Canarie, gigantesco progetto petrolifero targato Repsol
I fondali delle isole spagnole potrebbero custodire il più grande giacimento della Spagna. Nonostante l'opposizione di cittadini ed associazioni, la multinazionale aspetta solo un ultimo ...
Le isole Canarie sono sul piede di guerra. L’arcipelago, da decenni rinomata meta turistica , è nel mirino del colosso petrolifero Repsol , attratto dalle possibili enormi riserve di idrocarburi presenti nei fondali marini (si parla del più grande giacimento, potenzialmente, della Spagna ). La compagnia attende ormai soltanto l’ok da parte del ministero dell’Ambiente di Madrid per installare, già a partire dal prossimo gennaio, una prima base logistica. Obiettivo: avviare i primi sondaggi nel mese di maggio, in due siti a circa 60 chilometri dalle cose.
Nei giorni scorsi, riferisce l’agenzia AFP, abitanti ed associazioni ambientaliste hanno lanciato una campagna e una petizione online per «salvare le isole», che vanta già 35 mila firme. Il manifesto («Per un arcipelago delle Canarie senza petrolio») ha visto l’adesione anche da parte di Greenpeace e del WWF, nonché di una serie di organizzazioni scientifiche e del partito socialista spagnolo.
Repsol, nonostante ciò, sembra intenzionata ad andare dritta per la sua strada, convinta che nei fondali delle Canarie potrebbero esserci non meno di 900 milioni di barili di petrolio (2, 3 miliardi secondo lo scenario più ottimista), il che coprirebbe il 10% della domanda spagnola per venti anni, al ritmo di 100-150 mila barili al giorno.
Per questo, la compagnia prevede di investire 9 miliardi di euro. Se il governo spagnolo concederà le autorizzazioni, si effettuerà di fatto un passo indietro rispetto ad una transizione energetica che è inevitabile per ragioni economiche, sociali ed ambientali.