7) seguito da Liverpool (2,6), City (2,5), Chelsea (2,2), Psg (2,1), Tottenham (1,9) e al decimo posto, prima delle italiane, la Juventus (1,6).
Vincono sempre le stesse, o meglio, vincere non serve a nulla in un calcio entrato oramai da anni nella dimensione finanziaria: un business formidabile, indipendente dai risultati ottenuti sul campo. La dimostrazione sta nel fatto che il valore di Barcellona e United, alimentato da storie, narrazioni, brand, posizionamenti, identità, e tutte quelle fastidiose parole tipiche del marketing e non dello sport, non soffra per nulla le loro crisi sul rettangolo verde. O nel fatto che Tottenham e Chelsea siano tra le prime dieci per il valore dell’ecosistema Premier League, e non per quello che hanno fatto in campo.
In generale infatti possiamo dire che, su un valore complessivo dei 32 club di 37 miliardi (in crescita del 10% rispetto ai 33,6 della scorsa stagione, ma non ancora al livello dei 39,7 del 2020, prima della pandemia) quasi la metà (il 42%) sia prodotto da squadre inglesi, che mettono 10 squadre nelle prime 32. Un esempio più concreto è dato dal Milan, che è tornato alla vittoria dopo 11 anni ed è la squadra cresciuta di più (+35%) in questa classifica, ma rimane quindicesima. Dietro l’Arsenal, di fianco a West Ham e Leicester. Per la vittoria in campionato il Milan ha ricevuto dalla Lega 17 milioni, il City ne ha ottenuti dalla Premier 52, quanto l’intero montepremi delle prime tre classificate in Serie A.
Pure la Uefa paga diversamente: 10 milioni a chi arriva primo in Italia, 15 a chi vince in Inghilterra. Come le classifiche sportive in cui dominano sempre le stesse, anche le classifiche finanziarie ci confermano che oramai il pallone è una merce. E gli inglesi sono sempre stati i migliori a vendere le loro merci. E soprattutto, queste classifiche ci confermano che il valore della merce, come raccontava Marx, è dato da un feticismo che nulla ha a che vedere con il loro reale scopo o utilizzo, che nel calcio dovrebbe essere fare un gol più degli avversari e vincere una partita.