UK, McDonnell: lo scandalo dell’acqua ai privati
John McDonnell, cancelliere ombra laburista, denuncia un +40% nelle bollette inglesi dell'acqua dalla privatizzazione del settore nel 1989.
Ri-pubblicizzare acqua, energia e ferrovie britanniche.
Il tema irrompe nel dibattito politico inglese grazie al cancelliere ombra dei laburisti John McDonnell che, cifre alla mano, mostra costi collettivi e vantaggi privati accumulati a seguito del passaggio di certi settori di servizio strategici nelle mani di soggetti votati – legittimamente – al profitto.
Citando dati del National Audit Office, McDonnell – rilanciato da «The Guardian» – ha sottolineato come le bollette dell’acqua siano cresciute del 40% in termini reali dopo la privatizzazione del settore nel 1989, arrivando nel 2016-17 a veder stimata una media di spesa di 389 sterline (439 euro) per nucleo familiare, mentre le aziende idriche privatizzate hanno pagato 1,6 miliardi di sterline (1,8 miliardi di euro) ai loro azionisti, sommando dal 2010 ben 13,5 miliardi di sterline (15,2 miliardi euro) di dividendi erogati.
Cifre scagliate contro gli eredi delle politiche che hanno stabilito le tre privatizzazioni negli anni ’80 e ’90, compiute dai governi conservatori di Margaret Thatcher e John Major.
Cifre in parte contestate da Michael Roberts, amministratore delegato di Water UK, che rappresenta appunto le società private che hanno l’acqua in gestione, il quale ha rivendicato l’attuale maggior efficienza finanziaria e le migliorie qualitative che le imprese avrebbero portato al settore idrico, investendo circa 8 miliardi di sterline l’anno (9 miliardi di euro).