La Fondazione Finanza Etica all’assemblea Rheinmetall 2017
La Fondazione Finanza Etica ha partecipato all'assemblea di Rheinmetall per chiedere chiarimenti sulle esportazioni di armi verso l'Arabia Saudita.
Martedì 9 maggio la Fondazione Finanza Etica è intervenuta all’assemblea di Rheinmetall, la maggiore industria tedesca nel campo degli armamenti.
Banca Etica è l’unica banca italiana che non investe in armi per Statuto e dal 2007, attraverso la sua Fondazione Finanza Etica, azionista critico di imprese come Eni ed Enel e dal 2016 ha iniziato a partecipare alle assemblee del produttore di armi italiano Leonardo-Finmeccanica. Lo scopo della Fondazione è quello di sollecitare la riflessione degli amministratori e degli azionisti sugli impatti che le imprese quotate in borsa possono avere in campo ambientale e sociale e le conseguenze che ne possono derivare per i bilanci e la reputazione delle stesse imprese.
È un’iniziativa svolta in stretta collaborazione con le reti e le organizzazioni della società civile italiana e internazionale. Per quanto riguarda nello specifico l’assemblea di Rheinmetall, alla quale la Fondaziona ha partecipato per la prima volta, l’intervento è stato fatto in stretta collaborazione con la Rete Italiana per il Disarmo e con l’associazione tedesca Urgewald.
In particolare, l’intervento era volto a chiedere informazioni su RWM Italia S.p.A., controllata al 100% da Rheinmetall. Come è stato provato dall’organizzazione Human Rights Watch e dagli attivisti italiani che hanno fotografato i carichi in partenza dall’aeroporto di Cagliari nel 2016, Rheinmetall, attraverso la controllata RWM Italia, sta esportando bombe in Arabia Saudita.
e stesse bombe sarebbero poi utilizzate per bombardare lo Yemen, dove l’Arabia Saudita guida una coalizione bellica con Emirati Arabi, Egitto, Kuwait, Qatar, Bahrain ha deciso di intervenire senza mandati internazionali e quindi senza alcuna legittimazione. L’utilizzo di bombe RWM/Rheinmetall in Yemen è stato confermato anche dal “Rapporto finale del gruppo di esperti sullo Yemen” trasmesso il 27 gennaio scorso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
A questo proposito, sono state rivolte a Rheinmetall queste domande:
- Perché la società ha deciso di esportare le bombe in Arabia Saudita attraverso l’Italia e non, direttamente, dalla Germania? Si temeva che il governo tedesco non avrebbe fornito le necessarie autorizzazioni? Recentemente, come riportato da Die Zeit il 30 aprile scorso, l’Arabia Saudita ha dichiarato che non chiederà più autorizzazioni alla Germania per l’importazioni di armi per non creare imbarazzi al governo tedesco. Le esportazioni si faranno quindi attraverso l’Italia?[vedi anche: Reuters, Handelsblatt]
- Perché si sono esportate bombe in Arabia Saudita sapendo che il Paese è coinvolto in una guerra che non ha alcuna legittimazione dal punto di vista del diritto internazionale e che ha generato oltre seimila morti (addirittura 10.000 morti tra i civili come riportato da Die Zeit), 2,5 milioni di sfollati oltre ad abusi, crimini di guerra, ospedali, scuole, fabbriche e campi profughi bombardati e oltre 1.000 bambini uccisi nei raid aerei?
- Si è valutato l’impatto che queste esportazioni possono avere (e stanno già avendo) sulla reputazione dell’impresa?
Nell’ultima relazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri italiano sul commercio degli armamenti per l’anno 2016, depositata in parlamento il 26 aprile, si legge che RWM Italia è salita al terzo posto per giro d’affari nel settore difesa in Italia. Dal 1° gennaio al 31 dicembre 2016 RWM ha ottenuto 45 nuove autorizzazioni per l’esportazione di armamenti dal ministero degli esteri italiano, per un totale di 489,5 milioni di euro: 460 milioni di euro in più rispetto al 2015, quando la società aveva ricevuto nuove autorizzazioni per 28 milioni di euro.
La relazione del governo italiano mette in evidenza in particolare una commessa di RWM, per un totale di 411 milioni di euro, che riguarda l’esportazione di 19.675 bombe in totale (Mk 82, Mk 83 ed Mk 84). Non è però indicato il committente. Non sappiamo quindi verso quale Paese siano state esportate le bombe. Nella Relazione Finanziaria di Rheinmetall per l’anno 2016 leggiamo che c’è stato un ordine “molto significativo” di “munizioni” per 411 milioni di euro da parte di un “cliente della regione MENA (Medio-Oriente e Nord Africa)” Di queste 19.675 bombe autorizzate nel 2016 (e di quelle relative ad altre licenze precedenti) ne sono già state effettivamente esportate solo lo scorso anno circa 2.150 per un controvalore di 32 milioni di euro.
Visto che non è possibile ricostruire la destinazione dell’ordine per 411 milioni di euro né dal bilancio di Rheinmetall né dalla relazione del governo italiano e considerati gli aspetti controversi dell’esportazione di bombe verso l’Arabia Saudita sopra illustrati la richiesta a Rheinmetall è stata:
- di indicare agli azionisti il Paese verso il quale saranno esportate le bombe di cui alla relazione del governo italiano per un totale di 411 milioni di euro;
- se Rheinmetall non volesse indicare il Paese di esportazione per motivi di concorrenza e riservatezza, chiediamo alla società di dichiarare agli azionisti che le bombe non saranno esportate verso l’Arabia Saudita come paese finale di destinazione.
Infine, si è voluto capire da Rheinmetall che piani ha la società per il futuro dell’impianto di RWM Italia SpA a Domusnovas in Sardegna, visto che l’8 maggio la stampa locale sarda ha parlato di un ampiamento per la costruzione di un nuovo “campo prove”. Di quali prove si tratta? L’ampiamento è collegato a una più ampia strategia per l’esportazione di un numero sempre maggiore di bombe dalla Sardegna all’Arabia Saudita?