L’accordo mondiale sulla plastica bloccato dalla lobby petrolchimica
In Corea ennesimo nulla di fatto, i produttori di oil & gas boicottano i necessari provvedimenti contro la plastica
L’accordo sulla plastica non si farà: in Corea del Sud i produttori di petrolio si sono messi di traverso e hanno fermato quello che doveva essere il primo trattato internazionale per ridurre l’inquinamento causato dal materiale immortale.
Arrivati a dicembre 2024 possiamo solo pensare che domani è un altro giorno. E il 2025 sarà un altro anno. Qualcosa dovrà pur andare meglio. Perché questo, oltre a essere il più caldo mai registrato, è l’anno in cui tutto è andato storto: una serie di elezioni – dall’Europa agli USA – “contro il clima” e un fallimento dopo l’altro di tutti gli accordi internazionali sull’ambiente. Dalla Cop29 di Baku che ha lasciato su tutti un manto di tristezza, alla Cop16 sulla Biodiversità a Cali, in Colombia, che si è sciolta con un nulla di fatto. E ora la plastica.
Plastica: il mostro di Frankenstein
La plastica è il nostro mostro di Frankenstein. Quando è arrivata negli anni ‘50 sembrava una benedizione: i suoi inventori vinsero il premio Nobel, le pubblicità incensavano quel materiale incredibilmente economico e magicamente indistruttibile. Oggi quel materiale, di cui non riusciamo più a fare a meno, ci soffoca. Ha costruito isole negli oceani, è entrato nell’acqua che beviamo, nel nostro sangue, nel latte materno. Ci abita, come in un film horror.
Non è biodegradabile ma si frammenta in microplastiche che conquistano ogni centimetro del pianeta. E per lo più non si riesce a riciclare. Oggi solo il 9% della plastica a livello mondiale viene effettivamente riciclata. Quindi ne produciamo sempre di nuova, facendoci sommergere sempre di più.
Il Comitato intergovernativo di negoziazione per porre fine all’inquinamento da plastica
Un problema gigantesco, a cui le Nazioni Unite avevano finalmente deciso di dedicare un summit internazionale. Per trovare almeno un inizio di soluzione. Nel marzo 2022 gli stati membri hanno istituito un Comitato intergovernativo di negoziazione (INC) con il compito di trovare un accordo per «porre fine all’inquinamento da plastica» che fosse giuridicamente vincolante. La bozza finale doveva arrivare adesso, a fine 2024, durante la quinta sessione (INC-5) che si stava tenendo a Busan in Corea del Sud dal 25 novembre al 1° dicembre. E che si è conclusa invece con l’ennesimo nulla di fatto. E ora non resta che aspettare il 2025: altro tempo prezioso perso.
La plastica si fa con il gas e con il petrolio. È la valvola di sfogo dei grossi paesi produttori di combustibili fossili. Se mai la transizione verso le rinnovabili e l’elettrico dovesse andare in porto, resterebbe pur sempre la plastica. Per le Nazioni Unite ogni anno il mondo produce circa 430 milioni tonnellate di nuova plastica . E si potrebbe arrivare a oltre 700 milioni di qui al 2040. Secondo il Plastic Waste Makers Index 2023 della Minderoo Foundation, nel 2021 si sono prodotte 139 milioni di tonnellate solo di plastica monouso. Le emissioni di CO2 prodotte raggiungono gli 1,8 miliardi di tonnellate.
Più lobbisti che scienziati
Non stupisce quindi che a INC-5 abbiano partecipato oltre 200 lobbisti del settore petrolchimico, fra cui ExxonMobil e Dow Chemical. Erano più i lobbisti dei rappresentanti dei delegati UE o di quelli dell’America Latina. E ovviamente più degli scienziati presenti.
E la sessione è andata un po’ come sono andate molte volte le Cop. Lì non si è quasi mai nominata la necessità di uscire dai combustibili fossili, con l’eccezione di Cop28. In questo caso l’ambasciatore dell’Ecuador avrebbe proposto un documento informale in cui non si accenna a obiettivi di riduzione di produzione di nuova plastica. Paesi come la Russia e gli Stati del Golfo avrebbero infatti sostenuto che il trattato debba ridurre l’inquinamento della plastica, ma non la sua produzione. Un controsenso palese, su cui si è arenato il summit.
Un trattato di cui abbiamo veramente bisogno
Il trattato, se mai si riuscirà a fare, dovrebbe riguardare l’intero ciclo di vita della plastica (dalla produzione allo smaltimento) ma anche gli additivi chimici che vi sono contenuti. Sul piatto c’erano, e speriamo ci siano ancora, oltre alla richiesta di diminuzione della produzione globale di plastica, anche l’eliminazione di quella monouso. E la necessità di combattere l’impatto dell’inquinamento sull’ambiente terrestre e marino. Un vero dramma per la biodiversità.
Per la prima metà del 2025 è attesa una sessione supplementare che dovrebbe riuscire a portare a termine il trattato. Ne abbiamo veramente bisogno. Ora non ci resta che aspettare. E fare pressioni, in qualunque modo, perché questo avvenga.