Move your money. Da una cena tra amici a un movimento globale

Dalla crisi dei subprime alla battaglia di XR contro la finanza fossile. Storia del movimento Move your money, che potrebbe ancora salvare il mondo

Dicembre 2009. L’eco del crollo di Lehman Brothers, colosso bancario americano fallito clamorosamente a causa della crisi dei mutui subprime, non si era ancora spenta. A Wall Street si continuava a tremare. Il TARP, il programma di salvataggio istituito in fretta e furia dal governo degli Stati Uniti per evitare il collasso totale del sistema finanziario, era stato appena autorizzato. L’amministrazione di Washington lo aveva dotato di ben 700 miliardi di dollari. Un fiume di denaro necessario per acquistare titoli tossici e azioni, e rafforzare un sistema messo a durissima prova dalla crisi. E mentre le banche too big too fail ricevevano aiuti, milioni di persone perdevano la casa. Il lavoro. Il diritto all’assistenza sanitaria. Il futuro.

La rabbia contro il mondo della finanza cresceva. In quegli stessi giorni frenetici e inquieti, alcuni amici si trovarono a cena. Un’occasione per augurarsi buon Natale. Come capita spesso nelle cene tra amici, si parlava di politica, di economia, di attualità. Anche perché i commensali erano Arianna Huffington, fondatrice dell’Huffington Post, Rob Johnson, economista e direttore esecutivo dell’Institute for New Economic Thinking, Alexis McGill, stratega politica, Eugene Jarecki, filmmaker e Nick Penniman, membro dell’Investigative Fund dell’Huffington Post.

Le banche too big to fail e la crisi dei mutui subprime negli Stati Uniti

«Sapete chi ha avuto un anno record?». Difficile per i commensali indovinare. «Le grandi banche di Wall Street. Grazie al denaro dei contribuenti e alle garanzie del governo hanno realizzato profitti record e sono tornati a quelle attività rischiose che hanno portato la nostra economia sull’orlo del collasso». Sorrisi ironici. Certo, però salvare le banche era necessario per sostenere l’economia: le aziende, le famiglie. «Nemmeno per sogno. Da aprile JP Morgan Chase, Citibank, Bank of America e Wells Fargo hanno tagliato i prestiti alle imprese di 100 miliardi di dollari». E dire che la necessità di sostenere il credito era stato uno degli argomenti principali per far digerire al pubblico il colossale salvataggio bancario. Al contrario, non solo la politica del governo di proteggere le banche too big to fail stava danneggiando gravemente le piccole banche. Quelle che non avevano partecipato al casinò che aveva distrutto l’economia.

Lehman Brothers
La sede di Lehman Brothers in un’immagine del 2006 @ Mattia Landoni/Wikimedia Commons

«Tutto questo mi ricorda “La vita è meravigliosa”, il film di Frank Capra del 1946», sottolineava ai commensali Jarecki. La pellicola racconta la storia del banchiere di una cittadina di provincia George Bailey che per tutta la vita aiuta i suoi concittadini a sfuggire dalla morsa del rapace banchiere Henry Potter.

La nascita del movimento Move your money

Da lì al film di lancio della campagna “Move your money” il passo era breve. L’idea era semplice: il sistema finanziario avrebbe potuto cambiare se le persone avessero tolto i propri soldi dalle sei più grandi banche (JP Morgan Chase, Citibank, Bank of America, Well Fargo, Goldman Sachs e Morgan Stanley) per metterli in banche più piccole, locali, cooperative. Con il denaro delle persone così redistribuito, il sistema finanziario avrebbe potuto tornare ad essere uno strumento al servizio dell’economia, invece di essere un’enorme macchina al servizio di sé stessa (e sempre sul punto di incepparsi).

Due anni dopo arrivava il Bank Transfer Day. Spinta inizialmente dagli alti costi di gestione dei conti, la protesta era stata battezzata così. Il giorno del cambiamento di banca. Supportata anche da alcuni gruppi di Occupy Wall Street che la vedevano come un modo per rafforzare le piccole banche locali, meno propense a utilizzare strumenti finanziari spericolati e pericolosi. E le piccole banche, un anno dopo, hanno registrato un incremento di oltre 2 milioni di nuovi soci. Il doppio del solito.

Il movimento cresce e sbarca nel Regno Unito

In due anni da quella cena di Natale negli Stati Uniti furono più di 4 milioni i conti correnti chiusi nelle grandi banche e spostati in istituti più piccoli. Un successo che aveva portato il movimento al di qua dell’Atlantico, in Gran Bretagna. Dove le Big Five (Barclays, HSBC, Santander, Lloyds Banking Group e RBS) sempre più coinvolte in scandali spingevano le persone a scegliere banche più etiche e trasparenti. Laura Willoughby, responsabile di Move Your Money nel Regno Unito, dichiarava a dicembre del 2012: «Quest’anno è diventato chiaro che le banche britanniche sfruttano i loro clienti, affamano l’economia del credito e si fanno beffa della legge». Le banche di credito cooperativo – di piccole dimensioni, di solito gruppi di risparmio su base locale – avevano attirato quasi 20mila nuovi conti negli ultimi sei mesi dell’anno. Allo stesso modo, le banche etiche Triodos, Ecology e la Charity Bank avevano registrato un balzo nel numero di clienti.

È passato un decennio. Ma “Move your money” continua a essere una pratica politica utilizzata dagli attivisti per orientare le scelte degli istituti finanziari e rafforzare la propria causa. È il caso del movimento Black Lives Matter che dal 2013 protesta contro il razzismo e contro le uccisioni di afro americani da parte della polizia. E che dal 2016 invita gli afro americani al #BankBlack, ovvero servirsi di banche e istituti finanziari gestiti da neri. O di chi vuole fermare opere che devastano l’ambiente e interi ecosistemi, come l’oleodotto Dakota Pipeline Access.

La campagna di Extinction Rebellion contro la finanza fossile
La campagna di Extinction Rebellion contro la finanza fossile © XR

La crisi climatica e la battaglia contro la finanza fossile

Stop the money pipeline, invece, è la campagna che vuole spingere Wall Street a smettere di finanziare la devastazione ecologica e climatica. Perché smettere di sostenere chi finanzia la crisi climatica è ormai riconosciuto da più parti come lo strumento più efficace in mano agli attivisti. Con 3.800 miliardi di dollari concessi da 60 banche alle fonti fossili dal 2016 al 2020 è evidente che ciascuno di noi può fare la differenza. Soprattutto se consideriamo che in Italia, per esempio, il risparmio medio detenuto da ciascun cittadino è di oltre 70mila euro. Un miliardo e 400mila euro ogni 20mila persone.

Ciascuno può fare la propria parte, e in questo mese di aprile l’esempio lo dà Extinction Rebellion. Il movimento nato in Inghilterra nel 2018 per spingere i governi ad agire contro la crisi ecologica e climatica ha lanciato oggi, 1 aprile 2021, una campagna contro la finanza fossile, invitando le persone a disinvestire dagli istituti di credito che continuano a finanziare carbone, petrolio e gas. E a spostare i propri soldi in banche che fanno invece della sostenibilità un obiettivo generale e non un prodotto tra i tanti.


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