Se Parigi nasconde i poveri per le Olimpiadi
La città di Parigi si prepara ad accogliere le Olimpiadi. E, tra le altre cose, caccia migliaia di persone indesiderate
Prima è stata sgomberata con la forza una vecchia fabbrica abbandonata di materiali edili. Un edificio che da anni ospitava come rifugio di fortuna almeno 400 migranti provenienti da Sudan e Ciad che in Francia lavorano ma non possono permettersi una casa. Poi è stato sgomberato un campo rom dove vivevano almeno 700 persone, la maggior parte donne e bambini. Ora tutta questa gente si trova per strada, senza un posto dove andare. La loro colpa? Aver trovato riparo a Parigi. E averlo trovato nelle vicinanze del Villaggio Olimpico che ospiterà gli atleti per le Olimpiadi di Parigi 2024 che si terranno quest’estate tra luglio e agosto.
Quello che sta avvenendo in Francia, secondo un’inchiesta della Reuters, è una vera e propria “pulizia” di migranti, richiedenti asilo e senza tetto, in vista dei Giochi Olimpici. Attivisti, avvocati e lavoratori delle cooperative sociali hanno infatti raccontato all’agenzia che solo quest’anno almeno una sessantina di rifugi per senza casa sono stati sgomberati nel quartiere di Seine-Saint-Denis, dove abitano 1,6 milioni di persone e dove si trova più della metà dei siti olimpici, tra cui appunto il Villaggio Olimpico in costruzione.
Nonostante i dinieghi del governo francese, la correlazione tra sgomberi e Olimpiadi è lampante. Dei 60 edifici sgomberati dalle autorità, ben 32 sorgono nel raggio di due chilometri da un sito olimpico. Questa violentissima dimostrazione di forza ha provocato la messa in strada di almeno 3mila persone, secondo stime al ribasso, tra cui moltissime donne e bambini. E almeno un centinaio di donne incinte. Solo Interlogement93, un’associazione che lotta contro l’esclusione sociale nel quartiere di Saint-Denis, ne ha contate 54. Tutte queste persone ora vagano per strada, senza una casa e senza un tetto sotto cui ripararsi.
Non solo il governo smentisce. Ma i Comitati Olimpici, quello internazionale e quello francese, ovvero gli organizzatori di Parigi2024, continuano a raccontare che le Olimpiadi sono socialmente utili perché almeno il 10% degli appartamenti che sorgeranno nel Villaggio Olimpico dopo la fine dei Giochi saranno riservati alle abitazioni sociali. Ma ovviamente è una presa in giro. Perché è caratteristica dei grandi eventi sportivi provocare devastazioni sociali che vanno a colpire le fasce più deboli della popolazione. E poi non riparare a questi danni.
Le stesse modalità di pulizia etnica le abbiamo infatti ravvisate anche ai Giochi di Barcellona 1992, Sidney 2000, Atene 2004, Londra 2012 e Rio 2016, dove le migliaia di persone che sono state sgomberate, private di un tetto o di un rifugio di emergenza per fare posto a un grande evento sportivo, sono poi rimaste per strada. E se poi è stata data loro una casa, è a decine o centinaia di chilometri di distanza, in altre città o regioni, rompendo quel minimo di tessuto sociale che si era faticosamente creato negli anni. Il tutto per offrire la visione di città pulite, che bruciano di ingiustizia al loro interno ma sono coperte da una scintillante patina di decoro all’esterno.
La verità olimpica giace invece in queste parole. «Non possiamo permetterci che la gente veda bidonville e accampamenti, con le Olimpiadi stiamo vendendo all’estero l’immagine della Francia». Parole dette alla Reuters da un pubblico ministero che lavora al piano dell’impatto sociale delle Olimpiadi a Saint-Denis. Parole che echeggiano sinistramente quelle pronunciate dal generale Jorge Videla al momento di costruire un muro a Buenos Aires per nascondere la povertà ai giornalisti stranieri durante i Mondiali di calcio di Argentina 1978, quelli delle torture dei dissidenti e dei desaparecidos. La differenza è che allora l’Argentina era una dittatura fascista, oggi la Francia dovrebbe essere il faro della democrazia europea.