L’alleanza delle assicurazioni per il clima si sfalda. E ricomincia da capo

L’alleanza delle assicurazioni per il clima non regge all’opposizione statunitense. Le Nazioni Unite ci riprovano, con un nuovo forum per il net zero

Generali e Intesa Sanpaolo Vita sono le uniche italiane tra le fondatrici del Forum for Insurance Transition to Net Zero © Paolobon140/Wikimedia Commons

Niente da fare per la Net-Zero Insurance Alliance (NZIA), quella che si proponeva di essere la più vasta e incisiva alleanza delle assicurazioni per il clima. Le pressioni politiche giunte soprattutto dagli Stati Uniti hanno avuto la meglio. Così, l’iniziativa si è sfilacciata fino a sciogliersi. A prendere il suo posto, annuncia il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), sarà il Forum for Insurance Transition to Net Zero.

L’esodo dall’alleanza delle assicurazioni per il clima

L’alleanza delle assicurazioni per il clima è, o meglio era, una delle coalizioni settoriali sotto l’ombrello della Glasgow Financial Alliance for Net Zero, battezzata alla Cop26 di Glasgow nel 2021. Otto i membri fondatori: le francesi AXA (che ne era anche presidente) e SCOR, le tedesche Allianz e Munich Re, la britannica Aviva, l’italiana Generali e le svizzere Swiss Re e Zurich Insurance Group. A distanza di un paio d’anni, erano rimaste solo Aviva e Generali. Il gruppo, che contava complessivamente una trentina di adesioni, si era dimezzato.

Il perché di una simile fuga si intuisce leggendo la lettera con cui i procuratori generali di una ventina di Stati americani si sono rivolti direttamente alle compagnie di assicurazione. Mettendo in dubbio la legalità del loro impegno a collaborare per «portare avanti un’agenda attivista per il clima». L’alleanza delle assicurazioni per il clima aveva infatti fissato cinque diversi target. Chiedendo alle aderenti di raggiungerne almeno uno entro 12 mesi e tre entro 36 mesi.

Qualche esempio? Le società si dovevano impegnare a sforbiciare del 34-60% le emissioni associate alle assicurazioni entro il 2030, oppure a focalizzarsi sui singoli settori seguendo una traiettoria per il net zero. Oppure, in ottica di engagement, dovevano lavorare per far sì che il 100% dei clienti fissasse i propri obiettivi di azzeramento delle emissioni basati sulla scienza entro il 2040. O focalizzarsi su clienti specifici, per convincerli a decarbonizzare. Queste e altre richieste, secondo la lettera, avrebbero violato le leggi antitrust federali e statali.

Cosa cambia con il Forum for Insurance Transition to Net Zero

Tutto da rifare, dunque. Il 25 aprile, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) ha annunciato la creazione del Forum for Insurance Transition for Net Zero (FIT). Una «nuova grande opportunità» che «tiene conto dell’esperienza maturata con la Net-Zero Insurance Alliance che per prima ha trasformato il net zero nel settore assicurativo dalla teoria alla pratica».

Non suona come una sorpresa il fatto che, tra le 19 compagnie di assicurazione e riassicurazione fondatrici, nessuna sia statunitense. Due le italiane, Intesa Sanpaolo Vita e Generali. Ad affiancarle, due gruppi consultivi indipendenti l’uno dall’altro. Il primo è costituito da autorità di supervisione e regolamentazione del settore assicurativo, il secondo da esponenti del mondo accademico, della ricerca e della società civile. In più c’è il team legale che, non a caso, si occuperà anche di concorrenza e antitrust. Cioè proprio le questioni sollevate dagli Stati Uniti. In tutto, dunque, si arriva a 46 organizzazioni partecipanti.

Quattro le aree di lavoro, in una fase iniziale: le metriche e gli obiettivi volontari per il net zero nelle assicurazioni; l’impostazione di un piano di azzeramento delle emissioni adatto alle compagnie assicurative; il dialogo con le aziende per convincerle a decarbonizzare; lo studio di «soluzioni e tassonomie» a supporto della transizione verso il net zero. Sarà la volta buona?