Il Wwf propone una nuova tassonomia, indipendente e innovativa

Il Wwf propone l’Isbt (Independent Science Based Taxonomy), tassonomia fondata su parametri rigorosi e non su valutazioni politiche o lobbistiche

Giovanni Cirone
La necessità di una più rigorosa tassonomia © Sporisevic Photography/Unsplash
Giovanni Cirone
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Il World Wide Fund for Nature (Wwf) lancia una nuova proposta di tassonomia che vuole presentarsi come uno strumento di categorizzazione utile e innovativo. Scevra da interessi contraddittori sui temi di protezione climatica e ambientale, la nuova tassonomia proposta si chiama Isbt (Independent Science Based Taxonomy). E sarà una fonte aperta a molti interlocutori, dalle aziende agli istituti finanziari.

L’iniziativa mira a oggettivare i parametri delle attività economiche indicate come sostenibili. E si fonda su parametri rigorosi e non su valutazioni politiche o lobbistiche. Con Isbt, quindi, si vuole determinare una categorizzazione gratuita, composta da riscontri scientifici inerenti alla salvaguardia climatica e ambientale, e scevra da altre utilità. «Con un chiaro sistema di categorizzazione, gli istituti finanziari possono prendere decisioni informate su dove allocare i propri soldi», spiega infatti il Wwf.

Con la tassonomia, il Wwf prova a contrastare il greenwashing

La piattaforma lanciata dal Wwf – già impegnato in un ricorso contro la decisione della Commissione europea di inserire gas e nucleare in tassonomia – registra l’adesione di molti gruppi. Dalle associazioni della società civile a un variegato fronte accademico. Per tutti vale la necessità di riequilibrare lo strapotere delle tassonomie governative. L’esigenza non scaturisce da un capriccio. A riprova l’incidenza di tanti esecutivi nazionali sulla tassonomia estesa dall’Unione europea, dove il marchio di sostenibilità, ad esempio, viene riconosciuto agli impianti nucleari.

«Le tassonomie – sottolinea ancora il Wwf – possono essere influenzate da considerazioni politiche o da lobby imprenditoriali. Portando all’inclusione di attività non del tutto sostenibili o che addirittura consentono il greenwashing».

La nuova tassonomia del Wwf: organi decisionali e metodo

Al servizio di aziende, istituti finanziari e stakeholder, la nuova tassonomia del Wwf si concretizza dunque come guida scientifica garante di processi decisionali realisticamente sostenibili. La struttura è composta da quattro organi: consiglio, esperti tecnici, segreteria, circolo dei sostenitori. Ferma restando la tassonomia Ue, l’organismo agisce secondo un metodo prestabilito. Di quella classificazione conferma le parti considerate ineccepibili, discostandosi però da quelle scientificamente deboli o non provate.

In questo secondo caso, l’Isbt si propone di raccomandare criteri alternativi. La catalogazione tra scienza e non-scienza è disposta su tre livelli. Il primo: evidentemente scientifico. Il secondo: parzialmente scientifico e, quindi, soggetto a miglioramento. Il terzo: del tutto non scientifico e, dunque, da evitare.

Tra le maglie dei criteri europei sui “danni significativi”

In merito alla tassonomia europea, il Wwf ha posto sotto la lente di ingrandimento i contenuti del Regolamento e del Disclosure Delegated Act. Secondo il primo, senza causare danni significativi ad altri, l’attività economica deve contribuire a raggiungere gli obiettivi ambientali. Mentre il secondo afferma che, per farlo, l’azienda deve determinare il quantum dei ricavi, CapEx (Capital Expenditure) e OpEx (Operational Expenditure), allineato ai criteri di selezione tecnica tassonomica.

«Le società finanziarie – sottolinea però Isbt – riportano solo i Kpi (Key Performance Indicators) di allineamento dei ricavi e delle spese in conto capitale delle loro controparti». Inoltre, precisa come la dicitura «non causare danni significativi» indica che, pur contribuendo ad un obiettivo ambientale, l’azienda non debba danneggiare in modo significativo anche gli altri cinque obiettivi ambientali classificati.

Il database Isbt offre una colonna in più

Ideato per replicare la tassonomia Ue, dunque, il database Isbt segue quella classificazione. Aggiungendo tuttavia una colonna specifica con le proprie raccomandazioni. Inoltre, rende trasparenti e disponibili dati come le referenze dell’esperto e la data della revisione. In testa al database sono poi individuabili le schede in cui si può linkare l’obiettivo ambientale.

Quando la scheda scelta si apre, sulla destra sono tracciate le raccomandazioni Isbt ed i criteri «non causare danni significativi» (Dsnh). Se alcuni criteri nella piattaforma europea non sono stati ancora adottati dalla Commissione, l’Isbt li valuta e ne propone di nuovi. Naturalmente dentro la cornice tassonomica internazionale. Una modalità certo utile, ad esempio, per aggiornare i percorsi di decarbonizzazione al 2050.

Il nocciolo duro: quello politico

Se si pensa che, a oggi, sarebbero più di sessanta i governi all’opera sullo sviluppo di tassonomie, è chiaro quanto il nodo sia agito prevalentemente dall’azione politica. Nella scorsa legislatura del Parlamento europeo, in sede di votazioni sono del resto risultate evidenti le posizioni dei gruppi, da destra a sinistra.  Da allora (luglio di due anni fa) appare ancora parziale l’evoluzione culturale su clima e ambiente da parte di tanti esecutivi.

Secondo uno studio del Diw Berlin, tra i principali istituti di ricerca economica in Germania, solo poche tassonomie sembrano in grado di sostenere un’accettabile transizione verso la neutralità climatica. I percorsi paiono sfocati, spesso abbagliati dall’appeal di prodotti finanziari. Il tutto, ancor peggio, senza obbligo di informative e rendicontazioni per molte tassonomie di finanza sostenibile.

Interessi e lobby, un recente esempio italiano

Come noto agli addetti ai lavori, ogni iniziativa targata Pnrr e Fondo complementare non può prescindere dai contenuti del Manuale operativo sulla tassonomia (Reg. EU 852/2020, art. 17). Dati gli aggiornamenti in merito, recentemente è stata proprio Confitarma, la Confederazione italiana armatori, a smuovere le acque. Con Assiterminal, che rappresenta invece i terminal portuali, ha infatti richiesto e svolto un incontro con i rappresentanti di ben tre dicasteri: il ministero dell’Economia e delle finanze, quello delle Infrastrutture e dei trasporti e quello delle Imprese e del made in Italy.

Tra i punti all’ordine del giorno, Confitarma ha invocato «una corretta interpretazione dei criteri di vaglio tecnico concernenti sia il trasporto marittimo che lo stoccaggio delle merci in porto». Si fa quindi riferimento a navi o infrastrutture portuali dedicate al trasporto e allo stoccaggio di prodotti fossili, incluso il gas naturale liquefatto. «La produzione di Gnl – dicono da Confitarma – è considerata ammissibile dalla tassonomia». Corretto, no?