Microplastiche, la UE sta per metterle al bando. Grazie alle ONG
L'Agenzia europea per le sostanze chimiche propone alla Commissione restrizioni alle microplastiche. «Impossibile un'analisi di rischio attendibile»
Sono dappertutto. Nell’aria, nell’acqua, nella terra e di conseguenza nel nostro cibo. Ma non si sa come fermarle. L’invasività delle microplastiche fa correre ai ripari anche l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA).
ECHA ha finalmente appurato che «l’uso di microplastiche nei prodotti che comportano il rilascio nell’ambiente non è stato adeguatamente controllato» e ne propone la restrizione alla Commissione europea. La misura, se adottata, potrebbe comportare una riduzione delle produzioni di microplastiche di circa 400mila tonnellate in 20 anni.
L’ECHA: preoccupano i potenziali effetti avversi
L’iniziativa della Ue andrebbe ben oltre la messa al bando delle microsfere nei cosmetici, misura già intrapresa da alcuni paesi europei, tra cui l’Italia, con un forte impatto anche socioeconomico. Determinato dal fatto che, come ammette la stessa ECHA, è ormai impossibile effettuare un’analisi di rischio attendibile, vista la pervasività delle microplastiche nell’ambiente, con possibili ricadute sulla salute umana e animale.
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Secondo l’agenzia, «la persistenza e il potenziale di effetti avversi o bioaccumulo di microplastiche sono motivo di preoccupazione». Le microplastiche, una volta rilasciate, possono durare migliaia di anni e sono praticamente impossibili da rimuovere. Tanto che ECHA ammette che «attualmente non è possibile determinare l’impatto di tale esposizione a lungo termine sull’ambiente».
L’agenzia europea arriva a prevedere che tale riduzione sarà economicamente vantaggiosa in tutti i settori, compreso quello agricolo, identificato come la principale fonte di microplastiche aggiunte intenzionalmente.
Gli sforzi Ue per limitare le microplastiche«Terreni più inquinati di fiumi e mari»
Secondo ECHA, infatti, i terreni sarebbero più inquinati di fiumi e mari: le micro e nanoparticelle hanno maggiori probabilità di accumularsi negli ambienti terrestri, poiché si concentrano nei fanghi di depurazione che vengono spesso usati come fertilizzanti. Una proporzione molto più piccola di queste microplastiche viene rilasciata direttamente nell’ambiente acquatico.
Eppure sono stati proprio gli enti di controllo europei a regolare l’immissione di plastiche e microplastiche nel mercato e nell’ambiente. Se delle ricadute sulla salute si occupa l’Agenzia per la sicurezza alimentare (EFSA), la parte di registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche spetta al REACH. Il regolamento dell’Unione europea, adottato per migliorare la protezione della salute dell’uomo e dell’ambiente dai rischi delle sostanze chimiche, è coordinato proprio dall’ECHA, l’agenzia europea per le sostanze chimiche. Entrambe le agenzie forniscono pareri alla Commissione Europea per l’ambito legislativo.
Benedette associazioni
Intanto, però, un rapporto redatto per conto della Direzione Ambiente della Commissione Europea dalla società di consulenza Amec Foster Wheeler Environment & Infrastructure UK Limited, intitolato “Intentionally added microplastics in products” aveva già delineato, nel 2017, le dimensioni del fenomeno e il vastissimo utilizzo quasi in ogni settore, agricolo e industriale, spesso all’insaputa dei cittadini.
Non è un caso, quindi, che la restrizione sull’uso delle microplastiche sia stata sollecitata anche grazie all’azione delle più attive associazioni a tutela dei cittadini europei, in tema ambiente e salute, come ClientEarth, insieme all’European Environmental Bureau (EEB), che già nel 2018 avevano fornito una serie di prove, basate sulla ricerca di studi scientifici e rapporti ufficiali delle stesse istituzioni europee e internazionali.
Excerpt: Elise Vitali, chemicals policy officer at the European Environmental Bureau, said the microplastics problem was “fed by irresponsible firms, such as… https://t.co/gOjo1mWJHa
— WINGS Radio (@WINGSradio1) February 1, 2019
Azioni civiche importanti per tentare di fronteggiare le pressioni delle lobby industriali. Le microplastiche sono ancora presenti in innumerevoli prodotti di consumo e professionali. A partire da cosmetici e detergenti, fino ai prodotti per la manutenzione, vernici e rivestimenti, materiali da costruzione e medicinali, nonché vari prodotti utilizzati in agricoltura e orticoltura, e nella gestione di gas e petrolio.
Come già documentato da Valori, a causa delle loro piccole dimensioni, le microplastiche e le nanoplastiche, possono essere ingerite e sono entrate nella catena alimentare. Sebbene i potenziali effetti sulla salute umana non siano ancora valutati nella loro globalità, la plastica è, ormai, nei nostri piatti.