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È ora di rendere Amazon generosa. Per legge

Energia, trasporti, riscaldamento globale. E gli intrecci con la finanza. Ogni settimana il punto sui cambiamenti climatici firmato da Andrea Barolini

Lunedì 16 novembre il proprietario del colosso Amazon, Jeff Bezos, uomo più ricco del mondo, ha annunciato la volontà di stanziare circa 800 milioni di dollari per sostenere una quindicina di organizzazioni ecologiste. Tra queste Nature Conservancy, il World Resources Institute e ancora il WWF, secondo le informazioni fornite dal Washington Post (di proprietà di Jeff Bezos).

In un post Instagram, il miliardario americano ha spiegato di aver «passato mesi ad ascoltare un gruppo di persone estremamente intelligenti, impegnate nella battaglia contro i cambiamenti climatici. Sono felicissimo di poterle aiutare». La cifra, in assoluto, è indubbiamente elevata. Tuttavia, se rapportata non soltanto alle dimensioni di Amazon, ma anche al patrimonio di Bezos, può apparire diversa. 

Alla fine dello scorso mese di luglio, l’azienda ha ufficializzato il fatturato del secondo trimestre dell’anno, quello del lockdown generalizzato nel mondo. Ebbene, il dato ha raggiunto gli 88,9 miliardi di dollari. In aumento del 40% rispetto all’anno precedente (quando Amazon si era dovuta “accontentare” di 63,4 miliardi). Gli utili netti sono stati inoltre di 5,2 miliardi. 

Sempre nel mese di luglio, Amazon è diventato il terzo colosso del web (dopo Apple e Microsoft) a superare la soglia dei 1.500 miliardi di dollari di capitalizzazione in Borsa. Per quanto riguarda poi il patrimonio personale di Bezos, alla fine di agosto, sulla base dell’indice Bloomberg Billionaires Index, esso è stato valutato in 202 miliardi di dollari. Di cui 87 miliardi guadagnati soltanto nel corso del 2020. 

Insomma: il gesto è apprezzabile. Ma, tenuto conto della povertà nel mondo, della crisi climatica e della pandemia, non sarà utile che, una buona volta, i governi quei soldi li tolgano con le tasse a Amazon, a Bezos e agli altri ultraricchi del Pianeta?