Azionisti attivi alla COP25, «Aiutiamo le imprese sugli obiettivi climatici»
Presentato a Madrid l'engagement report della rete di Shareholders for Change: 74 le aziende coinvolte
Le imprese sono istituzioni vive, all’interno delle quali gli investitori, i manager, i lavoratori, i clienti e gli altri portatori di interesse mettono continuamente in discussione lo status quo, in modo trasgressivo», si legge nell’introduzione all’engagement report 2019 di SfC – Shareholders for Change (azionisti per il cambiamento), presentato oggi a Madrid a margine della COP25. «È solo attraverso queste sfide continue e sistematiche che le società rimangono dinamiche e continuano a funzionare».
Si tratta di una citazione dal libro “Contesting the corporation” (contestare l’impresa), dei professori di economia aziendale Peter Fleming e Andrew Spicer, che sintetizza in poche righe il senso dell’engagementIl termine "Engagement" descrive il dialogo tra investitori e imprese su tematiche di sostenibilità. Si concretizza durante l'assemblea degli azionisti e continua tutto l'anno Approfondisci (sinonimo di azionariato attivo) ma anche del consumo critico o del sindacalismo: le imprese hanno regolarmente bisogno di qualche sano scossone, altrimenti riposano sugli allori delle strutture e procedure interne e, alla fine, si fermano, smettono di essere competitive. E muoiono.
Italia, Francia e USA i Paesi più coinvolti
Di scossoni, buffetti, bacchettate e, a volte, vere e proprie bastonate, il rapporto di SfC, una rete di investitori istituzionali europea fondata nel 2017 su iniziativa del gruppo Banca Etica abbonda: le imprese con le quali gli undici membri della rete si sono confrontati nel corso del 2019 sono 74, la maggior parte con sede in Italia, Francia, Stati Uniti e Germania.
Sulla base del rapporto “Bad Connection”, pubblicato da SfC nel 2018, sono state scritte lettere a Vodafone, Orange, Deutsche Telekom e Telecom Italia, i principali gruppi del settore europeo delle telecomunicazioni, chiedendo maggiore trasparenza sui sistemi usati per pagare meno tasse: la cosiddetta “ottimizzazione fiscale” che, in alcuni casi, può sconfinare nell’elusione o evasione e attirare investigazioni e sanzioni da parte delle autorità fiscali, con danni per tutti gli azionisti.
«Tutte le imprese hanno risposto», spiega Aurélie Baudhuin, presidente di SfC e vice-direttore generale di Meeschaert Asset Management, uno dei soci fondatori della rete. «Con Deutsche Telekom è stata anche organizzata una chiamata a cui ha partecipato il responsabile del settore tasse. Ora stiamo preparando nuove domande, con l’aiuto di un ricercatore esperto in sistemi fiscali internazionali».
Insieme si contesta meglio
Lo scopo principale di Shareholders for Change è mettere insieme iniziative di engagement con le imprese che prima erano condotte in solitaria, dai singoli membri. «Vogliamo creare massa critica», continua Baudhuin. «Fare domande per conto di una rete che gestisce 25 miliardi di euro ha un impatto sicuramente maggiore. Le imprese ci prendono più sul serio».
Per sapere quali domande specifiche rivolgere alle società, su temi sociali, ambientali e di governance (dinamiche di gestione e governo dell’impresa) è necessario studiare. Per questo il network si è impegnato a pubblicare regolarmente ricerche inedite. Come “Bad Connection”, appunto, o “Rare metals supply chains” (catene di fornitura dei metalli rari), un rapporto pubblicato nel luglio di quest’anno che fa luce sui rischi sociali e ambientali nella catena di approvvigionamento dei metalli rari.
«I metalli rari sono materie prime essenziali per la transizione energetica verso fonti pulite. Si trovano nelle batterie delle auto elettriche, nelle turbine eoliche o nei pannelli fotovoltaici», spiega Aurélie Baudhuin. «Però spesso sono estratti violando i diritti dei lavoratori o inquinando le falde acquifere. Per questo, sulla base della ricerca, abbiamo iniziato a scrivere lettere a una serie di imprese del settore chimico, automobilistico ed energetico per capire se e come stanno cercando di minimizzare questi rischi».
Lettere ma non solo
Le lettere e le chiamate con le imprese sono solo alcuni dei modi nei quali gli azionisti attivi si rivolgono alle imprese. Per molti membri di SfC, lo strumento principe dell’engagement, rimane la partecipazione alle assemblee degli azionisti, che si tengono ogni anno in primavera, per l’approvazione del bilancio.
«Sono occasioni uniche, nelle quali si ha la possibilità di prendere il microfono e fare domande a tutto il consiglio di amministrazione, davanti ai principali azionisti e ai giornalisti», spiega Jordi Ibáñez, direttore di Fundacion Finanzas Eticas (FFE), socio spagnolo di Shareholders for Change.
Nel 2019 Ibáñez ha partecipato all’assemblea della società energetica spagnola Endesa, controllata dall’italiana Enel, presentando una raffica di domande, in particolare sui tempi dell’uscita di Endesa dal carbone e dal nucleare. «Le risposte sono state insoddisfacenti», spiega il direttore di FFE, «ma non molliamo il colpo. Ci ripresenteremo all’assemblea del 2020 e, in Italia, Fondazione Finanza Etica (anch’essa tra i soci fondatori di SfC, ndr) riproporrà alcune delle nostre domande all’assemblea di Enel».
Il clima al primo posto
I temi che riguardano i cambiamenti climaticiVariazione dello stato del clima rispetto alla media e/o variabilità delle sue proprietà che persiste per un lungo periodo, generalmente numerosi decenni.Approfondisci sono stati molto gettonati nel 2019. «Quest’anno buona parte delle nostre azioni si è focalizzata sul clima. Abbiamo chiesto alle imprese di impegnarsi di più a ridurre le proprie emissioni e a diventare più trasparenti sulle proprie strategie di transizione verso modelli di produzione più sostenibili», spiega Aurélie Baudhuin. «Per questo è molto significativo che il nostro secondo incontro annuale si tenga proprio a Madrid, durante la conferenza COP25 delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici».
In base a un’analisi di Arabesque S-Ray (un fornitore di dati per investitori) sui dati relativi alle emissioni e al clima pubblicati dalle maggiori imprese quotate in Borsa, più dell’80% delle società a livello mondiale non sarebbe in grado di raggiungere gli obiettivi climatici fissati dall’accordo di ParigiL’Accordo di Parigi è un documento d’intesa tra le nazioni facenti parte dell’UNFCCC che è stato raggiunto nel 2015 al termine della Cop21.Approfondiscientro il 2050. «Questo deve cambiare al più presto se vogliamo evitare il peggio», continua Baudhuin. «Gli investitori hanno una grande opportunità e responsabilità nel guidare le strategie delle imprese nella giusta direzione: il green washing deve essere consegnato alla storia».
Un’occasione per imparare
L’incontro di SfC ha ospitato anche due seminari di formazione per i membri: uno sulla condotta ambientale e sociale delle maggiori società quotate spagnole, tenuto da Elena Salgado dell’Observatorio de Responsabilidad Social Corporativa (osservatorio spagnolo sulla responsabilità sociale d’impresa) e uno sugli schemi più comuni usati dalle multinazionali per eludere le tasse, tenuto da Tommaso Faccio, ricercatore della Notthingham University.
I seminari sono stati seguiti da un incontro con i manager dell’utility spagnola (distribuzione di gas) Naturgy, nel corso del quale i membri di Shareholders for Change hanno fatto domande sul piano di transizione dell’impresa verso un modello produttivo a basse emissioni di carbonio.