Banche, la storia infinita di Basilea III: l’Europa pensa all’ennesimo rinvio
L’Unione europea sembra voler prendere altro tempo per applicare i requisiti di Basilea III, studiati per rendere più solide le banche
1 gennaio 2025. Doveva essere questa la data in cui il pacchetto con i nuovi standard internazionali per i requisiti di capitale delle banche (noto come Basilea III) sarebbe finalmente entrato in vigore nell’Unione europea. Dopo circa sette anni dalla sua stesura definitiva. Stando ad alcune indiscrezioni riportate dall’agenzia Bloomberg, tuttavia, sembra che nemmeno questa sia la volta buona. Le autorità dell’Unione, infatti, vorrebbero prendersi un altro anno di tempo, l’ennesimo. Perché temono che le banche del Vecchio Continente, dovendo rispettare criteri molto più severi e cautelativi, si trovino svantaggiate rispetto alle loro concorrenti statunitensi.
La lentissima gestazione di Basilea III
Il Comitato di Basilea, che opera in seno alla Banca dei regolamenti internazionali (BIS), nasce addirittura nel 1974. Bisogna attendere il 1988 affinché vari l’Accordo di Basilea, il primo sistema che impone alle banche dei requisiti di capitale calibrati sul rischio di credito, per assicurare che sappiano far fronte a eventuali perdite senza intaccare i depositi dei risparmiatori. Basilea II amplia e arricchisce questo primo nucleo di regole, ma invecchia in fretta: all’indomani della sua entrata in vigore, tra il 2007 e il 2008, scoppia infatti la crisi finanziaria globale.
Inizia così la lenta gestazione di Basilea III. Ci vogliono sette anni, dal 2010 al 2017, solo per la stesura del nuovo pacchetto di norme bancarie. In estrema sintesi, Basilea III fissa una lunga e complessa serie di parametri volti a far sì che le banche detengano una certa quantità di capitale regolamentare a fronte delle loro attività ponderate per il rischio (RWA, dall’inglese risk-weighted asset). RWA da determinare affidandosi a un metodo standardizzato e non più solo ai rating interni (IRB), potenzialmente arbitrari. Tra le altre cose, Basilea III ridefinisce il rischio operativo,cioè il rischio di perdite dovute a eventi esterni oppure a processi, risorse umane e sistemi interni che si rivelano inadeguati o disfunzionali.
L’Unione europea vuole prendere tempo, di nuovo
L’iter per applicare le disposizioni di Basilea III nell’Unione europea è iniziato, con la modifica della direttiva e del regolamento sui requisiti patrimoniali delle banche. E ci sono già stati due rinvii giustificati dalla difficile congiuntura della pandemia, il primo (al 2023) voluto dal Comitato di Basilea e il secondo (al 1° gennaio 2025) caldeggiato dalla Commissione europea. Quando il pacchetto sarà applicato per intero, riferisce Bloomberg, i requisiti di capitale per le banche dell’Unione aumenteranno del 9,9%. Negli Stati Uniti l’impatto potrebbe rivelarsi ancora più dirompente, ma avverrà più tardi: almeno a metà del 2025. Così come nel Regno Unito.
Proprio queste tempistiche scaglionate hanno fatto sollevare un sopracciglio a Emmanuel Macron, presidente francese ed ex banchiere. Che ad aprile, durante una conferenza alla Sorbona, ha dichiarato: «Dobbiamo rivedere le modalità di applicazione di Basilea III e Solvibilità II (la direttiva che estende i requisiti di capitale anche al settore assicurativo, ndr). Non possiamo essere l’unica zona economica al mondo ad applicarle». Salvo poi precisare di non desiderare «il ritorno a una cultura di sconsideratezza finanziaria». Secondo le fonti di Bloomberg, la Commissione europea avrebbe accolto questi timori. Ed entro l’estate potrebbe spostare in avanti di un anno l’entrata in vigore di alcuni standard sul rischio di mercato.