La World Bank parla di apartheid energetico. Ma tifa per le mega-dighe
La Banca Mondiale ha lanciato un nuovo allarme sul mancato accesso all'energia da parte delle popolazioni africane. Ma ha indicato la controversa diga Inga III ...
Il continente africano è vittima di una forma di «apartheid energetico », che priva i suoi abitanti della possibilità di accedere in modo generalizzato all’elettricità. Un fatto che segna un’enorme distacco rispetto alle popolazioni del Nord del mondo. A lanciare il duro atto d’accusa è stato il presidente della Banca Mondiale , Jim Yong Kim , che in un discorso pronunciato a Washington ha ricordato come un rapporto della stessa World Bank, pubblicato nel corso del 2013, avesse indicato in 1, 2 miliardi il numero di individui che, in tutto il mondo, risultano privi di un accesso all’energia elettrica . Di questa enorme fetta di popolazione, circa un terzo si concentra in Asia e Africa .
Per tentare di ridurre tale problema, Kim ha tuttavia difeso un progetto considerato con grande scetticismo dalle associazioni ambientaliste di tutto il mondo: ovvero la mega-diga che si vuole costruire nella Repubblica Democratica del Congo (e che la Banca Mondiale contribuirà a finanziare). Nota col nome di Inga III, potrebbe diventare la più grande centrale idroelettrica del mondo, al prezzo titanico di 12 miliardi di dollari.
I lavori dovrebbero cominciare alla fine del 2016, e suscitano già da tempo una forte opposizione da parte della società civile congolese. Anche perché le alternative basate su solare, eolico e piccoli impianti capaci di generare energia in loco sarebbero a portata di mano sia da un punto di vista economico che logistico.