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Grecia: la vergogna europea in tre immagini (e un numero)

Come la Grecia è arrivata sull'orlo del baratro spiegato con tre immagini e un numero

© Elias Bizannes/Flickr

Prima immagine. Tanto per rinfrescare la memoria. I salvataggi delle banche, in miliardi di euro.

A fine 2011 i salvataggi pubblici delle banche erano arrivati a 1.1.48 miliardi per la Gran Bretagna; 144 l’Olanda; 196 il Belgio; 418 miliardi nella virtuosa Germania. Non è il totale dei soldi usati per puntellare una finanza sempre più instabile. Andrebbero aggiunti gli oltre 1.000 miliardi prestati all’1% con il TLRO della Banca Centrale, poi il TLTRO, poi i tassi portati quasi a zero, poi il quantitative easing, le cartolarizzazioni, e l’elenco potrebbe continuare.

Rimanendo ai soli piani di salvataggio veri e propri e non all’insieme delle misure, parliamo di un totale (unicamente in Europa) di circa 2.400 miliardi di euro. Una somma da mettere a confronto con i circa 15 miliardi di aiuti che sono in ballo in questo momento per sostenere la Grecia.

Sì ma… Si dirà che questi 15 non sono certo i primi. Anche la Grecia ha ricevuto parecchi aiuti dall’Europa. Ecco allora l’immagine n.2, da un articolo del Sole24Ore del febbraio scorso.


In alto l’esposizione verso la Grecia a dicembre 2009. L’esposizione italiana, francese o tedesca era esattamente pari a zero. Erano le banche private ad avere allegramente prestato decine di miliardi alle controparti greche, e a rivolerle indietro quando sono andate in crisi a seguito della bolla dei subprime, lasciando la Grecia in ginocchio. Qui intervengono le generose istituzioni europee e internazionali con i “piani di salvataggio”, che altro non sono stati se non una gigantesca partita di giro per mettere al sicuro le banche francesi, tedesche e di altri Paesi. Il debito passato dal privato al pubblico, secondo il noto principio di privatizzare i profitti e socializzare le perdite.

Ad affermarlo è anche un delegato del FMI, che già a gennaio 2010 denunciava come il presunto salvataggio della Grecia fosse «concepito solo per salvare i creditori, nella gran parte banche del vecchio continente e non la Grecia». Uno studio indipendente ha mostrato come per lo meno il 77% di tutti gli aiuti forniti alla Grecia tra maggio 2010 e giugno 2013 siano finiti al settore finanziario e non alla popolazione o allo Stato ellenico.

Come dire che, oltre la montagna di denaro regalato o prestato a interesse nullo alle banche, persino i fondi destinati – nelle dichiarazioni ufficiali – ad aiutare i Paesi in difficoltà, sono finiti a salvare il sistema bancario.
Passiamo all’immagine n.3, che non riguarda né il vergognoso ammontare dei salvataggi, né l’altrettanto vergognosa destinazione dei fondi.

Perché c’è di peggio. E sono le condizioni – e l’assenza di condizioni. Di seguito un estratto del documento “proposto” alla Grecia dai burocrati europei. Nello specifico riguarda le pensioni, ma non è necessario leggerlo, basta il colpo d’occhio delle modifiche richieste durante il “negoziato”.

Sarebbe stato opportuno pubblicare una quarta immagine, con le analoghe condizioni richieste alle banche per ottenere i salvataggi unicamente pochi anni fa, ma il problema è che non c’è una tale immagine perché non c’è stata nessuna condizione: migliaia di miliardi di euro di assegno in bianco. A dispetto del mostruoso impegno dei governi e della banca centrale, a dispetto anche delle roboanti dichiarazioni che hanno chiuso ogni vertice internazionale dal 2008 in poi, il nulla.

Non è stato chiesto alle Banche nessun piano di austerità, non è stato imposto un limite all’utilizzo di derivati, non sono state messe nemmeno un minimo di condizioni di buon senso per evitare per lo meno che con i soldi pubblici ricevuti le stesse banche potessero truffare i risparmiatori o evadere le tasse. Niente sul sistema bancario ombra, niente sulla presenza di filiali e controllate nei paradisi fiscali, nulla di nulla.

Il mese scorso alcuni dei più grandi gruppi bancari, molti dei quali hanno ricevuto somme enormi in salvataggi pubblici, hanno patteggiato una multa miliardaria per una gigantesca truffa sul mercato dei cambi. Una truffa che sarebbe andata avanti dal 2007 al 2013, proprio quando venivano inondate di soldi pubblici. In buona parte gli stessi gruppi bancari che, in soli tre anni, tra gennaio 2012 e dicembre 2014, hanno dovuto pagare 139 miliardi di dollari di sanzioni alle autorità statunitensi.

Il sistema bancario ombra, che opera al di fuori di qualsiasi regola o controllo, avrebbe raggiunto (il condizionale è d’obbligo visto che non si riesce nemmeno a darne una definizione univoca) circa 75.000 miliardi di dollari. Ma il problema che tiene l’Europa con il fiato sospeso è il debito pubblico greco, meno dello 0,5% di questa cifra.

L’assenza di condizioni per banche private che hanno come obiettivo il massimo profitto non è nemmeno ipotizzabile per uno Stato sovrano che dovrebbe tutelare l’interesse dei suoi cittadini. Qui non è possibile nessun cedimento, occorre essere inflessibili per dare l’esempio a tutti. Ancora prima, è necessario perché dobbiamo conquistare la fiducia dei mercati finanziari, evitare attacchi speculativi che potrebbero acuire le difficoltà.

I tempi e le richieste della finanza non sono quelle della democrazia, ed è la democrazia a doversi piegare. Nuovamente per rinfrescare la memoria, solo pochi mesi fa questi erano i titoli dei principali quotidiani italiani alla notizia di un’elezione democratica:


Un tema solo. Le elezioni spaventano i mercati. Un mondo in cui c’è chi guadagna miliardi speculando sui disastri altrui, il problema è accontentare e “restituire fiducia” ai mercati, non cambiare le regole. Lo scorso anno i primi 25 gestori di hedge fund – i fondi speculativi che tramite derivati e altri strumenti arrivano a scommettere anche sul fallimento di interi Paesi – si sono portati a casa poco meno di 14 miliardi di dollari. Il primo si è preso 1,3 miliardi di dollari, circa 100 milioni di euro al mese.

Il che non è evidentemente un problema, per istituzioni che si oppongono però a uno dei punti del programma del governo Tsipras, che vorrebbe riportare il salario minimo ai 751 euro del 2011, prima che la Troika obbligasse la Grecia a ridurlo a 580 euro. Il problema attuale sono 751 euro per chi lavora, non i 100 milioni al mese per chi specula.

Un numero per capire come va il mondo? 100.000.000/751 = 133.155.