Chi decide i prezzi di quello che mangiamo (e non solo)
L'utilizzo dei derivati impatta sul prezzo dei sottostanti? I derivati sul cibo hanno il potere di affamare le popolazioni? In che modo?
Un blog cita Non con i miei soldi, aprendo un dibattito sulla possibilità che la speculazione, in particolare tramite i derivati, possa influenzare direttamente i prezzi delle materie prime e del cibo.
Ringraziamo per l’opportunità di aprire una discussione sul tema!
Ecco le due domande che vengono poste:
1. L’utilizzo dei derivati impatta direttamente sul prezzo dei sottostanti?
2. I derivati sul cibo hanno il potere di affamare le popolazioni? In che modo?
Cosa sono i derivati
Prima di tutto, per i non esperti, ricordiamo che i derivati sono contratti finanziari il cui valore “deriva” da quello di un bene (titoli, indici, materie prime o altro) chiamato sottostante. I derivati sono nati come strumenti di copertura dai rischi, in quanto danno la possibilità di acquistare o vendere un bene (il sottostante) in una data futura e a un prezzo deciso al momento della sottoscrizione del contratto.
Facciamo un semplice esempio per chiarire. Ho un pastificio, e voglio proteggermi da un possibile aumento dei prezzi del grano nel futuro. Posso acquistare un derivato che mi da il diritto di comprare un certo quantitativo di grano a una data futura ma a un prezzo stabilito già oggi. In questo modo mi metto al riparo da possibili oscillazioni dei prezzi. La controparte, tipicamente una banca o un altro soggetto finanziario, in cambio di una commissione per la vendita del derivato si farà carico di questi rischi.
Se questa è la loro funzione originaria, oggi i derivati sono utilizzati soprattutto per operazioni speculative, ovvero per scommettere sul prezzo futuro di qualsivoglia bene, titolo o indice. Permettono di operare con una leva finanziaria altissima, hanno assunto una dimensione pari a una dozzina di volte il PIL del pianeta e oltre il 95% viene scambiato su mercati non regolamentati (cosiddetti Over The Counter).
Detto questo, la domanda di fondo è se e in che modo tali strumenti possono avere un impatto sul prezzo del sottostante. È vero che sono gigantesche scommesse sul prezzo futuro del petrolio, del grano o di qualsiasi altra cosa. Ma se due controparti scommettono tra di loro, in che modo questo può avere un qualsivoglia impatto sul prezzo del bene oggetto della scommessa?
Derivati, economia reale e formazione del prezzo
Per iniziare il ragionamento, occorre prima di tutto rendersi conto che i derivati sono diventati dei beni essi stessi, che vengono acquistati, venduti e su cui si specula. Gli speculatori non comprano un derivato sperando che salga il prezzo del sottostante, ma sperando che salga il prezzo del derivato stesso. In altre parole esiste un mercato dei derivati fatto di propri ritmi e contrattazioni.
Il derivato può cambiare di valore perché cambia quello del sottostante, ma anche per diversi altri fattori: l’andamento generale dei mercati finanziari, quello di altri derivati e via discorrendo.
Spieghiamo meglio questo passaggio fondamentale. Un derivato sul grano potrà salire di valore perché aumenta il valore del sottostante, ovvero del grano stesso, ma anche perché, ad esempio, un momento di euforia sui mercati fa salire le borse, perchè un’ondata speculativa trascina al rialzo il valore dei derivati, perché nuovi attori, ad esempio un fondo pensione di grandi dimensioni, decide di entrare sul mercato dei derivati aumentandone la domanda, e via discorrendo.
Il prezzo dei derivati è determinato in minima parte dall’andamento del mercato “reale”
Il problema di fondo è che il mercato dei derivati è spesso di dimensioni decine di volte superiori a quello del mercato dei corrispondenti sottostanti. Questo significa che il prezzo dei derivati viene determinato solo in minima parte dall’andamento del mercato “reale”, e molto più significativamente da fattori squisitamente finanziari quali quelli enunciati in precedenza.
In pratica sulla base di tali fattori finanziari ci sarà una domanda e un’offerta di derivati, che ne determinano il prezzo e successivamente questo prezzo fissato sul mercato dei derivati influenza, se non determina, quello spot nell’economia reale. Il prezzo del grano nel mondo reale viene influenzato da quello dei derivati sul grano. Alla borsa di Londra si dice che i derivati sono “the tail that wags the dog“, la coda che scodinzola il cane.
La cosa è oggi ancora più grave perché da pochi anni anche gli investitori istituzionali (fondi pensione e di investimento) e addirittura i piccoli risparmiatori si sono lanciati nel mercato finanziario delle materie prime, in particolare tramite prodotti finanziari quali gli Exchange Traded Funds e Exchange Traded Commodities. Si tratta di strumenti che seguono l’andamento di un prezzo o di un indice di prezzi.
ETF e ETC: cosa sono?
Con poche decine di euro posso andare in banca e comprare un ETF o un ETC che segue l’andamento del prezzo del grano, delle borse asiatiche o di qualsiasi altra cosa mi venga in mente. Un’ulteriore spaventosa montagna di soldi puramente finanziari che si riversano sul mercato delle materie prime, ma non vanno in alcun modo a finanziare la produzione o il commercio. Sono unicamente scommesse sull’andamento delle scommesse sull’andamento dei prezzi di queste materie prime.
Ancora, visto che diversi ETC hanno al loro interno diverse materie prime, il loro valore può salire se salgono alcune di queste. Facciamo un esempio. Un ETC segue un indice composto all’80% dal valore del petrolio e al 20% dal valore del grano. Se il prezzo del petrolio sale, trascina al rialzo il valore dell’ETC e, ancora una volta, come conseguenza salirà anche quello del grano. Questo è un esempio molto semplificato, ma è quello che avviene nella realtà, dove centinaia di prodotti finanziari sintetici fanno si che il prezzo delle materie prime sia sempre più correlato e sempre più dipendente dall’andamento generale dei mercati finanziari, e non da fenomeni reali o legati alla legge della domanda e dell’offerta.
Oscillazioni dei prezzi e speculazione: quello che è successo nel 2008
Il prezzo del petrolio è passato dai 60$ al barile del 2006 ai 144,22$ del 3 luglio 2008, per precipitare nel giro di qualche settimana sotto i 50 dollari, toccare un minimo intorno ai 35$ quindi risalire del 25% in un solo giorno. È difficile spiegare tali montagne russe in termini di domanda e offerta “reale”. Una spiegazione molto più plausibile viene dall’osservazione che nel mercato spot vengono scambiati ogni giorno 80 milioni di barili di petrolio, tramite i derivati oltre 1 miliardo.
Un altro dato mostra come la causa degli aumenti dei prezzi delle materie prima sia quasi interamente da imputare alla speculazione. Nel 2008 il prezzo di tutte e 25 le principali materie prime, agricole e non, è aumentato nello stesso momento. Mentre è normale che alcuni prezzi salgano e altri scendano, questo aumento all’unisono è più unico che raro nella storia dell’umanità.
Oro e materie prima alimentari come bene rifugio
L’oro può spiegare bene come funziona la finanza oggi. Un aumento avvenuto in corrispondenza del picco della crisi finanziaria e del fallimento della Lehman Brothers. Gigantesche masse di capitali sono fuggite dai mercati finanziari “tradizionali” e si sono riversate sull’oro, bene rifugio per eccellenza, ma anche sulle altre materie prime, incluse quelle alimentari.
Esiste una domanda reale (gioiellieri e usi industriali) e un’offerta, che dovrebbero fissare il prezzo. Se però gli investitori iniziano ad acquistare l’oro come bene rifugio, la domanda aumenta, il che ne fa salire il prezzo. In qualche modo si può affermare che non c’è più una domanda e un’offerta a fissare il prezzo, ma una domanda “reale” una domanda aggiuntiva “sintetica” e un’offerta. Questa domanda sintetica può essere decine di volte superiore a quella reale, ed è quindi lei a fissare il prezzo.
I derivati sulle materie prime alimentari
A causa dell’utilizzo che viene fatto dei derivati sulle materie prime alimentari, lo stesso avviene oggi con il cibo. I mercati finanziari vivono delle aspettative e la speculazione si nutre dell’oscillazione dei prezzi. In condizioni normali, se c’è ad esempio una siccità che riduce il raccolto di grano in una data regione, il prezzo del grano aumenterà, e per la legge della domanda e dell’offerta i consumi si sposteranno su altre produzioni fino a fare tornare il prezzo all’equilibrio. Un fenomeno che provocherà una certa oscillazione del prezzi.
Quello che avviene adesso invece è che non appena si sospetta che ci possa essere una siccità gli speculatori scommettono tramite i derivati sul fatto che il prezzo del grano aumenterà nel prossimo futuro.
La domanda “sintetica” fa salire il prezzo
Questo crea una domanda “sintetica” aggiuntiva, che fa essa stessa salire il prezzo. Altri speculatori vedendo che il prezzo sale compreranno anche loro, continuando a esasperare il fenomeno. Si crea una bolla finanziaria che nulla ha a che vedere con la reale disponibilità di grano. Chi deve sfamarsi vedrà il prezzo continuare a salire e non potrà più permettersi di comprarlo. Tutto questo finché un qualsiasi evento (ad esempio la notizia che in un prossimo futuro i raccolti andranno bene o che i consumi si stanno spostando sul riso o altro ancora) non fa pensare agli speculatori che nel futuro il prezzo del grano potrebbe scendere, e che il grano che hanno acquistato è adesso enormemente sopravvalutato. Parte allora la corsa alla vendita, fino a fare crollare il prezzo ben al di sotto di quanto direbbe la legge della domanda e dell’offerta.
In altre parole, le oscillazioni dei prezzi esistono e sono sempre esistite, ma la speculazione finanziaria esaspera tali oscillazioni. Chi utilizza il grano per mangiare dovrà solo sperare che non ci sia qualche hedge fund in un qualche mercato finanziario che improvvisamente decide di puntare sul grano per realizzare i suoi profitti a due cifre.
I danni della finanza-casinò
Ancora peggio. Sui moderni mercati finanziari non solo la speculazione esaspera la volatilità e le oscillazioni dei prezzi, ma arriva addirittura a creare tali oscillazioni. Pensiamo all’High Frequency Trading, ovvero di operazioni ad altissima velocità eseguite direttamente da computer e che oggi sono il 70% del totale delle operazioni negli USA.
Programmi informatici ultra-veloci permettono di falsare le informazioni date al mercato, in modo da scatenare euforia o panico e generare un aumento o calo dei prezzi. I moderni speculatori si inseriscono su queste oscillazioni che loro stessi hanno creato per guadagnarci sopra.
Se tali fenomeni esistono per il petrolio, che è il mercato più grande e strategico del mondo, pensiamo cosa può accadere se pochi grandi speculatori prendono di mira una data materia prima alimentare. Oggi il confine tra mercato reale e operazioni speculative è ancora più sfumato: gli hedge fund controllano ampie fette del mercato spot della soia o del grano, mentre le grandi multinazionali dell’agroalimentare giocano in borsa per aumentare i profitti: speculatori che producono e produttori che speculano, il tutto sulle spalle dei piccoli agricoltori e dei consumatori
Notiamo che nel 2008 non ci sono stati particolari fenomeni atmosferici, sociali o politici che possano giustificare in qualche modo l’aumento dei prezzi delle materie prime. Ma il prezzo del grano e del mais è raddoppiato nel giro di un anno. E’ la speculazione a guidare l’economia, sono i mercati finanziari a stabilire i prezzi nel mondo reale.
In conclusione
Per rispondere alle due domande poste nel blog: sì, l’utilizzo dei derivati impatta direttamente sul prezzo dei sottostanti e sì, i derivati sul cibo hanno il potere di affamare intere popolazioni.
Per questo crediamo sia necessario muoversi urgentemente lungo due direttrici. Da un lato imporre da subito una regolamentazione nazionale e internazionale per impedire di potere speculare sul prezzo del cibo, in particolare tramite i derivati e altri strumenti finanziari sintetici. Secondo, ed è forse ancora più importanti, evitare di renderci complici inconsapevoli di un tale sistema. La prossima volta che la nostra banca o il nostro gestore ci propongono strumenti legati all’andamento dei prezzi del cibo o di altre materie prime, abbiamo una risposta semplice quanto efficace: non con i miei soldi.