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Riserva di Yasuni, gli indigeni chiedono un referendum anti-petrolio

Gli abitanti di Yasuni, nell'Est del Paese, lottano contro la decisione del governo di trivellare nel bel mezzo del parco naturale.

  Gli indiani dell’Ecuador non ci stanno: la loro terra non sarà inquinata a causa delle trivellazioni alla ricerca di petrolio. Questa mattina un nutrito gruppo di abitanti della regione di Yasuniriserva naturale nella provincia di Orellana, nell’Est del Paese – ha manifestato nella capitale Quito. 

«Difendo la mia identità e la mia terra. Non permetterò lo sfruttamento degli idrocarburi a Yasuni», ha dichiarato all’agenzia AFP Rosa Gualinga, una delle centinaia di donne presenti alla manifestazione. In molti prevedono infatti che gli interessi petroliferi provocheranno una contaminazione dell’ecosistema, ed in particolare dei fiumi

Il Congresso dell’Ecuador ha recentemente votato a favore dell’esplorazione alla ricerca di greggio nel bel mezzo del parco naturale. Qui, infatti, secondo le stime si concentra il 20% delle riserve nazionali, ovvero circa 920 milioni di barili. Anche il presidente Rafael Correa si è dichiarato favorevole, sebbene nello scorso mese di febbraio avesse lanciato una sfida al mondo: non avrebbe autorizzato le trivellazioni nella regione, in cambio di un indennizzo internazionale da 3, 6 miliardi di dollari, corrisposti su dodici anni. Pari cioè alla metà di quanto il Paese avrebbe incassato se avesse venduto il petrolio. All’epoca, però, il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, che si occupava di raccogliere i capitali in un fondo, aveva ricevuto solo 200 milioni di dollari.

Troppo poco, evidentemente, per Correa, che ha deciso di non rinunciare all’oro nero. Scelta che ha suscitato l’ira di numerose ONG ambientaliste e delle associazioni indigene, che hanno avviato una procedura per chiedere un referendum popolare. Servirà però che almeno il 5% dell’elettorato appoggi l’iniziativa. Nel frattempo, il governo andrà probabilmente dritto per la sua strada.