Cosa sono le LEZ e perché possono salvarci dall’inquinamento
Le Low Emission Zones (LEZ) rappresentano le soluzioni più efficaci per ridurre l'inquinamento. Ecco come le hanno applicate 14 Paesi europei.
Più di 70mila gli studi scientifici dimostrano che le Low Emission Zones (LEZ), i Congestion Charging e le Urban Traffic Restrictions, se ben progettati, riducono l’inquinamento. Gli obiettivi dell’Unione europea in termini di qualità dell’aria e di tutela del clima richiedono un cambio di marcia. In particolare, verso la zero-emission mobility. Per arrivarci, le zone a basse emissioni rappresentano un passaggio cruciale. Si tratta di aree urbane nelle quali solo i veicoli meno inquinanti sono ammessi. Un concept sta finalmente prendendo piede. Sono infatti 14 i paesi europei che le hanno istituite.
Un problema di salute pubblica
Le autorità sanitarie negli ultimi anni hanno più volte lanciato l’allarme in merito alla pericolosità dell’inquinamento urbano. Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) le polveri sottili hanno causato in Europa una dramatica riduzione dell’aspettativa di vita. Già nel 2000 era pari a 8 i mesi persi, in media. Il che corrisponde a 348mila morti premature. Venti anni dopo, i mesi sono già diventati 12. Solo nelle principali tredici città italiane, d’altra parte, il particolato è responsabile di oltre ottomila morti premature all’anno.
Inquinamento atmosferico e Covid-19
Ma gli effetti dell’inquinamento sulla salute si fanno vedere anche a breve termine. Con bronchiti, asma, malattie cardiovascolari, tumori. Uno studio dell’università di Harvard, pubblicato sulla rivista The New England Journal of Medicine, ha inoltre fornito ulteriori indizi in merito al possibile legame tra inquinamento atmosferico e decessi per Covid-19.
Respirare il particolato danneggia nel tempo il rivestimento dei polmoni. Indebolendo così la capacità del corpo di respingere le infezioni respiratorie. “I risultati dello studio – hanno affermato gli autori – sottolineano l’importanza di continuare a far rispettare le vigenti normative sull’inquinamento atmosferico. Ciò al fine di proteggere la salute umana durante ma anche dopo la pandemia”.
I cittadini sono a favore delle LEZ
Nonostante si profilino come politiche pubbliche a supporto della transizione verso energie pulite, le LEZ sono spesso dipinte come impopolari. In realtà, si tratta di un’affermazione smentita dalle esperienze locali. I cittadini, infatti, spesso sostengono le misure di limitazione al traffico nei propri quartieri. È il caso dell’estensione della ZTL dell’area C alla più grande area B a Milano. O la trasformazione del centro in “quasi pedonale” della città belga di Gand.
Allo stesso modo, in Francia, sono stati rieletti i sindaci di Parigi e Grenoble, Anne Hidalgo e Eric Piolle. La prima ha promesso, a termine, di mettere al bando le auto con motori termici. Il secondo ha puntato su bike sharing, generalizzato su tutto il territorio il limite di velocità di 30 km/h e ha creato “autostrade per biciclette” in pieno centro.
Emergenza climatica e low emission zoneInoltre, sono numerosi i sondaggi che confermano come le popolazioni sostengano le LEZ. Un sondaggio IPSOS commissionato da T&E nel 2018, in particolare, ha mostrato che il 67% delle persone intervistate in nove Paesi europei si dichiarava “d’accordo” o “piuttosto d’accordo” con la loro introduzione. E i risultati più favorevoli sono stati registrati in Italia, oltreché in Ungheria e Gran Bretagna.
I vincoli stradali anti-inquinamento: come funzionano le LEZ in Europa
I criteri per entrare in queste aree sono determinati dall’autorità pubblica, in base all’età dei veicoli e alle specifiche tecniche. Come regola generale però, sono sempre vietati i motori più vecchi e le auto senza filtri antinquinamento. La logica dietro all’introduzione di questi vincoli sta nella volontà di diminuire le emissioni di polveri sottili (PM10, PM2.5), di ossidi di azoto (NOx) e gas ad effetto serra (CO2, in particolare).
Le LEZ hanno vincoli solitamente più stringenti delle più familiari ZTL (zone a traffico limitato, limitate di soliti ai centri storici, culturali o ad alta affluenza di pedoni). Di fatto, in Italia solo il centro di Milano rappresenta una Low Emission Zone. Ma come sono state concepite in Europa queste ultime?
Le milieuzones nei Paesi Bassi
Rotterdam e Utrecht hanno introdotto le milieuzones : “zone ambientali” nelle quali si vieta l’ingresso a diverse categorie di veicoli inquinanti. Queste restrizioni dovranno essere standardizzate a livello nazionale entro il prossimo anno. A quel punto le stesse regole si applicheranno anche ad Amsterdam, Arnhem e Maastricht. Sono inoltre sempre più diffusi gli eco-distretti che sorgono nelle città olandesi.
Le LEZ in Germania e in Belgio
La Germania è stata pioniera delle LEZ (lì denominate Umweltzone). E sono già centinaia le città tedesche che hanno istituito delle Low Emission Zones. Con accessi consentiti, ad esempio, solo a veicoli diesel immatricolati dopo il 2006, oppure veicoli a GPL o metano (regolarmente omologati) immatricolati dopo il 1993. Restrizioni più drastiche sono state introdotte nelle città di Amburgo, Stoccarda e Berlino: in numerosi quartieri è vietato spostarsi con auto diesel che non soddisfano lo standard Euro 6.
Ma è Bruxelles, in Belgio, a detenere il primato di estensione della LEZ in rapporto alla dimensione della città. La zona cosiddetta “ambientale” copre l’intera area metropolitana. Ovvero tutta la regione “Bruxelles capitale” che comprende 19 comuni. Ed è attiva ogni giorno, 24 ore su 24.
Le scelte di Spagna e Portogallo
Nella capitale iberica, all’interno della zona de baja emission non possono circolare le auto diesel immatricolate prima del 2006 e qualsiasi altra auto (non elettrica) immatricolata prima del 2000. Le LEZ spagnole solo valide solo per i veicoli immatricolati in Spagna: i turisti possono richiedere un lasciapassare per circolare liberamente nel centro della città, purché si possieda un veicolo almeno Euro 4. Dal 2020, Barcellona ha anche istituito un’area vasta (ZBN rondes Barcelona) nella quale i veicoli che non rispettano lo standard Euro 4 sono vietati durante la settimana dalle 7 alle 20. Per legge nazionale, inoltre, 138 città spagnole faranno lo stesso nei prossimi anni.
A Lisbona, in Portogallo, tutta la città è LEZ: il centro storico è accessibile solo alle auto immatricolate dopo il 2000, mentre le aree periferiche sono accessibili a quelle dopo il 1997.
L’Area B di Milano
Accompagnata dall’hashtag #MilanoCambiaAria, l’Area B di Milano è diventata nel 2019 una LEZ con divieto di accesso e circolazione ai veicoli non autorizzati. Il confine della Area B mira alla massima inclusione del territorio e di popolazione, per dare maggiore efficacia al provvedimento. Così il 97,6% della popolazione residente nel comune vive in quartieri tutelati dal traffico pesante. La città più simile a Milano per regole, controlli ed estensione di LEZ è la citata Bruxelles.
La zona “Ultra” di Londra
Nella primavera del 2019, Londra ha inaugurato una LEZ più rafforzata e restrittiva: la Ultra Low Emission Zone, o ULEZ. “Ultra” si traduce nella pratica in pesantissime sanzioni per veicoli non autorizzati non appena entrano nella zona. Eventuali auto immatricolate prima del 2006 (per GPL e metano) o del 2015 (per il diesel) devono pagare una tariffa giornaliera di circa quindici euro per accedervi.
Il passo successivo (e auspicabile)
Oltre ai Paesi sopracitati, anche Austria, Repubblica Ceca, Danimarca, Svezia, Finlandia e Grecia hanno implementato le LEZ nei maggiori centri urbani. Alcune Low Emission Zone includono dei cosiddetti eco-distretti, che promuovono l’utilizzo della mobilità elettrica. In Europa, solo alcuni Paesi all’avanguardia (come i Paesi Bassi) hanno introdotto iniziative significative per incentivare la “mobilità gentile”: troppi ancora, invece, puntano alla sola promozione dell’utilizzo dei mezzi pubblici.
La mobilità green però è il passo cruciale verso lo sviluppo di metropoli sicure: agglomerati dove l’efficienza energetica e la gestione automatica dei flussi di traffico possano migliorare le condizioni di vita e l’impatto ecologico dell’intero sistema.