Il fascino discreto delle provinciali
Ogni settimana il commento di Luca Pisapia sugli intrecci tra finanza e calcio
A qualcuno piace caldo, agli stranieri piace provinciale. Le firme apposte negli ultimi giorni dal miliardario russo Alexander Knaster a Pisa e dall’americano Joe Tacopina a Catania (un preliminare con obbligo di acquisto) segnano una svolta importante negli investimenti stranieri nel calcio italiano. Intendiamoci, viviamo in piena globalizzazione e di nazionale non è rimasto praticamente nulla, nemmeno la Juventus, che tra un paio d’anni festeggerà il centenario della dinastia Agnelli, visto che è di proprietà di una holding statunitense di diritto olandese. E oramai non è nemmeno vero che le cosiddette “proprietà straniere” lo siano fino in fondo: Knaster, oligarca russo con villa a Forte dei Marmi che ha acquistato il Pisa, si appoggia a Marco Lippi, noto finanziere italiano; Tacopina, avvocato americano che acquisterà il Catania, era già stato proprietario di Bologna e Venezia e ha diversi interessi nel nostro paese. L’inversione di tendenza dicevamo, è che mentre l’Inter di Suning sembra in difficoltà economiche, il mercato è bloccato e girano voci affidabili o meno sulla presunta vendita del club, il Milan del fondo Elliott è il frutto di una strana speculazione finanziaria e la Roma di Friedkin per adesso solo un affare immobiliare, sembra più conveniente abbassare le pretese, guardare più in basso. Non solo perché la Fiorentina di Commisso, il Parma di Krause e il Bologna di Saputo sono più vicini alla Serie B, da cui economicamente ogni tanto conviene sempre ripartire, che non all’Europa. Ma perché le ultime acquisizioni – Pisa, Catania, Venezia e Parma appunto – cui va aggiunto il Padova, passato da poco al francese Oughourlian, lasciano intendere operazioni fatte appositamente fuori dalle cosiddette grandi piazze. Se sia amore per le discussioni al bar e le passeggiate romantiche nei meravigliosi comuni italiani, o interesse a fare operazioni finanziarie lontano dai grandi riflettori, solo la storia ce lo dirà. Anche se gli esempi passati puntano nella seconda direzione.