Armi, gli azionisti critici chiedono dati e chiarezza. Leonardo svicola

Fondazione Finanza Etica ha posto domande puntuali all’assemblea degli azionisti di Leonardo. Ma il dialogo appare impossibile

Un Alenia Aermacchi M-346 Master, un aereo da addestramento militare prodotto da Leonardo © Adrian Pingstone/Wikimedia Commons

L’azionariato critico 2024 con Leonardo SpA ha registrato un nuovo scalino nella incomunicabilità fra Fondazione Finanza Etica e la società. Tenteremo, infatti, di ottenere una interlocuzione diretta, come l’azienda stessa ci suggerisce in una risposta alle nostre domande sulle modalità di svolgimento delle assemblee. Dalla quale apprendiamo che, bontà loro, visto che la società si avvale legittimamente della facoltà di tenere l’assemblea “a porte chiuse” tramite il rappresentante designato, ad esso «gli azionisti potranno avvalersi gratuitamente». Sarebbe potuto essere diversamente? Pagare per esercitare un diritto degli azionisti sarebbe davvero un’iperbole surreale.

Le risposte lacunose e tautologiche agli azionisti critici

Le risposte alle nostre domande continuano a muoversi fra la Scilla del «queste informazioni non vengono fornite per ragioni di riservatezza» (al che dovremmo chiedere secondo quale normativa interna si stabilisce cosa è riservato e cosa no), e la Cariddi di «busso a cuori e loro rispondono a picche».

Per esempio, se io azionista ti chiedo «di conoscere il dettaglio per Paesi di destinazione dell’export di natura militare» e tu azienda mi rimandi alla risposta data a un’altra domanda dove mi dai un riparto dei ricavi 2023 articolato in Usa, Italia, Regno Unito, resto d’Europa e resto del mondo, vuol dire che forse non parliamo la stessa lingua. Sempre nella risposta alla domanda sulla suddivisione dell’export per «tipologia di sistema d’arma esportato (controvalore, numero di pezzi esportato ecc.)», la risposta di Leonardo è articolata in elettronica e sistemi di sicurezza, velivoli ed elicotteri. Tutto espresso in percentuali, non in controvalore né numero di pezzi. Delle volte mi domando che cosa non sia chiaro nella nostra domanda.

Poi ci sono le risposte tautologiche, in stile “Comma 22”. Chiediamo informazioni aggiornate a riguardo dell’accordo di collaborazione per studi e ricerche firmato a fine aprile 2022 tra il ministero degli Esteri e la Fondazione Med-Or, promossa da Leonardo, anche in termini di scambio finanziario. La risposta sarebbe: «La collaborazione, di durata biennale, che si è appena conclusa, aveva ad oggetto la predisposizione e la cura della fondazione di analisi e studi». Cosa, oserei dire, intuibile dalla nostra stessa domanda (studi e ricerche).

La questione dell’incompatibilità di Roberto Cingolani al momento della sua nomina

Ma l’apoteosi si raggiunge con la risposta davvero kafkiana (mi perdoni lo scrittore praghese per questo accostamento a un produttore di armi) alla domanda circa la incompatibilità dell’amministratore delegato Roberto Cingolani al momento della sua nomina.

Fondazione Finanza Etica chiede all’azienda se è consapevole dell’esistenza e vigenza della L.60/1953 che vieta a chi abbia rivestito funzioni di governo di assumere cariche o funzioni di governo in società «per nomina o designazione del governo», «se non sia decorso almeno un anno dalla cessazione delle funzioni governative». Fattispecie che si attaglia appunto a Roberto Cingolani al momento della nomina lo scorso anno.

La società Leonardo si dice consapevole della legge, «benché la stessa non possa essere considerata applicabile a Leonardo SpA». E per quale motivo, di grazia? Niente, ma proprio niente, nella lettura della legge fa legittimamente pensare che essa non si applichi proprio a Leonardo. In ogni caso, la società lo afferma come una Verità assoluta e incontrovertibile.

Il ruolo di Leonardo nei programmi di costruzione di sistemi d’arma nucleare

Last but not least, il coinvolgimento di Leonardo nei programmi di costruzione di sistemi d’arma a capacità nucleare. Si tratta dei programmi ASMP-A e ASN4G, missili a medio raggio fabbricati dal consorzio MBDA France, un consorzio di cui Leonardo detiene il 25% della proprietà. Questa volta la società non nega esplicitamente di partecipare a programmi di costruzione di sistemi d’arma nucleare, come aveva fatto nel 2017. All’epoca asserì che il fatto di costruire il solo vettore (cioè il missile), mentre la testata nucleare era di fabbricazione francese, la assolveva dall’accusa.

In questo caso la società dice che, in quanto italiana, «non può essere coinvolta in programmi Special France, altrimenti identificati come French Eyes Only». Cioè programmi per i quali la divulgazione di informazioni è limitata solo ai cittadini francesi e a difesa dei quali vengono creati dei “Chinese Wall” per «tutelare la necessaria segretezza che impediscono de-facto qualsiasi contributo italiano». Però, conclude, «la partecipazione al Gruppo MBDA da parte di Leonardo SpA non implica che quest’ultima abbia influenza operativa e contezza dei progetti riservati a cui prendono parte le varie national company di MBDA».

Quindi, Leonardo fa parte di MBDA Missile Systems con il 25% (insieme a Airbus e BAE Systems) che a sua volta possiede il 100% di MBDA France, ma non decide niente su quello che fa MBDA France. Sì, e io sono Napoleone! Poi Leonardo, alla nostra richiesta circa la consapevolezza che il vettore prodotto da MBDA France debba necessariamente trasportare una testata nucleare, risponde che «trattandosi di programmi coperti dalla normativa “Special France”, Leonardo non ha visibilità di come siano organizzate le attività industriali in Francia».

Per Leonardo è arrivato il momento di gettare la maschera

Insomma concludiamo che, come minimo, Leonardo non nega più di essere in un programma che produce parti essenziali di un sistema d’arma a capacità nucleare. Solo che non lo vede (o non vuole vederlo). Ora il tema è se siano sufficienti – e soprattutto veritiere – le dichiarazioni rese dall’amministratore delegato a più soggetti, compresi gli agenti del credito bancario, che la società non è coinvolta nella costruzione di armi controverse.

Se la risposta è «no», come pensiamo noi e altri operatori finanziari meno schierati di Fondazione Finanza Etica, allora occorre che Leonardo getti la maschera. Oppure che le venga tolta, sì da mostrare il suo vero volto: una società ormai dedita esclusivamente a produrre armamenti (75% del fatturato). E che non esclude dalla propria operatività armi controverse, bandite da trattati internazionali e dall’operatività di molti istituti di credito.