Grand Paris Express: nuova cura del ferro per Parigi. Con vari lati oscuri
Quattro nuove metro, linee automatizzate, mobilità dolce e condivisa. Il progetto trasformerà la mobilità di Parigi. Ma farà anche un favore ai cementificatori
Duecento chilometri di nuove linee automatizzate, che rappresenteranno un raddoppio rispetto alla rete attuale, e 68 nuove stazioni. Il piano che la città di Parigi ha scelto per tentare di risolvere l’annoso e complesso problema della mobilità urbana si chiama Grand Paris Express. Ovvero quattro nuove linee di metropolitana, che si andranno ad aggiungere alle 14 già esistenti (una delle quali sarà anche prolungata). E che toccheranno centri abitati, aeroporti, zone commerciali, istituti di ricerca e università.
Dans les coulisses du #GrandParisExpress… Dévoilée ce matin à la presse, la #Fabriquedumetro ouvre ses portes au public ce samedi 15 septembre de 14h à 20h dans le cadre des #JEP2018. pic.twitter.com/BB4Prha77a
— Grand Paris Express (@GdParisExpress) September 13, 2018
A Parigi il traffico stradale è in continua crescita
L’obiettivo è di collegare meglio le parecchie centinaia di migliaia di abitanti dell’hinterland parigino. La piccola regione dell’Ile de France, infatti, è costituita da numerosi centri urbani che si sono sviluppati rapidamente negli ultimi decenni. Ciò anche a causa del mercato immobiliare della capitale francese, pressoché inaccessibile anche a chi percepisce uno stipendio medio-alto. Basti pensare che i prezzi medi sono aumentati del 140% dal 2003 ad oggi.
Il risultato è che, ogni giorno, le arterie stradali che collegano l’hinterland alla Ville lumière, si trasformano in lunghi serpentoni di auto in fila. La périphérique, autostrada che circonda il centro della capitale, è perennemente intasata. E le quattro linee ferroviarie interurbane RER, benché prese d’assalto dai parigini, faticano a rispondere alla domanda.
Il progetto prevede un mix di iniziative: dalla micromobilità allo sharing
Di qui la decisione di tentare di convincere la popolazione dell’Ile de France a cambiare abitudini. Per questo il progetto sarà accompagnato da numerose altre iniziative basate sulla mobilità dolce e condivisa. Così, come riferito dal quotidiano Le Parisien, si continuerà a puntare su bici, scooter e auto in sharing.
🚴♀️🚇 A #vélo sur le tracé de la #Ligne15 du #GrandParisExpress ! Le #PlanVelo, que j’ai soutenu activement, répond à une urgence : + d’infrastructures (pistes cyclables, stationnements), + de sécurité, + d’intermodalité. Un levier majeur pour nos #mobilités du quotidien ! pic.twitter.com/xxdbhoqMcA
— Laurianne Rossi (@lauriannerossi) September 22, 2018
Si stanno poi testando navette automatizzate nei quartieri de La Défence e di Vincennes. I taxi SeaBubbles, poi, saranno sperimentati sulla Senna. E la “micromobilità” (monopattini elettrici, mezzi monoruota, ecc.) saranno sostenuti dal comune. Mentre i veicoli diesel e benzina, principali responsabili dell’inquinamento a livello locale, saranno rimpiazzati da quelli elettrici.
Per quanto riguarda più strettamente le nuove linee, il progetto, che sarà completato parzialmente nel 2024 e completamente tra il 2030 e il 2040, è presentato come una “super-metropolitana”. Automatica, senza conducente, raggiungerà in alcuni punti i 120 km/h. Il che significa che per andare da Boulogne (periferia Ovest) a Champs-sur-Marne (estrema periferia Est) basteranno 37 minuti (oggi ci vuole un’ora).
Per il “cantiere del secolo” ci vorranno 35 miliardi di euro
Il “cantiere del secolo”, come è stato ribattezzato in Francia, costerà più di 35 miliardi di euro. Fu lanciato nel marzo del 2005: all’epoca il presidente era Nicolas Sarkozy. L’idea non è solo di sollevare la città dal traffico ma anche di costruire nuovi quartieri e servire nuove strutture.
In termini di posti di lavoro, il solo Grand Paris Express dovrebbe garantire un impiego a circa 15mila operai all’anno per la costruzione di linee e stazioni. Attorno alle prime 33 stazioni si prevede poi che sorgano centinaia di migliaia di metri quadrati di negozi e centri commerciali. Tutto ciò, nelle previsioni dei promotori, dovrebbe garantire un aumento di 100 miliardi di euro per il Pil regionale. E consentire di risparmiare emissioni di CO2 nell’atmosfera pari a 27 milioni di tonnellate all’anno (di qui al 2050). Parole d’oro per una regione, l’Ile de France, nella quale l’inquinamento provoca più di 5mila morti premature all’anno (valore del 2015 indicato dalla Direzione regionale dell’ambiente).
Il Grand Paris Express, insomma, potrebbe rappresentare un esempio a livello mondiale. In parte macchiato, però, dalla presenza di un altro cantiere: quello di un mega-complesso commerciale, chiamato EuropaCity. Che secondo il quotidiano specializzato Reporterre, è strettamente legato alla linea 17 del Grand Paris Express.
Il nodo del mega-sito EuropaCity, fortemente contestato dagli ambientalisti
Il sito sorgerà nel Triangolo di Gonesse (periferia Nord, in direzione dell’aeroporto Charles de Gaulle). E sarà edificato dal colosso Auchan, assieme al partner cinese Wanda. Si tratta di un progetto fortemente contestato dagli ambientalisti, poiché prevede la cementificazione di 280 ettari di terre attualmente agricole.
Europacity : le tribunal administratif dit "stop" #Europacity #tribunal #stop https://t.co/PMPqLNof3N pic.twitter.com/3c3VMTdxfj
— Paris Dépêches (@Paris_Depeches) March 6, 2018
L’iniziativa è inoltre accusata di “gigantismo”. Essa prevede infatti, tra le innumerevoli altre cose, un parco divertimenti da 150mila metri quadrati, che comprenderebbe una pista da sci artificiale e un centro acquatico. Saranno inoltre creati 2.700 camere d’albergo e 230mila metri quadrati di superficie commerciale, assieme a 20.000 metri quadrati di ristoranti e altrettanti per aree congressi.
«Si spenderà – ha aggiunto – un miliardo di euro di fondi pubblici, ovvero il costo di una deviazione di 5 chilometri, più quelli della stazione e della bretella autostradale. Per servire un progetto privato sempre più contestato. È assurdo, tanto più che la zona non è abitata. Si tratta di un favore fatto alle lobby», ha accusato Bernard Loup, presidente del Collettivo per il Triangolo di Gonesse, che si oppone al progetto. Quest’ultimo, in ogni caso, è stato per ora sospeso da un tribunale amministrativo. Contro il cui giudizio il governo ha presentato ricorso (il verdetto è atteso nel 2019).
Devant le tribunal de Pontoise Report le 12 septembre non à #europacity pic.twitter.com/ItwuboFv5P
— Sylvette Amestoy (@Coquelicot95) July 11, 2018
Il tutto avviene peraltro in un contesto non roseo per i colossi della grande distribuzione. Carrefour, in particolare, sta attraversando una fase di difficoltà che secondo David Boeri, giornalista specializzato nel settore, ha definito «crisi di un modello. Il negozio nel quale trovi tutto e che propone 80mila prodotti, non attira più. Per resistere alla concorrenza, il gruppo ha dovuto ridurre prezzi e margini. Risultato, i profitti sono scesi del 15% in un solo anno».
Il Grand Paris Express basterà per una città che nel 2030 avrà 12,8 milioni di abitanti?
Nonostante ciò, il Grand Paris Express rimane un progetto il cui impatto sulla città non potrà che essere positivo. C’è da chiedersi però se esso basterà davvero a rendere il problema del traffico cittadino un ricordo.
Già oggi, infatti, la rete di trasporti pubblici di Parigi è estremamente efficiente. Metropolitane, ferrovie, bus, tram e imbarcazioni sulla Senna lo rendono capillare e affidabile. Eppure le code, sia nel centro storico che in periferia, non accennano a diminuire.
Inoltre, la crescita demografica attesa nella regione è infatti particolarmente forte. Si dovrebbe arrivare infatti a 12,8 milioni di abitanti nel 2030, ovvero 672mila in più rispetto al 2012. Il progetto, in altre parole, dovrà scontrarsi con il processo di urbanizzazione. Che, a Parigi, sta assumendo dimensioni eccezionali.