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L’elettrico è il futuro (prossimo. Poi dipende da noi)

Energia, transizione ecologica, trasporti, riscaldamento globale. Ogni settimana il punto sui cambiamenti climatici firmato da Andrea Barolini

L’auto elettrica è il futuro. Garantisce la pressoché totale assenza di emissioni nocive per la salute (in loco). Non necessita di alcuna combustione di carburanti di origine fossile. Promette di abbattere i tassi di inquinamento delle nostre città. Tutto vero. E il fatto che ci sia un “ma” non toglie nulla – nulla – al sacrosanto superamento dei motori termici. Siano essi a benzina o, ancor di più, a gasolio. 
Il “ma” è stato oggetto di numerosi studi, ed è legato al fatto che le batterie consumano energia elettrica. E quest’ultima deve essere prodotta in qualche modo. È evidente che se ricarichiamo le nostre auto elettriche con energia prodotta tramite carbone, non avremo fatto altro che delocalizzare le emissioni di gas ad effetto serra e l’inquinamento dalle città alle centrali. Al contrario, se quella che utilizziamo è energia prodotta tramite pale eoliche, davvero l’impatto, dal punto di vista del “combustibile”, è pressoché azzerato. “Pressoché”, anche qui, sì. Perché va considerata comunque la CO2 emessa per la costruzione, l’installazione e lo smaltimento delle turbine. Così come quella legata alla fabbricazione delle batterie, che utilizzano anche terre rare, provenienti dall’altra parte del mondo e estratte da miniere. Senza aprire il capitolo dello smaltimento delle batterie stesse, processo sul quale occorre una pianificazione immediata. E globale. Che ancora non c’è.
Affermare, dunque, che la diffusione delle auto elettriche e l’abbandono di quelle termiche debbano essere accompagnati dalla diffusione delle fonti rinnovabili e dall’abbandono di quelle fossili (a partire dalle più inquinanti) non significa in alcun modo allungare ombre sulla Tesla, sulla Renault Zoe o sulla Volkswagen ID.3. Significa chiedere un cambiamento coerente. In tutti i settori. Una transizione intelligente e non balbuziente. Lineare e non segmentata. Altrimenti l’elettrico sarà comunque il futuro. Ma forse solo quello prossimo: il lungo termine dipenderà da quanto “olistico” sarà stato il nostro approccio.