Vietiamo le pubblicità delle fonti fossili, come fatto per le sigarette
Energia, trasporti, CO2. E gli intrecci con la finanza. Ogni settimana il punto sui cambiamenti climatici firmato da Andrea Barolini
«La propaganda pubblicitaria di qualsiasi prodotto da fumo, nazionale od estero, è vietata». Era il 1962 quando veniva promulgata la legge n. 165, che segnava una svolta per il settore del tabacco. Niente più sigarette negli spot in tv o sui giornali: occorre tutelare la salute dei cittadini e limitare i costi sanitari legati alle patologie.
Anni dopo, nel 1983, venne meno anche la distinzione tra pubblicità diretta e indiretta. E nel 1991 con decreto ministeriale fu «vietata la pubblicità televisiva delle sigarette e di ogni altro prodotto del tabacco, anche se effettuata in forma indiretta, mediante utilizzazione di nomi, marchi, simboli o altri elementi caratteristici di prodotti del tabacco o di aziende la cui attività principale consiste nella produzione e vendita di tali prodotti».
Quindi, più di recente, si è deciso di modificare anche i pacchetti di sigarette inserendo frasi e immagini in grado di avvisare i consumatori sui rischi che corrono. La scienza, infatti, è pressoché unanime nell’affermare che il fumo aumenta la possibilità di sviluppare numerosi tipi di patologie (cardiovascolari, oncologiche e non solo).
Allora, dal momento che la scienza è pressoché unanime anche nell’affermare che la combustione di fonti fossili è la principale responsabile dei cambiamenti climatici, non sarà il caso di – finalmente – vietare le pubblicità di carburanti? Non sarà giunto il momento di tappezzare le pompe di benzina con immagini di inondazioni, scioglimento dei ghiacci ed eventi meteorologici estremi, per ricordare ai consumatori cosa comportano le loro scelte? Chissà cosa ne pensa il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani.