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Il ministro dell’Energia russo chiude la porta allo shale gas

Alexandre Novak ha dichiarato di non credere necessario lo sfruttamento della risorsa, tenuto conto delle riserve tradizionali del Paese.

  La Russia possiede sufficienti riserve tradizionali, e dunque non è interessata ad uno sfruttamento su larga scala del gas da scisto. A dichiararlo è stato questa mattina il ministro dell’Energia del governo di Mosca, Alexandre Novak, nel corso di una visita in Corea del Sud.

È chiaro che la scelta russa dipende da un calcolo, dal momento che il Paese costituisce uno dei più grandi esportatori mondiali di gas naturale tradizionale. E non è un caso se lo stesso colosso del settore Gazprom da tempo sottolinea come lo shale non sia dal suo punto di vista interessante, aggiungendo che lo sfruttamento in Nord America è una semplice bolla. 

Ma dal punto di vista ambientale, essendo lo shale gas una risorsa sempre più nell’occhio del ciclone a causa dei danni che può apportare all’ecosistema così come alla salute pubblica, e a prescindere da cosa spinga i russi a rinunciare al suo sfruttamento, si tratta comunque di una buona notizia. 

Ciò soprattutto perché finora la posizione di Mosca era stata attendista: ad aprile il presidente Vladimir Putin aveva dichiarato che il Paese non aveva voltato le spalle allo shale gas.