Banche per lo sviluppo, l’insano amore per il fossile
Il think tank E3G ha analizzato l'impatto dei finanziamenti delle 6 principali banche internazionali per lo sviluppo per il rispetto dell'Accordo di Parigi. Nessuna è promossa
Dovrebbero aiutare il mondo ad accelerare la transizione verso un’economia più sostenibile e finalmente libera dalle fonti energetiche inquinanti. Ne avrebbero anche tutte le potenzialità. Eppure le sei principali banche per lo sviluppo faticano, chi più chi meno, ad abbandonare i finanziamenti a favore delle fossili.
Le sei istituzioni analizzate
A fare le pulci sui tipi di finanziamenti concessi dalle banche per lo sviluppo è un’analisi del think tank indipendente E3G. L’organismo è impegnato a velocizzare la transizione verso un’economia a basso impatto. Lo studio, presentato questa mattina, in occasione della riunione dell’UNFCCC di Bonn (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici), prende in considerazioni sei istituzioni: l’African Development Bank (AfDB), l’Asian Development Bank (AsDB), la Banca europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS), la Banca europea per gli Investimenti (BEI), la Inter-American Development Bank (IADB) e la Banca Mondiale. Per tutte sono stati valutati i livelli di allineamento dei loro flussi finanziari con i precetti dell’Accordo di Parigi sul clima. Il giudizio si basa su 16 parametri riuniti in 4 diverse aree tematiche: governance, strategia, gestione del rischio e iniziative di trasformazione.
2 rimandati, 4 bocciati
I risultati dello studio non possono far sorridere nessuno. Solo due delle istituzioni finanziarie indagate si salvano (parzialmente) dalla stroncatura che arriva netta per le altre 4. Infatti, nonostante il recente impegno di alcune di queste banche, come la Banca mondiale, di smettere di finanziare petrolio e gas dal 2019, nessuna è pienamente allineata con gli obiettivi climatici di Parigi e molte di esse sono ancora lontane da quegli obiettivi.
Risultati contrastanti per le due banche europee
Nello studio, in particolare, viene analizzato, per ciascuna banca, il rapporto tra i finanziamenti sostenibili legati all’energia a favore dei Paesi in via di sviluppo e i finanziamenti a favore dei combustibili fossili. Risultato? Considerando tutti i parametri, la Banca Interamericana di Sviluppo risulta in cima alla classifica nel supportare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Subito dietro la Banca europea per gli investimenti, istituzione finanziaria dell’Unione europea. Ma su questo istituto pesa la recente decisione di concedere un prestito al gasdotto TAP, su cui lo stesso Parlamento Europeo ha espresso la sua preoccupazione.
Pessimo risultato globale – il peggiore di tutti – per l’altro organismo finanziario europeo (ma non legato alla Ue): la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS).
Fossili vs rinnovabili: IADB stacca tutti
Risultati globali a parte, particolarmente significativo è l’esito del confronto, effettuato dal think tank tedesco, sul rapporto tra i finanziamenti concessi dalle varie banche ai progetti per le fonti pulite rispetto a quelli per le fonti tradizionali. E in questo caso, la Banca interamericana per lo Sviluppo stacca decisamente tutte le altre. Per ogni miliardo di euro di finanziamenti alle fossili ne destina 13,9 alle rinnovabili. Buon risultato anche la Banca per lo sviluppo dell’Africa (5,3 vs 1). Per tutte le altre 4 invece, il rapporto rinnovabili vs fossili è sostanzialmente di 1 a 1. Un atteggiamento che rende impossibile centrare l’obiettivo, stabilito alla Cop21, di mantenere la temperatura globale entro i 1,5 °C.
“Negli ultimi mesi, abbiamo visto progressi negli annunci fatti, ma c’è ancora molta strada da fare”, commenta Helena Wright, Senior Policy Advisor presso E3G e autrice principale del rapporto. “Le banche di sviluppo devono agire nell’interesse pubblico e favorire il passaggio globale ad un’economia a emissioni zero. L’analisi mostra che le banche stanno già finanziando diversi progetti innovativi per aumentare gli investimenti climatici. Ma il gruppo di banche di sviluppo deve muoversi sempre più velocemente per contribuire ad evitare i peggiori impatti dei cambiamenti climatici”.